Infezione psichica da Covid-19: impatto psicologico del virus e delle misure per contrastarlo

L’emergenza sanitaria e le relative misure di sicurezza stanno mettendo duramente alla prova l’equilibrio psicologico degli italiani e ciò può comportare forme di disagio che spaziano dalla psicopatologia a crisi nei rapporti interpersonali. 

Tra le insorgenze psicopatologiche più comuni assistiamo ad attacchi di panico scambiati per crisi respiratorie, forme fobiche – ossessive sul tema contagio con compulsioni alla pulizia, depressioni, ansia generalizzata,  sintomi post – traumatici. 

Inoltre, condividere gli spazi di vita con la propria famiglia per un tempo prolungato può fare emergere criticità presenti nei rapporti e ciò implica doversene occupare. Se da una parte può essere una risorsa per la coppia o la famiglia, dall’altra può generare tensione, litigi, violenza.

Dagli Ordini Professionali di Psicologi e Medici, oltre che da associazioni di professionisti della salute mentale vengono dispensati alcuni suggerimenti alla popolazione per limitare l’impatto della quarantena sull’equilibrio psichico. Tra questi ricordiamo: cercare di mantenere una routine, dividere gli spazi di casa e lavoro, mantenere un’alimentazione sana, fare esercizio fisico, dedicarsi ad attività piacevoli e rilassanti, coltivare i rapporti interpersonali in presenza oppure online, evitare le dipendenze (da fumo, alcol, videogiochi, internet...), evitare di informarsi più di due volte al giorno sulla situazione coronavirus e solo da fonti ufficiali...

Si tratta di consigli sensati, ma come tradurli in pratica? Propongo in questa sede un suggerimento: pensare come scienziati.

Gli scienziati partono da ipotesi che provano a testare sperimentalmente. Se il risultato conferma l’ipotesi, essa viene validata come teoria scientifica. Noi possiamo prendere ogni suggerimento e trasformarlo in un’ipotesi: svegliarmi presto la mattina e scandire la mia giornata con una serie di attività pianificate può aiutarmi a stare meglio? Con questa ipotesi possiamo iniziare a pianificare le giornate, diciamo per una settimana. Ma prima, abbiamo bisogno di un controllo. Se ancora non sto seguendo una pianificazione giornaliera è perfetto. Al termine della giornata potrò chiedermi: 

• Come mi sento oggi? 

• Sono soddisfatto delle attività che ho svolto?

• Sono soddisfatto di come ho gestito il tempo? 

• Su una scala da 0 a 10, quanto sono soddisfatto della mia giornata? 

Possiamo rispondere a queste domande per iscritto, sul nostro diario sperimentale, in modo da avere alcuni valori di controllo. Dal giorno successivo testeremo l’ipotesi, sperimentando l’organizzazione della giornata che abbiamo pianificato. Alla fine di ogni giornata ci porremo le stesse domande, annotando le risposte sul diario sperimentale. Alla fine della settimana, confronteremo quanto emerso giorno dopo giorno con i valori di controllo e ci chiederemo: Mi sento meglio, uguale o peggio rispetto a quando non strutturavo le giornate? Trarremo così un bilancio. Se vedremo che la pianificazione delle giornate ha portato un incremento del nostro benessere, potremo decidere di proseguire. Se non avremo particolari benefici, potremo testare un’altra strategia. 

Il vantaggio di questo esercizio è che constatare i risultati a partire dalla nostra esperienza concreta ci predispone ad attivare queste buone prassi molto di più rispetto a quando ce le sentiamo raccomandare dagli esperti.

È importante ricordare che pensare come scienziati e applicare i suggerimenti forniti dagli psicologi e dai medici può non bastare per ridurre la sofferenza psicologica indotta dalle contingenze legate al Covid-19. Quando sentiamo che la sofferenza è eccessiva, che ci mancano le risorse e che non sappiamo più che cosa fare, è il momento di contattare uno specialista della salute mentale.

 

Bibliografia

Brooks S. K., Webster R. K., Smith L. E., Woodland L., Wessely S., Greenberg N., Rubin G. J., The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence, Lancet 2020; 395: 912–20

 

Klosko J. S. e Sanderson W. C., Trattamento cognitivo-comportamentale della depressione, McGraw-Hill, 2001