Uwe Timm: La scoperta della currywurst
La scoperta della currywurst, pubblicato nel 1993, è uscito in italiano solo nel 2020 nella piccola e meritoria collana blu di Sellerio. L’autore, Uwe Timm, di cui è da poco apparso, sempre da Sellerio, un libro autobiografico, Tutti i miei fantasmi, è uno scrittore tedesco, che dalla fine degli anni Ottanta si dedica a ricostruire tasselli della storia della Germania del dopoguerra. Timm affronta con delicatezza temi a volte duri, descrivendo la desolazione degli ultimi anni di guerra, il disastro che la società tedesca si trovò ad affrontare nel dopoguerra e il modo in cui è riuscita a superare le avversità, cercando al contempo di comprendere le cause di quanto accaduto. Lo scrittore illustra, nei racconti dei protagonisti, le infinite possibilità che la vita può offrire anche nei momenti più cupi, mostrandoci le reazioni della gente comune, le sue capacità di sopravvivenza, l’infinita e paziente resilienza di fronte alle avversità.
Nella Scoperta della currywurst Timm descrive la creazione del currywurst ad opera di Lena Brücker, proprietaria di un piccolo chiosco in un quartiere operaio di Amburgo. Leggendo scopriamo piccoli particolari deliziosi, per lo più sconosciuti a noi italiani: la polemica sulla data e il luogo di nascita della currywurst che vede la concorrenza per il primato tra Berlino e Amburgo, il nordico disprezzo per le meridionali salsicce bianche di Monaco, la creazione di un cibo “che combina quanto di più lontano con quanto di più prossimo, il curry con la wurst.” La narrazione ci descrive la difficile vita della protagonista nell’ultimo periodo della guerra, illuminata però da un incontro inaspettato, e gli aspri momenti del dopoguerra, quando la sopravvivenza era legata al baratto, la cui unità di misura erano le sigarette pregiate - le Chesterfield o le Players - esteticamente belle, facili da trasportare, con un preciso valore d’uso. Timm si sofferma su come l’invenzione per molti aspetti casuale della salsiccia dal sapore esotico abbia conosciuto un immediato successo:
“E così ebbe inizio il trionfo della currywurst che partendo dal Großneumarkt giunse ad un chiostro sulla Reeperbahn, e poi fino a Sankt Georg e dopo, soltanto dopo, con Lisa, fino a Berlino, dove Lisa aprì un chiosco sulla Kantstraße, arrivò poi a Kiel, a Colonia, a Münster, a Francoforte, ma stranamente si fermò sulle rive del Meno, oltre il quale aveva inizio il territorio della salsiccia bianca, in compenso la currywurst arrivò fino in Finlandia, in Danimarca, persino fino in Norvegia. I paesi del sud invece si dimostrarono recalcitranti, anche troppo ma qui la signora Brücker ha ragione, per la currywurst ci vuole un vento di ponente che si infila tra gli alberi e i cespugli. La sua origine ha a che fare con il grigio, il cui contrario, dal punto di vista del sapore, è il rosso marroncino. Si rivelarono recalcitranti anche i ceti sociali più alti, non la mangiano né i giovanotti che bevono Perrier né le ragazzine delle boutique, perché bisogna mangiarla in piedi, così, fra un raggio di sole e un rovescio di pioggia, insieme a un pensionato, a una ragazza un po’ di fuori, a un barbone che puzza di piscio che ti racconta tutta la sua vita, un King Lear, e così ti ritrovi ad ascoltare una storia incredibile con un sapore sulla lingua, un sapore di allora, del tempo da cui la currywurst arriva: macerie e nuovo inizio, un’anarchia dolciastra e piccante.”
La citazione ci introduce all’estetica del quotidiano, come lo stesso Timm ha definito la sua scrittura, che mira a riprodurre le “situazioni del parlato”, rendendo percepibile al lettore il “sussurro delle generazioni” e delineando la storia degli “oggetti segnati”, attraverso una tecnica di comunicazione che si richiama costantemente all’oralità per descrivere, secondo una prospettiva dal basso, un mondo intessuto di tensioni sociali e di grandi cambiamenti, in cui si muovono per lo più personaggi appartenenti ai ceti medio-bassi. Nella Scoperta della currywurst il “parlato” è reso attraverso la lunga confessione di Lena, che descrive lo spaccato di un’epoca, avvalendosi di innumerevoli digressioni che illuminano situazioni ed episodi della vita quotidiana nella Germania del dopoguerra. Il “sussurro delle generazioni” si esprime attraverso la memoria della protagonista, che racconta una vita umile, che solo la letteratura può salvare dall’oblio. L’“oggetto segnato” è ovviamente la currywurst, che evoca un’epoca intera, come la madeleine proustiana, situata in una vera e propria “archeologia del quotidiano” di cui rappresenta il punto di partenza e di approdo (Galli, 2020).
Tra gli aspetti di interesse del libro spicca, a mio parere, la descrizione della resilienza di Lena, della sua capacità di far fronte a eventi traumatici e di superarli senza venirne travolta, e soprattutto di saper riorganizzare la propria vita dopo il tremendo periodo bellico. Lena dimostra una grande capacità di autoriparazione, per così dire, che le permette di ricostruire la propria esistenza grazie all’impegno e alla fiducia nelle proprie capacità, unita a un certo gusto per le sfide. Ritroviamo in Lena tutti i fattori che in letteratura sono collegati all’espressione della resilienza: la robustezza psicologica e le sue componenti (la convinzione di poter controllare l’ambiente circostante, l’impegno, il gusto per la sfida), l’autostima e il sentimento di autoefficacia, la capacità di reprimere pensieri, emozioni, memorie spiacevoli o troppo dolorosi, la focalizzazione su emozioni positive, l’ottimismo, cioè la disposizione a cogliere il lato buono delle cose, l’apertura alle relazioni sociali (Bonanno, 2004).
Il lungo racconto di Lena pone in luce la sua capacità di ripensare il passato senza astio e rancore, ma anche di non cancellarne gli aspetti più oscuri, come mostra il ricordo della scoperta di quanto avvenuto nei campi di sterminio:
“Ma poi, il giorno dopo, Lena Brücker vide le foto. Le foto erano comparse sul giornale. Foto che le fecero passare la fame, nonostante la mattina non avesse mangiato nulla. Foto che la fecero tornare a casa come stordita, foto che la indussero a chiedersi a che cosa avesse pensato e che cosa avesse visto in tutti quegli anni, o meglio a che cosa non avesse pensato e che cosa non avesse voluto vedere.”
Bibliografia
Bonanno, G. A. (2004). Loss, trauma, and human resilience: Have we underestimated the human capacity to thrive after extremely aversive events? American Psychologist, 59, 20-28.
Galli, M. (2020). La madeleine amburghese. Postfazione a: Uwe Timm, La scoperta della currywurst. Palermo: Sellerio, 2020.
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