Perché dovremmo fidarci e affidarci alle indicazioni di chi riconosciamo come competente?

Ci sono molte lezioni che possiamo imparare dalla gestione di situazioni di emergenza come quella creata dalla diffusione del COVID19. Tra queste, una è il fatto che dovremmo fidarci di chi ha una certa autorità in materia, in questo caso in materia di salute pubblica, epidemiologia, virologia: in pratica, degli scienziati.

Perché dovremmo fidarci e affidarci alle indicazioni di chi riconosciamo come competente? Assegnare a una persona (o ad una istituzione, un’agenzia) il ruolo di autorità in un certo ambito (farne cioè un’autorità epistemica) significa utilizzarla, cognitivamente, per farci un’idea di come stanno le cose del mondo.

Ricorriamo a questa evenienza non solo nelle situazioni straordinarie o di emergenza, ma anche in quelle ordinarie: facciamo riferimento gli altri, chiunque essi siano, per acquisire informazioni, orientarci, capire se le nostre opinioni vanno in una direzione simile o diversa da quelle delle persone che conosciamo.

Questa tendenza, tuttavia, non sempre ci porta ad acquisire conoscenze corrette e veritiere, e dunque non sempre ci aiuta a formarci un giudizio, per così dire, ben fondato. Per questa ragione è importante distinguere chi sono e quali competenze hanno le persone che utilizziamo come fonte principale per formarci un’opinione, quale è loro autorevolezza in materia.

Un errore che dovremmo evitare di compiere è quello di pensare che tutti abbiano la stessa competenza sulle questioni di interesse collettivo, in particolare quelle complesse (cioè tutte) o ad alto contenuto tecnico-scientifico (molte). Come è stato messo in luce, riconoscere il proprio livello di competenza è più difficile per chi è meno esperto (Kruger & Dunning, 1999), il quale tende, al contrario, a sopravvalutare le proprie abilità.

Fidarsi dei messaggi degli esperti non vuol dire, evidentemente, rinunciare a ragionare con la propria testa o azzerare le proprie competenze, ma riconoscere che gli esperti, nel caso del COVID19 come in altri, sono delle “autorità” nel loro ambito, e osservano i fenomeni nella loro globalità, cosa che ciascuno di noi, da una prospettiva individuale, non è nella posizione migliore per fare.

Sì, il fatto che medici, epidemiologi, scienziati, possano esprimere opinioni diverse (un caso di conflitto di autorità) può essere disorientante, perché i messaggi che ci arrivano non sono univoci e talvolta possono essere persino contraddittori. 

Nel caso dell’epidemia in atto, dopo una primissima fase, le indicazioni degli scienziati e delle istituzioni si sono allineate e dicono, da tempo, tutte le stesse cose. Tuttavia, se anche questo accadesse, la cosa non dovrebbe allarmarci esageratamente. Il disaccordo tra esperti non è indicativo del fatto che non sono affidabili e che non ci si può fidare: la scienza e la ricerca avanzano attraverso il confronto e la messa alla prova di ipotesi diverse, e procedono per avanzamenti successivi. Lo stato delle conoscenze di un mese fa non è lo stato di conoscenze di oggi, ed è quindi inevitabile, e necessario, che le indicazioni degli esperti si adattino ai nuovi scenari che si vanno via via delineando. 

Insomma, ascoltare il parere degli esperti ci può aiutare non solo a riconoscere e a valorizzare correttamente le nostre competenze e quelle degli altri, ma soprattutto a governare meglio, collettivamente, le situazioni di emergenza collettiva.

Riferimenti bibliografici

Kruger J., & Dunning D. (1999). Unskilled and Unaware of It: How Difficulties in Recognizing One's Own Incompetence Lead to Inflated Self-Assessments. Journal of Personality and Social Psychology, 77(6), 1121-1134.