Cuore o testa? Uno sguardo alle differenze nella sensibilità alle informazioni affettive e cognitive
Immagina di dover scegliere se vedere al cinema un film pieno di suspense in grado di tenerti incollato alla sedia o un documentario storico. La scelta che farai rispecchia, probabilmente, la tua preferenza nel seguire il cuore o lasciarti guidare dalla testa. In questo articolo vedremo come le informazioni affettive e cognitive su ciò che ci circonda non hanno la stessa importanza per tutti, ma dipendono dall’orientamento personale di ciascuno di noi e dirigono in maniera differenziale le nostre scelte in ogni ambito di vita.
Le componenti affettive e cognitive degli atteggiamenti
Ricordi il tuo primo appuntamento? Sicuramente con il tuo partner avrete parlato di ciò che vi piaceva e di ciò che detestavate. Potreste aver espresso il vostro amore per la musica rock o aver manifestato sentimenti misti verso l’ultimo film di Meryl Streep. In tutti questi casi, stavate esprimendo i vostri atteggiamenti (si veda Glossario), ovvero delle valutazioni (in termini di piacevolezza vs spiacevolezza) verso un particolare oggetto, una persona o una questione sociale (Eagly & Chaiken, 1993; Fazio, 1995; Zanna & Rempel, 1988). I nostri atteggiamenti sono in grado di influenzare il modo in cui vediamo il mondo, cosa pensiamo e cosa facciamo e per questo motivo sono considerati uno dei costrutti centrali della psicologia sociale.
Gli psicologi sociali si sono a lungo interrogati sulle diverse fonti attraverso le quali formiamo la nostra valutazione di ciò che ci circonda. Secondo la prospettiva multi-componenziale degli atteggiamenti, queste valutazioni derivano da tre principali fonti di informazione: le informazioni affettive, le informazioni cognitive e le informazioni comportamentali (Cacioppo, Petty, & Geen, 1989; Insko & Schopler, 1967; Rosenberg & Hovland, 1960; Zajonc & Markus, 1982; Zanna & Rempel, 1988; si veda Glossario). Tali tre diversi tipi di informazioni fanno sì che le valutazioni riguardanti un certo oggetto possono essere sia risposte affettive, sia risposte cognitive, sia risposte comportamentali. Il termine informazione affettiva si riferisce ai sentimenti e alle emozioni che le persone associano all’oggetto di atteggiamento. Ad esempio, possiamo sentirci inteneriti di fronte all’immagine di un neonato oppure felici pensando al prossimo viaggio in barca a vela. Questi sentimenti possono riflettere una specifica esperienza o essere il risultato di esperienze ripetute e generalizzate con l’oggetto: può rendermi felice solo uno specifico e nuovo tipo di cioccolato oppure la mia felicità verso la cioccolata può derivare da ripetute esperienze con essa (Foto 1). Con il termine informazioni cognitive si definiscono, invece, le credenze che le persone formano sull’oggetto di atteggiamento, ossia le associazioni tra l’oggetto e le proprietà che attribuiamo a esso (Fishbein & Ajzen, 1974). Ad esempio, sapere che la cioccolata fa ingrassare rappresenta una nostra cognizione verso di essa. Le nostre cognizioni su un oggetto possono essere concrete (l’immagine di Nelson Mandela imprigionato) o più astratte (pensare che Nelson Mandela abbia avuto un grande carisma). Una terza componente degli atteggiamenti è costituita dalle informazioni comportamentali, ossia dall’insieme dei comportamenti passati o dalle esperienze con l’oggetto di atteggiamento. Ad esempio, una persona può intuire di avere un atteggiamento negativo verso i sistemi di allevamento dei bovini perché ricorda che una volta ha firmato una petizione contro l’uso di antibiotici nell’allevamento del bestiame da macello. L’idea che si possa inferire il proprio atteggiamento dal comportamento trova fondamento nella teoria dell’autopercezione di Daryl Bem (1972), il quale sosteneva che il comportamento ci viene in aiuto quando non abbiamo accesso agli stati interni. Le informazioni comportamentali includono anche le intenzioni di agire che non sempre si traducono in un comportamento esplicito. Ad esempio, alcuni fumatori manifestano l’intenzione di smettere di fumare senza, tuttavia, mai riuscirci perché possono subentrare ostacoli che impediscono la realizzazione del cambiamento desiderato.
Anche se molti atteggiamenti si formano attraverso un insieme misto di informazioni affettive, cognitive e comportamentali, alcuni atteggiamenti possono formarsi basandosi principalmente o esclusivamente su una sola classe di informazioni; pertanto, alcuni atteggiamenti derivano principalmente delle reazioni affettive, mentre altri dalle credenze circa l’oggetto di atteggiamento o dalle risposte comportamentali. La maggior parte della ricerca sulla formazione degli atteggiamenti si è concentrata sul ruolo delle risposte affettive e delle cognizioni, dando meno importanza al ruolo delle risposte comportamentali (Breckler & Wiggins, 1989; Huskinson & Haddock, 2004; Zanna & Rempel, 1988). Crites, Fabrigar, e Petty (1994), ad esempio, hanno mostrato che gli atteggiamenti verso i serpenti e la matematica sono prevalentemente basati su una componente affettiva, mentre gli atteggiamenti verso la pena di morte sono basati maggiormente sulle credenze personali circa il suo utilizzo.
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