Cyberbullismo: di cosa parliamo?

Tradizionalmente nel bullismo sono stati identificati ruoli diversi all'interno del gruppo, come quelli degli assistenti e dei rinforzi — questi ultimi supportano o incoraggiano i bulli, spesso fondendosi nel ruolo unico del "pro-bullo" (Gini et al., 2021) , i difensori, che aiutano le vittime, e gli spettatori passivi che osservano gli eventi senza intervenire (Salmivalli et al., 1996). Questi ruoli, sebbene originari del bullismo tradizionale, sono stati osservati anche nel cyberbullismo (Menesini e Nocentini, 2009). Tuttavia, nel cyberbullismo, non solo i coetanei ma anche adulti o individui non direttamente collegati alla vittima o all'aggressore possono partecipare, estendendo il contesto sociale del fenomeno. Un "pro-bullo" nel cyberbullismo può, ad esempio, diffondere contenuti dannosi, esprimere approvazione tramite "mi piace" o inoltrare messaggi offensivi, contribuendo così a rinforzare e amplificare la portata dell'aggressione a un pubblico molto più ampio. Al contrario, i difensori possono agire segnalando l'incidente agli adulti o confortando la vittima direttamente (Pozzoli e Gini, 2020). La presenza di spettatori passivi può inibire le azioni difensive, poiché tendono a conformarsi alle reazioni della maggioranza, interpretando l'inattività come un'accettazione tacita dell'atto aggressivo, il che può portare ad imbarazzo sociale per chi decide di intervenire (Bastiaensens et al., 2015). Dato che la maggioranza degli spettatori di episodi di cyberbullismo è "silenziosa" (il 75% secondo Antoniadou, Kokkinos e Fanti, 2019), è fondamentale sensibilizzarli a diventare non più passivi ma attivi nel difendere la vittima; questo cambio di atteggiamento può trasformarli in agenti di cambiamento, riconoscendo il cyberbullismo come un fenomeno sociale e di gruppo, e spingendoli a promuovere una responsabilità collettiva per modificare le norme morali che permettono tali comportamenti aggressivi, sia online che a scuola (Machackova, 2020).

 

Fattori di Rischio e di Protezione

 
Quando si parla di fattori di rischio e di protezione é importante essere consapevoli che questi operano su più livelli: individuali, familiari, scolastici e comunitari (Baldry et al., 2015). Questi diversi strati interagiscono costantemente, influenzando la possibilità degli individui a diventare vittime o aggressori, nonché la loro capacità di rispondere efficacemente a tali minacce. Tra i fattori di rischio significativi nel coinvolgimento nel cyberbullismo, un aspetto particolarmente rilevante è l'essere già coinvolti in episodi di bullismo tradizionale (Campbell e Bauman, 2018; Olweus e Limber, 2018). A livello individuale un'altra dimensione di rischio riguarda le competenze sociali e emotive delle persone. I bambini e gli adolescenti che faticano a stabilire relazioni positive con i coetanei o che mostrano bassa empatia e scarsa autoregolazione emotiva sono spesso più vulnerabili al coinvolgimento nel cyberbullismo, sia nel ruolo di vittima, dovuto alla difficoltà nel cercare supporto e fronteggiare in maniera adattiva la situazione (Pouwels e Garandeau, 2021), sia in quello di aggressore, a causa della difficoltà nell’ empatizzare emotivamente con le vittime (Zych et al., 2019). Un terzo importantissimo fattore di rischio è l'uso frequente dei social media e di internet. I giovani che trascorrono molto tempo online possono essere più esposti a comportamenti negativi e avere maggiori opportunità di diventare sia vittime sia aggressori (Craig et al., 2020) soprattutto in mancanza di supervisione da parte degli adulti (Baldry et al., 2019). Infatti, senza una guida adeguata i ragazzi possono non riconoscere i segnali di pericolo o possono sentirsi più liberi di agire in modo inappropriato (Chen et al., 2018). Allo stesso modo un ambiente familiare conflittuale o disattento può non solo non fornire il supporto necessario per prevenire il coinvolgimento nel cyberbullismo, ma può anche involontariamente incoraggiarlo attraverso modelli di comportamento negativo (Chen et al., 2018). La scuola, come la famiglia, svolge un ruolo cruciale nel contesto del cyberbullismo. Le ricerche indicano che gli istituti scolastici privi di un ambiente positivo e di politiche efficaci contro il bullismo e il cyberbullismo tendono a osservare tassi più elevati di questi comportamenti nocivi (O’Brien, 2021). Nel nostro recente studio (Menabò et al., 2023), abbiamo analizzato come il cyberbullismo può danneggiare significativamente le relazioni degli studenti con i loro coetanei e con gli insegnanti, oltre a compromettere il loro senso di appartenenza alla scuola e il benessere generale. Abbiamo scoperto che il cyberbullismo riduce la percezione di supporto da parte degli insegnanti, porta le vittime a percepirsi isolate dai loro compagni e diminuisce il loro senso di connessione con l'ambiente scolastico, portando a conseguenze negative sul loro benessere. Questi risultati suggeriscono che le scuole non possono limitarsi a contrastare il bullismo con misure punitive, ma devono lavorare proattivamente per costruire un ambiente inclusivo, dove il sostegno emotivo e sociale degli insegnanti e dei pari sia rafforzato. I nostri dati, inoltre, sottolineano l’importanza di implementare interventi mirati a potenziare le reti sociali tra gli studenti, come programmi di peer support o tutoraggio, per mitigare gli effetti negativi del cyberbullismo. Investire in queste relazioni significa migliorare non solo il benessere delle vittime, ma anche la capacità complessiva della scuola di rispondere efficacemente ai fenomeni di cyberbullismo. 
Per quanto riguarda i fattori di protezione, questi possono mitigare il rischio di coinvolgimento nel cyberbullismo.

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