Le cause psicosociali della perdita dell’autonomia di spostamento infantile
Come sottolineano Mikkelsen et al. (2009) i genitori sono sia i principali promotori dell’autonomia sia i principali ostacolatori, nonostante siano consapevoli dei benefici che i bambini e le bambine possono ottenere (Prezza et al., 2005) sul piano fisico, mentale ed emotivo. Un esempio di questo atteggiamento è riscontrabile nell’uso eccessivo, se non esclusivo, dell’automobile che rappresenta per il genitore la giusta scelta da fare (si veda per una rassegna sul tema Mackett, 2013) a discapito dell’autonomia di spostamento dei propri figli (Gilbert et al., 2018) e dei danni che tale abitudine comporta (e.g. dipendenza dal mezzo privato; inquinamento atmosferico; incremento dell’obesità infantile). Per rendere l’idea di come questo fenomeno sia in netta crescita, tanto da far entrare nel vocabolario di uso comune il termine di genitori tassisti, secondo il report Okkio alla Salute (2018) il 62% dei bambini italiani viene accompagnato abitualmente in macchina. Il livello d’istruzione dei genitori e il loro stato socio-economico rappresentano degli indici che si correlano alle condizioni d’autonomia concessa; come osservano Schoeppe et al. (2015), più basso è il grado d’istruzione, specialmente delle madri, più è bassa l’autonomia di spostamento dei bambini e delle bambine dagli 8 agli 11 anni intorno alla propria abitazione. Sempre gli stessi autori hanno notato che i genitori meno istruiti percepiscono un tasso maggiore di criminalità e considerano il contesto più degradante e pericoloso. In Tonucci et al. (2002) e Alietti et al. (2011) l’associazione rilevata era inversa: i genitori con titolo di studio più basso (titolo di licenza media) concedevano una autonomia maggiore ai propri figli e figlie nella fascia d’età tra i 6 e gli 11 anni rispetto ai genitori con livello di studio più alto (diploma superiore o laurea). In aggiunta: la distanza dalla destinazione, le caratteristiche dell’ambiente costruito, il design delle strade, le affordance del quartiere, il tasso di urbanizzazione delle città. Si è visto che le brevi distanze da casa a scuola, nel raggio di 1.1 km, permettono di essere raggiunte in autonomia e favoriscono forme attive di movimento (Lopes et al., 2018). Sempre nello stesso studio, Lopes et al. (2018) hanno osservato che, nella classificazione delle affordance, distinte in quattro categorie (sociali, funzionali, di piacere ed emotive), quelle sociali raggiungono la percentuale più alta nella valutazione della scelta, 35.4% (all’interno di questa categoria “stare con gli amici” arriva al 20.1 %) seguita da quelle del piacere, funzionali ed emotive. Interessante anche la ricerca di Sharmin et al. (2020), nella quale si riscontra che i luoghi in cui sono presenti parchi, negozi e anche abitazioni di amici e amiche hanno un’influenza positiva sui percorsi scelti liberamente dai/lle bambini/e e dagli/lle adolescenti (fascia d’età 10-14 anni); invece gli aspetti topologici (come le distanze) impattano sui percorsi scelti per le destinazioni imposte (tipo l’andare a scuola). Fuori dal contesto di studi che prendono in esame i fattori ambientali, alcuni ricercatori come Timperio et al. (2008), Christian et al. (2016) e Underwood (2012) hanno messo in risalto quanto sia efficace avere un animale domestico, nello specifico un cane, nella promozione dell’autonomia, perché dà un senso di protezione maggiore che va a influenzare positivamente i genitori (specialmente nei confronti delle figlie). I benefici di avere un cane si riscontrano anche sul piano fisico, infatti aumenta il livello di attività fisica quotidiana e la possibilità di esplorare maggiormente e liberamente il quartiere.
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