Bambini e bambine davanti a uno schermo: qual è l’impatto della tecnologia sul loro sviluppo?

Se con il termine Antropocene si intende la nuova era geologica fortemente condizionata dall’attività umana (Crutzen, 2005), con il termine Era digitale o Era dell’informazione (Helvey, 1971) si intende l’attuale fase storica influenzata dalla produzione e commercializzazione di sistemi di navigazione e strumenti di comunicazione come, ad esempio, i telefoni cellulari che, ad oggi, sono posseduti e utilizzati dal 68% della popolazione mondiale (We are social, 2023). I cambiamenti apportati dalla rivoluzione digitale hanno modificato non solo il mondo dell’informazione, i bisogni dei/lle consumatori/trici e le abitudini delle persone, ma anche aggiornato il vocabolario delle definizioni generazionali in base al periodo tecnologico in cui gli individui nascono e vivono. A questo proposito, nel 2001 Prensky ha coniato l’espressione “nativi digitali” riferendosi a coloro che sono nati e cresciuti a stretto contatto con le nuove tecnologie tanto da considerarle un elemento naturale e familiare del loro vissuto. Ma quante generazioni di nativi digitali sono state classificate fino a oggi? La “Generazione Z”, cioè i nati tra la metà degli anni 90 e i primi anni 2010 e la “Generazione Alpha” cioè le persone nate tra il 2010 e il 2024. È bene sottolineare che a partire dal 2007, cioè con l’avvento sul mercato dell’iphone, la diffusione e l’uso dei device “touch” sono diventati predominanti tanto da portare a identificare i nati a partire dal 2007 come la “Generazione Touch” detta anche “Screen generation”. Ciò che contraddistingue queste generazioni dalle precedenti, è l’ambiente di tecnologia avanzata con cui le persone che ne fanno parte interagiscono fin dai primi anni di vita. Questo ha fatto sì che le capacità d’uso dei digital device (si veda glossario) si è potenziata persino nei bambini e nelle bambine di età prescolare, principalmente perché sono i loro stessi genitori a usarli quando sono presenti e a farglieli utilizzare. Non di rado, infatti, i digital device sono usati dai genitori per occupare il tempo dei/lle figli/e trasformandoli così in vere e proprie babysitter del nuovo millennio (Viola & Lucantoni, 2022) che, come rilevato dalla Società Italiana di Pediatria (SIP, 2018), sono funzionali a calmare e distrare i bambini e le bambine come fossero dei “ciucci emotivi”. Tale tendenza d’uso emerge anche da una ricerca condotta da Genta (2021), nella quale il 30% dei genitori intervistati dichiara di utilizzare gli strumenti digitali con questo scopo, nonostante questo possa portare i/le più piccoli/e a isolarsi dalla realtà e a instaurare un attaccamento emotivo con il dispositivo. La frequenza di utilizzo da parte dei bambini e delle bambine dipende anche dal fatto che la loro fruizione è operazionalmente semplice. Infatti, per interagire ad esempio con i touchscreen non è richiesta nessuna competenza di base e nessun apprendimento pregresso (Kopecký & Hejsek, 2015), l’unica esperienza richiesta è quella del toccare. I/le bambini/e toccano e saggiano istintivamente gli schermi pensando che gli oggetti esposti facciano parte della realtà (Dini & Ferlino, 2016). Ma quanti bambini e bambine possiedono un cellulare o digital device? In Italia, l’80% dei bambini e delle bambine dai 3 ai 5 anni sa interagire con lo smartphone dei propri genitori (Genta, 2021) e l’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del COVID-19 ha fatto registrare un aumento d’uso personale dei cellulari. Prima della pandemia avevano un cellulare il 9,2% dei bambini e delle bambine da 1 a 5 anni, ora lo possiede il 14,5% (Picca et al., 2021). Sempre secondo Picca et al. (2021) il 58,4% dei bambini e delle bambine (tra i 6 e i 10 anni) possiede un device, percentuale più alta (23,5%) rispetto al periodo del primo lockdown (Marzo-Maggio 2020). A partire dal mese di Marzo 2020, per fronteggiare la pandemia da COVID-19, in Italia, come in altri Paesi coinvolti, sono state messe in atto delle misure restrittive e di contenimento, che hanno avuto ripercussioni importanti sulla vita dei singoli individui e sulla collettività (Renzi & Saioni, 2021). Durante il periodo del primo lockdown, infatti, si è riscontrato un aumento dell’utilizzo della tecnologia, dei social network e dei giochi online da parte dei bambini e delle bambine e dei ragazzi e delle ragazze (Idoiaga et al., 2020; Telefono Azzurro e Doxa, 2020). Inoltre, da una ricerca condotta in Italia dall’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISTC-CNR), nel periodo aprile-maggio 2020 in un campione di bambini e bambine di 8-14 anni sono emerse delle differenze di genere rispetto all’uso dei digital device: le femmine hanno realizzato più videochiamate agli amici/alle amiche (73% contro 58%) e hanno trascorso più tempo sui social (38,1% contro 17,9) rispetto ai maschi, questi ultimi, invece, hanno giocato di più ai videogiochi rispetto alle femmine (76,6% contro 52,8%) (Renzi & Saioni, 2021). Per quanto concerne il tempo di utilizzo, in un’indagine statunitense condotta dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC, 2018), è stato rilevato che i bambini e le bambine tra gli 8 e i 10 anni passano una media di 6 ore settimanali sugli schermi, che diventano 9 nella fascia 11-14 anni (senza considerare l’uso che ne fanno anche a scuola). In aggiunta, secondo quanto riportato da un altro studio statunitense di Rideout e Robb (2020), nel 98% delle case in cui vive un bambino (0-8 anni) è presente un digital device - percentuale aumentata rispetto al 2013 (75%) -, il 73% di/lle bambini/e (0-8 anni) guarda uno schermo fin dai primi anni di vita e il 48% possiede personalmente un digital device (dato che era al 12% nel 2013).

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