Abbastanza equo? Il paradosso della disuguaglianza, la consapevolezza della disuguaglianza e la giustificazione del sistema

Autori/autrici: Carmen Cervone & Andrea Scatolon. Traduzione di Federica Spaccatini & Ilaria Giovannelli

Articolo originale: Fair Enough? The Inequality Paradox, Inequality Awareness, and System Justification

Link all'articolo originale: https://www.in-mind.org/article/fair-enough-the-inequality-paradox-inequ...

“Un ritratto della società: alcune persone sono ricche, altre sono povere ed è così che stanno le cose. Dopo tutto, le persone ricche hanno lavorato duramente per arrivare dove sono, e ogni persona con la giusta mentalità può fare lo stesso. Le persone povere, invece, non sono state capaci di gestire i propri soldi”. Apparentemente questo discorso non sembra fare una piega, poi però scopriamo che 26 persone possiedono esattamente la metà della ricchezza della popolazione mondiale. Siamo ancora convinti e convinte che il ragionamento iniziale funzioni? In questo articolo, vedremo come le persone percepiscono la diseguaglianza economica, come la razionalizzato e perché tendono a non fare nulla per contrastarla.

In un momento storico in cui le ideologie conservatrici acquistano consensi e le diseguaglianze sociali sono in aumento, anche la diseguaglianza economica cresce drammaticamente (Luttig, 2013). Attualmente la diseguaglianza ha raggiunto il suo picco più alto degli ultimi 40 anni (OECD, 2015). Basta pensare al fatto che dal 2015, l’1% della popolazione mondale possiede più ricchezza del restante 99% (Suisse, 2016). Le disparità economiche sono pervasive e danneggiano sia gli individui sia la società con questioni e problemi che spaziano dalla minore solidarietà e felicità (Alesina et al., 2004; Paskov & Dewilde, 2012), all’aumento del numero degli omicidi e degli episodi di violenza (Elgar & Aitken, 2010), fino alla perdita della biodiversità (Mikkelson et al., 2007). Infatti, i paesi con un livello più elevato di uguaglianza hanno punteggi più alti su molteplici indicatori di benessere, come la salute fisica e mentale, o le relazioni sociali (Wilkinson & Pickett, 2010).

Tuttavia, le ricerche hanno mostrato come una maggiore disuguaglianza non sia associata a una crescente domanda di ridistribuzione della ricchezza (Jost, 2017), anche se, come emerso dagli studi scientifici, una maggiore uguaglianza sarebbe un vantaggio per chiunque, indipendentemente dallo stato individuale o dalla ricchezza del paese (Wilkinson & Pickett, 2010). Di fronte a questo quadro, viene spontaneo chiedersi perché non ci sia una mobilitazione collettiva verso una maggiore uguaglianza, così come avviene per altre questioni, come ad esempio per il cambiamento climatico o la parità dei diritti.

La disuguaglianza come ideale

La risposta alla domanda sul perché non sempre le persone scelgano di mobilitarsi per raggiungere una maggiore uguaglianza non è né facile né certa. Per quanto sorprendente, una possibile risposta potrebbe contemplare il fatto che gli individui desiderino effettivamente la disuguaglianza. Ai partecipanti di uno studio condotto in America sono stati mostrati tre grafici a torta che descrivevano la distribuzione della ricchezza di ipotetici paesi: il primo grafico rappresentava una situazione di totale/elevata uguaglianza, il secondo di moderata disuguaglianza (come la Svezia) e il terzo di completa/elevata diseguaglianza (come gli Stati Uniti). Di fronte alla domanda in quale nazione avrebbero scelto di vivere, la maggior parte delle persone che ha preso parte alla ricerca ha indicato la seconda opzione, cioè quella con livelli moderati di disuguaglianza, esprimendo, così, il loro desiderio a vivere in un contesto caratterizzato da una certa dose di disparità tra gli individui. Inoltre, nel descrivere il loro mondo ideale, i partecipanti hanno indicato che avrebbero voluto che il quintile più ricco degli Stati Uniti possedesse circa il 32% della ricchezza totale, ossia più di tre volte la ricchezza che avrebbero desiderato invece per il quintile più povero (Norton & Ariely, 2011). Quindi, anche quando ai partecipanti veniva chiesto di immaginare un mondo ideale, desideravano una stratificazione sociale in cui le classi più ricche stavano in alto e le classi più povere in basso.

Diverse altre ricerche scientifiche hanno fornito risultati simili (Franks & Scherr, 2019; Norton et al., 2014; Norton & Ariely, 2013): le persone vogliono la “disuguaglianza” (Norton, 2014), cioè una società che sia meno disuguale della realtà, ma comunque strutturata gerarchicamente. Questo desiderio non riguarda solo la distribuzione del reddito, ma anche la ricchezza e il divario retributivo tra coloro che occupano posizioni dirigenziali e, ad esempio, gli operai e le operaie. A tal proposito, i partecipanti coinvolti in una serie di studi hanno dichiarato di desiderare un rapporto 7 a 1, ossia per ogni 1.000 dollari guadagnati da un/a operaio/a, un/a dirigente ne dovrebbe idealmente guadagnare 7.000 (Kiatpongsan & Norton, 2014; Norton, 2014).

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