Cyberbullismo: di cosa parliamo?
Viviamo in un'era in cui il confine tra il mondo fisico e quello digitale si fa sempre più sfumato. Ogni giorno milioni di persone si connettono, comunicano, studiano e lavorano in uno spazio che non ha muri né confini geografici: il mondo digitale. Questo nuovo panorama sociale e culturale ha riscritto le regole delle interazioni umane, portando con sé grandi opportunità ma anche numerose sfide, soprattutto per i più giovani. Tra queste, l'uso costante di strumenti digitali eleva il rischio di comportamenti dannosi per il benessere psicologico. Il cyberbullismo, ad esempio, è direttamente correlato a gravi conseguenze come sintomi di ansia e depressione (Hemphill et al., 2015), incremento dei casi di abbandono scolastico (Coelho et al., 2022) e aumentati rischi di tentativi di suicidio (Geoffroy et al., 2016), rappresentando una vera e propria emergenza sociale soprattutto nella fascia di età tra gli 11 e i 15 anni (Rapporto di Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children - HBSC Italia 2022). Negli ultimi due decenni, il concetto di cyberbullismo ha acquisito un'importanza sempre crescente, a partire dalle prime ricerche del 2000 che hanno posto le fondamenta per il suo studio. La prima definizione del fenomeno descrive il cyberbullismo come «un atto aggressivo, intenzionale, realizzato da un gruppo o da un individuo attraverso forme di comunicazione elettronica, perpetrato ripetutamente nel tempo contro una vittima che non può difendersi facilmente» (Smith et al., 2008, p. 376, traduzione personale). Questa definizione evidenzia le caratteristiche fondamentali del bullismo tradizionale, quali la ripetizione nel tempo, lo squilibrio di potere e l'intenzionalità, accanto all'uso delle nuove tecnologie come strumenti per la perpetrazione di tali aggressioni. Da quel momento, il fenomeno ha attratto un'attenzione crescente a livello globale, dando vita a un dibattito sempre più vivace, come dimostrano le 24 definizioni successive proposte (si veda la rassegna di Peter e Petermann, 2018). Numerosi autori, infatti, si sono interrogati (e ancora si interrogano) sulla continuità e discontinuità tra i due fenomeni (Scheithauer et al., 2021; si veda anche Guarini e Brighi, 2022). Da una parte molte ricerche sottolineano come il cyberbullismo rappresenti una variante del bullismo tradizionale adattata all'ambiente online (Berne et al., 2019; Campbell e Bauman, 2018). Altri autori, invece, ritengono che il fenomeno debba essere, almeno parzialmente, considerato come distinto dal bullismo tradizionale a causa della difficoltà nell'applicare gli elementi chiave del bullismo (ripetizione, squilibrio di potere ed intenzionalità) all’ambiente digitale (Corcoran et al., 2015; Kofoed e Staksrud, 2019) e alle sue caratteristiche peculiari. La prima caratteristica “unica” è infatti la mancanza di confini spazio-temporali (Tokunaga, 2010) per cui la vittima può essere bersagliata in qualsiasi momento, rendendola costantemente esposta agli attacchi. Un secondo punto importante è la possibilità del cyberbullo di celare la propria identità, facilitando così aggressioni anonime verso la vittima (Barlett et al., 2016). Un altro fattore cruciale è la mancanza di feedback visivi immediati che tendono ad aumentare il disimpegno morale, facilitando un distacco emotivo maggiore da parte dell'aggressore (Ansary, 2020). Inoltre, il settore delle tecnologie è in continua evoluzione, il che genera nuovi modi di interagire. Questo rapido sviluppo si riflette anche nei cambiamenti delle modalità di manifestazione del cyberbullismo, complicando l'applicazione di criteri operativi che, fino a pochi anni fa, potevano essere adeguati (Menin et al., 2021). In conclusione, il cyberbullismo si manifesta attraverso atti di aggressione compiuti tramite strumenti digitali come app di messaggistica, social network, chat room, forum e giochi online. Gli esempi di questo fenomeno sono molteplici e variabili: un ragazzo può inviare insulti e minacce via messaggio privato a un compagno, mentre in altri casi si può assistere alla modifica e alla diffusione di foto online a danno di un'altra persona. Un'altra forma comune di cyberbullismo è la creazione di profili falsi per impersonare un compagno o una compagna, utilizzando contenuti imbarazzanti per umiliarlo/a. Ancora, l'esclusione deliberata di un compagno dai gruppi online durante i giochi è un altro tipico comportamento di cyberbullismo. Questi pochi esempi mostrano chiaramente le diverse sfaccettature attraverso cui il cyberbullismo si manifesta, amplificati dalle tecnologie digitali. Quindi, sebbene presenti analogie con il bullismo tradizionale, è fondamentale utilizzare "nuove lenti" per comprendere, prevenire e contrastare efficacemente questa forma di aggressione.
Gli Aspetti Sociali
Il cyberbullismo, al pari del bullismo tradizionale, è un fenomeno complesso che si radica nei contesti sociali in cui si manifesta, richiedendo, per essere pienamente compreso, un'analisi del contesto più ampio (Baldry et al., 2019).
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