Invecchiare in Salute: Dai fattori di rischio ai fattori protettivi del declino cognitivo
“Enormi sono le opportunità – sia sociali che economiche – che si possono guadagnare dalla promozione dell’invecchiamento in salute”. Così esordisce un recente rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), secondo cui circa il 12% della popolazione nell’area G20 ha attualmente un’età superiore ai 65 anni, ed entro il 2050 più dell’8% sarà over 80. La promozione dell’invecchiamento in salute è recentemente diventata una delle priorità nelle politiche internazionali, come dimostra il fatto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) abbia denominato il decennio 2020-2030 “Decade dell’Invecchiamento in Salute” (https://www.who.int/ageing/WHO-ALC-10-priorities.pdf?ua=1).
Infatti, seppur l’aumento dell’età media della popolazione mondiale sia una chiara conseguenza degli innumerevoli progressi della medicina, e quindi di un generale miglioramento delle condizioni di salute della popolazione, l’invecchiamento globale è purtroppo associato ad un significativo incremento nella prevalenza di patologie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer, la prima causa di demenza. Il declino cognitivo caratteristico di questa patologia purtroppo ha un impatto molto importante sia nella vita del paziente stesso, che col passare del tempo perde gradualmente la sua autonomia nella vita quotidiana, che in quella dei suoi familiari, con conseguenze importanti a livello sociale ed economico. Secondo l’OMS, entro il 2030 circa 65 milioni di persone soffriranno di demenza, e questo numero salirà a circa 115 milioni entro il 2050 [1]. Si tratta di dati decisamente allarmanti, soprattutto alla luce del fatto che attualmente non esiste una cura per la demenza, e ancora poco si sa circa la sua eziologia, ovvero le sue cause. Fortunatamente la ricerca scientifica negli ultimi anni ha compiuto importanti progressi nell’identificazione di diversi fattori di rischio associati all’ insorgenza della demenza. In un recente contributo pubblicato sulla rivista “The Lancet” ne sono stati identificati ben dodici, e precisamente: scarsa scolarità, ipertensione, perdita dell’udito, fumo, obesità, depressione, scarsa attività fisica, diabete, mancanza di interazioni sociali, consumo di alcool, trauma cranico ed inquinamento dell’aria [2]. Volendo provare a raggruppare questi dodici elementi in dei “macro-fattori”, potremmo identificare nella salute mentale, nella salute fisica e nelle condizioni ambientali tre sostanziali aspetti su cui focalizzare l’attenzione, soprattutto ai fini preventivi. Infatti, leggendo “al contrario” alcuni dei fattori sopra elencati potremmo assumere che un’alta scolarità, una vita sociale attiva, il mantenimento di un peso corporeo nella norma e lo svolgimento di una moderata attività fisica rappresentino dei fattori di protezione contro l’insorgenza della demenza. E non sbaglieremmo. Numerose sono infatti le evidenze scientifiche che dimostrano come la stimolazione cognitiva e sociale, ovvero la costruzione della cosiddetta riserva cognitiva, l’adozione di uno stile alimentare sano, e lo svolgimento regolare di attività fisica siano da considerare dei veri e propri fattori protettivi della salute non solo fisica ma anche mentale [3]. Queste evidenze sono infatti diventate delle vere e proprie raccomandazioni, come recentemente riassunto dalla Società di Medicina Comportamentale: https://www.sbm.org/healthy-living/four-healthy-habits-for-seniors-to-reduce-cognitive-decline-and-prevent-dementia.
In questo numero speciale di In Mind Italia verranno dunque passate in rassegna le evidenze più recenti relative al ruolo della riserva cognitiva, dell’alimentazione e dell’attività fisica nella prevenzione delle patologie associate allo sviluppo di demenza. Vi auguro quindi una buona lettura, nella speranza che le tematiche affrontate possano affascinarvi e, perché no, anche ispirarvi nell’adottare nuove strategie di protezione nei confronti della nostra mente.
Bibliografia
1. World Health Organization., Alzheimer’s Disease International. Dementia: A Public Health Priority. World Health Organization; 2012.
2.Livingston, Gill, Jonathan Huntley, Andrew Sommerlad, David Ames, Clive Ballard, Sube Banerjee, Carol Brayne et al. "Dementia prevention, intervention, and care: 2020 report of the Lancet Commission." The Lancet 396, no. 10248 (2020): 413-446.
3. Di Rosa, E. & Mapelli, D. (2017). Nuove prospettive sull’ìnvecchiamento: fattori protettivi del declino cognitivo. In Bisiacchi, P. & Vallesi, A. (Eds.), Il cervello al lavoro. Nuove prospettive in neuropsicologia (pp. 171-184). Bologna: Il Mulino.
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