Reclusi ed esclusi. Quale impatto della pandemia Covid-19 sul benessere psicologico delle persone LGBT+?
L’esplosione della pandemia di Covid-19 ha messo tutti noi di fronte a nuove incertezze, forzandoci a convivenze prolungate o a faticose distanze. Il Covid-19 ha messo tutti alla prova nella gestione dell’emergenza, tra cautele individuali, raccomandazioni sanitarie, decreti governativi e la più o meno precaria gestione del nostro benessere psicologico. Secondo uno studio italiano, le prove più difficili a cui siamo sottoposti sono la mancanza di libertà (16.2%), la noia (14.7%), la mancanza di aria fresca (13.4%) ed esercizio fisico (12.8%) e la mancanza di attività sociali (11.6%) (Barari et al., 2020). Il livello medio di ansia associata a questo momento di crisi e restrizioni è elevato soprattutto nelle fasce di popolazione più vulnerabile, come gli anziani o gli individui con patologie pregresse (Barari et al., 2020). Se da un lato i rischi, in termini di salute mentale e benessere psicologico (e fisico), sono evidenti per le fasce di popolazione fisicamente vulnerabili, quali sono i rischi per le fasce più socialmente vulnerabili?
La teoria del Minority Stress (Meyer, 2003) ci ha insegnato come le minoranze, rispetto ai gruppi sociali maggioritari, siano sottoposte a una quota aggiuntiva di stress dato il loro status di appartenenza a un gruppo sociale minoritario. Questo stress aggiuntivo, definito come cronico e sociale, è costituito da tutte le forme di discriminazione e aggressione (più o meno sottili) a cui sono quotidianamente esposte le persone con un’identità sociale minoritaria e ha un effetto sul loro benessere psicologico. Ci sarebbe da aspettarsi quindi che l’impatto sulla comunità LGBT+ delle restrizioni e di questa nuova “normalità” sia particolarmente negativo.
Per alcuni individui della comunità LGBT+ la riduzione (o assenza) di contatti con amici, partner e i luoghi di aggregazione considerati ambienti sicuri potrebbe avere un impatto molto negativo in termini di senso di solitudine, isolamento e sofferenza (Klinenberg, 2016). Le misure restrittive potrebbero costringere giovani (o meno giovani) membri della comunità LGBT+ a convivere con persone che non sono a conoscenza della loro identità di genere o sessuale, costringendoli quindi a nascondere per 24 ore al giorno un aspetto importante della loro identità. Nel caso peggiore, invece, alcune persone LGBT+ potrebbero convivere con membri della famiglia che rifiutano, disprezzano o osteggiano la loro identità di genere o sessuale, esponendoli a un alto rischio di violenza intra-familiare o a un ulteriore senso di isolamento ed esclusione all’interno delle mura di casa. A questo proposito sono attivi dei servizi online come Gay Help Line (http://www.gayhelpline.it/) che forniscono servizi di consulenza psicologica. Nei casi di discriminazione meno esplicita, gli individui potrebbero essere esposti quotidianamente a forme più sottili di invalidazione dell’identità, quali le microaggressioni. Queste potrebbero consistere, ad esempio, in un costante sminuire l’identità dell’individuo o utilizzare termini impropri o denigratori, come accade nel misgendering (quando le persone trans vengono chiamate con nome e pronomi anagrafici), e possono avere un impatto psicologico molto negativo in virtù del loro effetto cumulativo. Rispetto alle persone cisgender* ed eterosessuali, gli individui LGBT+ più in là con l’età hanno meno probabilità di avere figli, e quindi di disporre un sistema di supporto “tradizionale” su cui contare. Infine, può essere un tempo incerto e di offerta limitata per quanto riguarda i servizi della salute dedicati, come i servizi per l’adeguamento di genere o i centri che si occupano di salute sessuale, creando attesa e ritardi nei trattamenti che talvolta sono anche salvavita.
Tra le varie riflessioni aperte in questo periodo di insicurezza è importante non dimenticarci, di nuovo, di una comunità spesso lasciata indietro.
*Cisgender = individui non transgender, ovvero coloro la cui identità di genere corrisponde al sesso assegnato loro alla nascita
Bibliografia:
Barari, S., Caria, S., Davola, A., Falco, P., Fetzer, T., Fiorin, S., ... & Kraft-Todd, G. (2020). Evaluating COVID-19 Public Health Messaging in Italy: Self-Reported Compliance and Growing Mental Health Concerns. medRxiv.
Meyer, I. H. (2003). Prejudice, social stress, and mental health in lesbian, gay, and bisexual populations: conceptual issues and research evidence. Psychological bulletin, 129(5), 674.
Klinenberg, E. (2016). Social isolation, loneliness, and living alone: identifying the risks for public health. American Journal of Public Health, 106(5), 786
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