Abbastanza equo? Il paradosso della disuguaglianza, la consapevolezza della disuguaglianza e la giustificazione del sistema
Gli stereotipi sono un esempio di legittimazione del sistema. Secondo il Modello del Contenuto dello Stereotipo, gli stereotipi sui gruppi sociali si formano sulla base di due dimensioni, il calore e la competenza, solitamente raggruppati in modo tale che a una bassa attribuzione di calore corrisponda un’elevata attribuzione di competenza, e viceversa (Fiske et al., 2002). Mentre le persone povere vengono generalmente considerate come dotate di elevato calore ma incompetenti, per le persone ricche di solito è vero il contrario. Ciò determina un doppio processo in cui il bersaglio dello stereotipo viene allo stesso tempo denigrato e valorizzato come compensazione: a titolo di esempio possono aiutarci i luoghi comuni come “povero ma felice” o “ricco ma freddo” (Durante et al., 2017).
Stereotipizzare lungo le dimensioni del calore (basso-alto) e della competenza (bassa-alta) è funzionale alla giustificazione del sistema poiché permette di rafforzare l'idea che sia le persone ricche sia le persone povere meritino la posizione che occupano nella gerarchia sociale. In modo specifico, mentre le persone con uno status elevato (e in particolare i professionisti affidabili, come i medici) vengono considerate meritevoli di ricchezza sulla base della loro maggiore competenza, questo non accade per le persone con un basso status (come i senzatetto) che, al contrario, vengono definite inaffidabili e pigre, oppure come degne di fiducia e meritevoli di aiuto e pietà ma non di ricchezza a causa della loro minore competenza (come le persone con disabilità) (Durante & Fiske, 2017). In linea con quanto appena riportato, le ricerche hanno mostrato che l'uso di stereotipi ambivalenti è più comune nei paesi con una maggiore disuguaglianza di reddito (Durante et al., 2013); ciò suggerisce che i cittadini e le cittadine di paesi con un livello maggiore di diseguaglianza potrebbero sentire un maggiore bisogno di stereotipare individui ricchi e poveri.
La motivazione che porta a credere che la società sia giusta è universale e, come tale, è comune sia tra gli individui di alto sia di basso status - infatti, la legittimazione del sistema è spesso più forte tra le minoranze (Jost et al., 2004), coerentemente con quanto affermato sul lavoro classe. Tuttavia, le persone ricche e le persone povere possono giustificare il sistema in modi diversi.
Nelle società occidentali, per esempio, è più probabile che le persone di rango sociale più elevato legittimino il sistema facendo attribuzioni disposizionali per le disparità economiche. Questo significa che le persone di alto status tendono più probabilmente a pensare che ricchezza, povertà e disuguaglianza siano causate da caratteristiche individuali (come il duro lavoro, la pigrizia o lo sforzo) o da caratteristiche innate o biologiche (Kraus & Keltner, 2013). Allo stesso modo, queste persone credono che la loro posizione nella società sia dovuta al merito personale e che ciò che hanno ottenuto gli è dovuto, cioè pensano di meritare più degli altri (Piff, 2014). Ciò accade anche quando lo status manipolato sperimentalmente durante gli esperimenti scientifici. In uno studio, a degli studenti universitari è stato chiesto di giocare con una versione truccata del Monopoli in cui, attraverso il lancio di una moneta, veniva stabilito se i partecipanti sarebbero stati ricchi o poveri. Ai giocatori ricchi spettavano alcuni vantaggi: ricevevano più soldi per cominciare, lanciavano i dadi due volte e venivano dati loro più soldi quando superavano il “via”. Anche se l'ingiustizia della situazione era ovvia, durante il gioco i giocatori ricchi erano più pressanti, mostravano maggiori manifestazioni di dominio, potere e successo (sia verbali sia non verbali), erano più insensibili verso l'altro giocatore e, cosa più importante, riferivano che la loro vittoria era frutto del loro sforzo e delle loro azioni durante il gioco (Piff, 2013). La convinzione che le situazioni siano il risultato delle proprie azioni, piuttosto che determinate dal contesto o dalla fortuna, sembra correlata al più alto senso di controllo personale che le persone provano nelle loro vite (Kraus et al., 2009). Nei paesi non occidentali, tuttavia, la situazione appare invertita: gli studenti universitari etiopi, ad esempio, fanno attribuzioni più situazionali quando i loro genitori hanno redditi più elevati, forse a causa della natura collettivista della società alla quale appartengono (Bullock et al., 2003). Inoltre, confrontando le isole dell'India occidentale, è stato riscontrato che gli adolescenti delle Barbados (più ricchi) forniscono più attribuzioni situazionali rispetto agli adolescenti dominicani (più poveri), in parte a causa delle informazioni dei media a cui hanno accesso (Wollie, 2009). Confrontando gli studenti musulmani e cristiani in Libano, invece, è emerso che le persone musulmane di status socioeconomico più elevato hanno fornito attribuzioni più strutturali rispetto alle persone musulmane di più basso status, ma lo stesso non è accaduto con le persone cristiane (Payne & Furnham, 1985). Questi risultati suggeriscono che nelle società non occidentali, le convinzioni meritocratiche possono svolgere una funzione di legittimazione del sistema per le classi inferiori, piuttosto che per le classi superiori. Indipendentemente dallo status sociale, tuttavia, gli individui che credono che la ricchezza sia il risultato di uno sforzo e la povertà derivi dalla pigrizia (cioè le persone che fanno attribuzioni disposizionali), mostrano un minore sostegno alla redistribuzione (Nasser & Abouchedid, 2001; Rodriguez-Bailòn et al., 2017) e in particolare alle politiche di welfare. Questa tendenza probabilmente deriva dalla necessità ancestrale di scoprire le persone che tendono a imbrogliare negli scambi sociali su piccola scala (Petersen et al., 2013).
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