La comunicazione non verbale. Caratteristiche e funzioni
Anche se i codici sono in linea di principio separabili, ognuno con le proprie caratteristiche strutturali distintive, essi sono compresi come parte di un sistema di comunicazione molto interdipendente, completo di forme di espressione ridondanti e sostituibili, tutte a servizio di funzioni di comunicazione specifiche. Anche se sono fortemente interconnesse con il flusso verbale, possono in modo autonomo eseguire importanti funzioni di comunicazione, indipendentemente da qualsiasi parola pronunciata. È pertanto utile conoscere in cosa comunicazione verbale e non verbale sono uguali o diversi.
Comunicazione non verbale e comunicazione verbale
Molte funzioni del messaggio aiutano a distinguere i messaggi non verbali dai messaggi verbali (cfr., Burgoon 1985). Uno di questi è il grado in cui un messaggio è simbolico rispetto a iconico o intrinseco. Quando i messaggi sono simbolici, il rapporto tra il referente (la parola o il comportamento) e ciò a cui questo si riferisce è ti tipo arbitrario, come avviene nella maggior parte delle parole. La parola “grande”, “big” (inglese), “ビッグ” (giapponese) e “gross” (tedesco) sono diverse rappresentazioni simboliche dello stesso attributo e sono capite solo da persone che hanno imparato queste lingue. Tuttavia, se una persona usa le sue mani per mostrare quanto è grande (l’oggetto di cui si parla), le persone provenienti dall’Italia, dagli Stati Uniti, dal Giappone e dalla Germania possono tutti capire il significato di questo gesto. Questo perché questi sono gesti iconici: assomigliano (almeno in una certa misura) a ciò che stanno rappresentando. Anche i gesti che sono diventati simbolici (come le parole) all'interno delle culture spesso hanno radici iconiche. Ad esempio, il gesto OK (la punta del pollice unita a cerchio con la punta dell’indice della stessa mano) assomiglia alla lettera O. Questo gesto può essere quindi utilizzato come una parola, ed è inequivocabilmente interpretato dalle persone della stessa cultura come la parola OK. Tuttavia, questo gesto assomiglia anche al numero zero e alla moneta, che aiuta a spiegare perché significa "niente" in Francia e "denaro" in Giappone (Burgoon, Guerrero, & White, 2013). La capacità iconografica dei gesti delle mani, li rende un codice privilegiato nella comunicazione esplicita e viene utilizzato molto frequentemente in accompagnamento con la CV (McNeill, 1992; 2005).
Altre forme di CNV hanno carattere intrinseco, il che significa che mostrano uno stato interno di una persona o costituiscono un comportamento in sé (Guerrero & Farinelli 2009). La maggior parte dei comportamenti intrinseci, come sorridere, colpire (o fare i gesto di colpire) o baciare, sono compresi tra le diverse culture, così come molte delle espressioni facciali delle emozioni (Ekman, 1972).
In generale, i messaggi non verbali tendono anche ad essere più spontanei dei messaggi verbali. Alcuni comportamenti non verbali, come parlare con voce nervosa quando si fa un discorso, sono infatti particolarmente difficili da controllare. La CV, invece, richiede almeno un livello minimo di pensiero deliberato per la codifica sintattico-lessicale da effettuare. Quindi, anche se la CNV è spesso intenzionale e strategica, generalmente tende ad essere più spontanea della CV.
L’emittente del messaggio non verbale, data la natura spontanea di quest’ultimo, può essere consapevole o meno, può o meno avere intenzione di comunicare, ma il suo comportamento non verbale può comunque assumere significati indipendentemente dalla sua volontà. La CNV, infatti, può anche andare contro le reali intenzioni espresse dal “codificatore”. Per esempio, durante una lezione o un discorso pubblico, una persona dell’uditorio può mostrare, al parlante o a un altro osservatore alcune posture sedute caratteristiche della noia, che includono rilassarsi all’indietro, lasciar cadere la testa sul collo o appoggiarla a una mano e allungare le gambe, senza nessuna consapevole intenzione di comunicare il suo stato di noia (Bull, 1987); ciò nondimeno, questo può essere il messaggio che il parlante o l’oratore riceve. D’altra parte, un ascoltatore può anche tentare di sopprimere questi segnali “spia” cercando di apparire il più attento possibile e tuttavia potrebbe non riuscire a frenare uno sbadiglio “accidentale”. Al parlante, dunque, l’ascoltatore potrebbe anche comunicare di essere annoiato dal discorso, a dispetto delle sue migliori intenzioni di non esserlo e/o di non comunicarlo. La comunicazione può anche avvenire, oltre che senza intenzione, anche senza consapevolezza cosciente, nel senso che né il codificatore (l’emittente) né il decodificatore (il ricevente) hanno bisogno di essere consapevoli di identificare specifici indici non verbali attraverso i quali un particolare messaggio viene trasmesso. A rendere l’operazione ancora più complessa c’è il fatto che i messaggi non verbali tendono ad essere multimodali o multicanale, il che significa che le persone possono visualizzare e mettere in atto vari comportamenti non verbali - come sorridere mentre ci si piega con il busto in avanti, si fanno cenni con la testa e gesti delle mani - tutti allo stesso tempo. Al contrario, i messaggi verbali tendono ad essere unimodali, in quanto le persone possono dire solo una parola alla volta.
Proprio in funzione di questo aspetto di multimodalità, le finalità della CNV sono molteplici in quanto molte sono le sue caratteristiche.
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