I numeri dell’emergenza COVID-19: una corretta informazione potrebbe aiutare a far rispettare le direttive del governo.
L’epidemia di COVID-19 in Italia sta avanzando rapidamente, mentre il governo mette in campo un’azione di contenimento progressivamente più aggressiva, per tentare di scongiurare la saturazione delle risorse del sistema sanitario nazionale (SSN). In questa fase dell’emergenza epidemica, la cooperazione da parte dei cittadini è fondamentale per il successo di queste misure. Purtroppo, l’adesione alle direttive è molto variabile da regione a regione, e ben lungi dall’essere completa. In particolare le fasce di età a minor rischio sembrano non rispettare le restrizioni sulla mobilità e sulla vita sociale, potenzialmente vanificando le misure di contenimento.
In base alle notizie diffuse sui media, la patologia COVID-19 sembrerebbe causare un quadro clinico serio solo in persone anziane e/o pluripatologiche (con gravi e/o multiple patologie preesistenti, come ipertensione, problemi cardiovascolari, e diabete). Il 28 Febbraio scorso, l’OMS ha pubblicato il rapporto della missione congiunta tra sistema sanitario cinese e forze OMS [1] per la lotta dell’epidemia nel distretto di Hubei, attualmente sotto controllo. Questi dati hanno permesso di quantificare in modo chiaro la gravità delle infezioni da COVID-19 per tutte le fasce di età, e di stimarne gli effetti sul sistema sanitario nazionale cinese.
I numeri sulla mortalità totale e divisa per fasce età più colpite non rendono adeguatamente l’idea della gravità dell’infezione. Il dato maggiormente usato per tranquillizzare la popolazione è la letalità stimata: 3,4% secondo ultima stima OMS [1], o addirittura inferiore secondo un report dell’Imperial College (meno dell’1 % [2]). Nonostante entrambe le cifre siano preoccupanti, sono spesso state interpretate dai non esperti come segno di relativa benignità del COVID-19. L’età media dei decessi italiani (81 anni) [3] e la frequente presenza di altre patologie nei deceduti hanno favorito la diffusione della convinzione che il COVID-19 sia una minaccia solo per persone anziane e malate. Al contrario, i dati cinesi sono tutt’altro che tranquillizzanti: indicano chiaramente una notevole gravità dei quadri clinici nella popolazione generale. Nelle prime fasi dell’epidemia in Cina, i casi con decorso lieve (sindrome para-influenzale, gestibile a casa) erano solo il 25% circa. Il 75% sviluppava una sindrome che variava dalla polmonite senza complicanze ad una insufficienza respiratoria grave (dati estrapolabili dalla Figura 6 del report WHO). Nelle fasi avanzate dell’epidemia c’è stata una sostanziale diminuzione dei casi gravi ed un aumento dei casi lievi, in parte dovuto alla risposta del sistema sanitario, alla riduzione dei contagi e al miglioramento dei malati. Questo dato indica che, in mancanza di una risposta sanitaria adeguata (come nella prima fase dell’epidemia cinese), gli esiti sono potenzialmente disastrosi, come testimonia anche la letalità stimata durante le prime fasi dell’epidemia cinese: 17.3% nazionale e 22% nel territorio di Wuhan [1].
In conclusione, il COVID-19 non è una malattia benigna
1. Più della metà dei pazienti può sviluppare una polmonite virale che richiede ricovero ospedaliero. In caso di efficienza del SSN, gran parte di essi guarisce in alcune settimane, ma con notevole impatto sia in termini di risorse ospedaliere, che di salute sul paziente.
2. Un sovraccarico severo del SSN porterebbe ad un grande incremento dei casi gravi e dei decessi, delineando una vera e propria catastrofe sanitaria, sia dal punto di vista logistico che umano.
Rispettare le direttive del governo volte al contenimento dell’epidemia, non è solo un atto di civiltà nei confronti delle fasce di popolazione più esposte, ma anche un gesto di tutela della propria salute da una malattia che può portare chiunque a polmonite e grave insufficienza respiratoria.
Bibliografia
1. WHO, "Report of the WHO-China joint mission on COVID-19", 16-24/02/2020
2. Imperial College (London) Report 4: Severity of 2019-novel coronavirus (nCoV)
3. Istituto Superiore di Sanità., CS N°15/2020 Studio ISS Su 105 deceduti con Covid-2019.
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