La comunicazione non verbale. Caratteristiche e funzioni
L'uso del comportamento non verbale per trasmettere l'identificazione del gruppo è stato chiaramente spiegato nella teoria di accomodamento della comunicazione (CAT, Giles & Ogay 2006). Gli individui coordinano il loro comportamento non verbale con i membri del proprio gruppo di appartenenza (in-group) convergendo verso il loro stile; gli individui tendono invece a divergere dai membri di altri gruppi (out-goup) per comunicare la loro distinzione e il desiderio di autonomia da essi. Pertanto, il comportamento non verbale è fondamentale per comunicare l'appartenenza al gruppo (identità sociale), ma esso è anche un aspetto importante dell'attivazione dell'identità individuale; è usato per controllare le informazioni sul sé (presentazione di sé) e per gestire le impressioni (Goffman 1959). L'attrattività è un'impressione che è vantaggiosa in molte situazioni. Anche se l’apparenza esteriore (fisico, vestiti, caratteristiche del viso) è un aspetto di attrattività, la comunicazione corporea come l'espressività non verbale, la vicinanza, il coinvolgimento e il calore vocale (voce bassa e calda) sono tutti atti ad aumentare l'attrattività (DePaulo, 1992). La teoria delle violazioni delle aspettative (Burgoon, 1983) afferma che le violazioni delle aspettative spaziali (ad esempio, avvicinarsi molto o toccare un’altra persona pur non avendo un rapporto d’intimità con essa) possono essere considerate vantaggiose o positive, ma solo da parte di interlocutori attraenti o di alto status. Ciò si verifica perché il significato di tali violazioni è ambiguo e per attribuire significato alla violazione, vengono impiegate informazioni sulla natura gratificante dell’interlocutore. Inoltre, i segni del corpo possono essere utilizzati per trasmettere impressioni non solo ai partner di interazione ma ad altre persone che osservano l’interazione. I segni di legame, come tenersi per mano, sono spesso utilizzati per comunicare informazioni sul rapporto con gli altri nel contesto (Afifi & Johnson, 1999).
Gestione dell’interazione
È la nostra capacità di coordinare le nostre azioni con quelle degli altri che rende possibile l'interazione sociale e comunicativa (Cappella, 1987). Questo è realizzato in gran parte attraverso comportamenti non verbali. Processi come indicare che uno è pronto ad interagire o segnalare il riconoscimento di un altro da una distanza sono raggiunti in gran parte attraverso l'orientamento del corpo, lo sguardo e il gesto (Bavelas, 1990; Kendon, 2004; Robinson, 1998). Questo si attua sia nei contesti in cui gli individui si stanno avvicinando da una certa distanza per il saluto sia in situazioni in cui gli individui stanno per iniziare una conversazione. Inoltre, una volta che l'interazione comunicativa comincia, il turn-taking è regolato attraverso una serie di segnali corporei tra cui la velocità vocale e i picchi della voce, lo sguardo e il gesto, la postura e i movimenti del corpo. I parlanti usano una varietà di comportamenti non verbali, come l’allontanamento dello sguardo dall'ascoltatore, le pause vocalizzate e la continuazione di un gesto, per mantenere il possesso del turno nella conversazione (Cappella, 2006; Kendon, 1990). Allo stesso modo, gli ascoltatori spesso richiedono un turno con segnali non verbali come sguardo diretto ai parlanti, cenni del capo, postura in avanti, cambiamenti di posizione, vocalizzazioni. La gestione non verbale della turnazione è importante perché consente ai dialoganti di mantenere la continuità verbale della conversazione senza dover fermarsi ed esplicitare verbalmente di chi è il turno di parola.
La gestione dell’interazione riguarda anche altri aspetti non legati alla turnazione conversazionale. Gli interagenti influenzano il comportamento non verbale dei propri interlocutori: spesso i parlanti assumono posture speculari tra di loro o adottano ritmi e cadenze simili nel discorso, movimenti sincronizzati. Questo coordinamento (sincronia interazionale) sembra emergere spontaneamente ed è sintomo di una interazione positiva tra gli interagenti (Kendon, 1970). Tale adattamento non verbale può essere sia convergente che divergente, ciò è influenzato dalle disposizioni e aspettative degli interagenti: convergenza e divergenza sono altamente comunicative e vengono utilizzate per influenzare il comportamento degli altri (Burgoon, Stern, & Dillman, 1995). Ad esempio, un individuo che desidera alti livelli di coinvolgimento in una interazione sarà probabilmente divergente da un partner che invece ha mostrato un basso coinvolgimento. La divergenza fornisce un modo per comunicare i livelli desiderati di coinvolgimento e può influenzare il comportamento di un interlocutore. Inoltre, i processi di adattamento influenzano non solo l'andamento delle interazioni, ma anche la percezione degli interagenti e le dimensioni relazionali della loro interazione.
Comunicazione relazionale
I processi di adattamento sono dunque essenziali anche per comprendere lo scambio di messaggi non verbali. Essi riflettono il tipo di relazione che intercorre tra gli interagenti. Anolli (2002) sostiene che i comportamenti non verbali qualificano l’interazione, influenzando la percezione che i partecipanti sviluppano del tipo di relazione in atto. L’autore propone una sorta di “educazione al non verbale”, finalizzata a migliorare le capacità di gestione delle relazioni sociali tra le persone.
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