La comunicazione non verbale. Caratteristiche e funzioni
Un altro canale difficilmente controllabile, che quindi può rivelare meglio le emozioni, è la voce. Segnali ben visibili di uno stato di nervosismo sono, ad esempio, i tremolii della voce e l’abbassamento del tono; l’imbarazzo è contrassegnato da un rallentamento nella pronuncia degli enunciati, pause più frequenti e più lunghe tra una locuzione e l’altra, diminuzione del tono e del volume della voce. La postura, invece, data la funzione di tenere il corpo attraverso la tensione dei muscoli di busto e schiena, indicherebbe l’intensità delle emozioni provate (Ekman & Friesen, 1969) più che il tipo di emozione.
Le emozioni più comuni, comunque, sono espresse dall’intero complesso dei segnali non verbali.
Nella CNV, l'accento è focalizzato più sull'espressione che sull'esperienza dell'emozione, anche se il legame tra i due è di grande interesse. Secondo una prospettiva universalistica (ispirata da Darwin, 1872), un numero limitato di espressioni adattative di emozioni di base, come la felicità, la tristezza, la rabbia, la paura, il disgusto e la sorpresa, si sono evolute fino a diventare innate all'interno della specie umana (i segnali biologici di cui si è parlato prima), e sono dunque espresse e riconosciute allo stesso modo in diverse culture.
Secondo una prospettiva neuroculturale, le espressioni innate di emozioni di base possono essere nascoste, inibite o modificate da “regole di esposizione”, su base culturale, che controllano come l'emozione deve essere comunicata in una data cultura (Ekman 1972; Ekman, Sorenson, & Friesen 1969). Le espressioni emozionali sono così intese come una combinazione di segnali biologici e sociali, con espressioni innate, ma modificate dalle regole sociali, che variano da cultura a cultura e da emozione a emozione. Ad esempio, i giapponesi nascondono più di altri popoli le emozioni di rabbia, a causa di regole culturali collettiviste legate alla cortesia e all'importanza dell'armonia di gruppo. Secondo le stesse regole, hanno la tendenza a esprimere sorrisi quando invece provano sentimenti di paura o imbarazzo. Eppure, proprio nell’espressione delle emozioni, le persone provenienti da diverse culture decodificano le espressioni facciali delle emozioni di base in modo simile, anche se è più probabile decodificare esattamente le espressioni facciali quando si sta osservando qualcuno dalla propria cultura (Elfenbein & Ambady 2002; 2003).
Secondo una prospettiva di ecologia comportamentale (Fridlund e Duchaine 1996), piuttosto che modificare l'espressione emotiva innata applicando regole di esposizione, le persone mostrano emozioni coerenti con le loro motivazioni e intenzioni sociali. Così, le persone potrebbero inibire espressioni di rabbia perché vogliono mantenere un rapporto positivo con qualcuno; oppure mostrano un sorriso (ad esempio al proprio capo!) per comunicare di essere ben disposti verso l’altro, nonostante si possano provare sentimenti interni opposti. Secondo la prospettiva di ecologia comportamentale, l'espressione risultante non rifletterà che qualcuno nasconde la rabbia, ma piuttosto che qualcuno vuole essere percepito positivamente da un partner relazionale. Questa prospettiva si allinea con il concetto di segnali sociali di Buck (1988) che riflettono espressioni intenzionalmente formulate, piuttosto che letture espressive di esperienze interne. In questo caso le regole di esposizione sono controllate dalla situazione e dal contesto sociale più che dalla cultura.
Identificazione e presentazione di sé
Cosa è un individuo all'interno di un'interazione – il suo ruolo, la posizione o addirittura la personalità - viene comunemente comunicato attraverso canali non verbali. Anche se potrebbero esserci ruoli ben definiti e specifici per i partecipanti in un'interazione (ad esempio, il ruolo dell'insegnante e dello studente può essere chiaro in classe), l'attuazione (interpretazione) del ruolo o il suo significato viene trasmessa non verbalmente. Quando si parla di funzione di identificazione per la comunicazione corporea, l'accento è in genere sulle identità di gruppo e sui modi in cui gli individui segnalano la loro appartenenza a (o distanza da) gruppi sociali particolari (Argyle, 1992). Ad esempio, le differenze di genere nei movimenti del corpo, nelle posizioni e nelle espressioni facciali comunicano le aspettative nell'interazione, soprattutto dove è resa saliente l’appartenenza di genere (es. corteggiamento, relazione intima, ecc.). Le differenze di genere sembrano essere legate centralmente all'interazione sociale (Hall 2006). Gli uomini e le donne non si differenziano ad esempio, se sorridono quando sono soli, ma le donne sorridono più degli uomini durante l'interazione sociale. Inoltre, questa differenza di comunicazione è accentuata nelle interazioni tra persone dello stesso sesso e quando le persone sono consapevoli di essere osservate.
Autore/i dell'articolo
Newsletter
Keep me updated about new In-Mind articles, blog entries and more.