Per affrontare la pandemia è necessario un accurato piano di comunicazione del rischio
La pandemia COVID-19 ha posto la comunità internazionale di fronte a una colossale sfida non solo sanitaria, ma anche economica, psicologica e sociale. Nella gestione della pandemia e salvaguardia della salute pubblica, comunicare in modo efficace si è rivelato tanto cruciale quanto complesso.Come noto in letteratura, la comunicazione del rischio in momenti di emergenza sanitaria si configura come fondamentale strumento di prevenzione, in grado di promuovere comportamenti salubri e salvare vite umane. In un editoriale apparso sulla rivista scientifica Nature Medicine, si asserisce che per controllare pandemie come COVID-19 la comunicazione svolge un ruolo fondamentale nel promuovere forme di collaborazione e cooperazione necessarie alla riduzione dei contagi [1].
Vero. Ma le prove scientifiche suggeriscono anche che una comunicazione del rischio improvvisata, confusa, poco chiara e incoerente potrebbe compromettere l’efficacia delle politiche di prevenzione adottate dai governi in risposta alla pandemia. Inoltre, modalità di comunicazione inadeguate e ansiogene possono acutizzare stati emotivi negativi di ansia, paura e depressione, negativamente associati al rispetto delle norme sanitarie [2].
Nel corso dell’attuale emergenza COVID-19 i punti cardine di una comunicazione del rischio efficace – chiarezza, tempestività, coerenza e trasparenza – spesso non sono stati rispettati a causa della divulgazione di notizie false, infondate e inesatte sulla pandemia. La disinformazione COVID-19 non è stata alimentata solamente da influencers improvvisatisi esperti in epidemiologia e salute pubblica, ma anche da eminenti medici, scienziati e virologi che da inizio emergenza hanno quotidianamente occupato la scena mediatica con dichiarazioni spesso affrettate, fuorvianti ed evidence-free in netto contrasto con la letteratura scientifica.
Se in molti paesi occidentali non sempre si è riusciti a soddisfare gli standard qualitativi di onestà, tempestività e chiarezza alla base di una comunicazione efficace, esempi positivi arrivano da paesi come Taiwan, la Nuova Zelanda e il Vietnam. Questi paesi si sono distinti non solo per aver adottato efficaci strategie di salute pubblica in risposta alla pandemia, enfatizzando il ruolo della prevenzione e di interventi di comunità tempestivi basati su testing, tracciamento e isolamento, con sostegni economici alla popolazione, ma anche per l’eccellente campagna di comunicazione del rischio implementata dalle istituzioni.
La qualità della fonte informativa, il contenuto chiaro e trasparente e l’affidabilità dei canali di trasmissione del messaggio hanno consentito a governi come il Vietnam di promuovere cambiamenti cognitivi, emotivi e comportamentali protettivi capaci di ridurre il rischio COVID-19 nella popolazione [3].
In Nuova Zelanda, l’approccio alla comunicazione del rischio adottato dal Primo Ministro Jacinda Ardern, modulato nei toni e nei contenuti del messaggio in relazione al particolare momento pandemico e basato su cinque assunti fondamentali – evidenza scientifica, autorevolezza nella presa di decisioni, cooperazione e collaborazione con le altre figure coinvolte nella gestione della crisi, promozione della solidarietà sociale ed attenzione all’educazione dei cittadini – si è rivelato un successo [4].
Urgono azioni coordinate, poderose e globali per non farsi trovare impreparati nella gestione di nuove, future, crisi sanitarie. Relativamente al caso Italiano, è auspicabile il potenziamento della comunicazione del rischio attraverso strategie che dovranno essere integrate nei prossimi piani pandemici, quali: (1) la promozione di messaggi evidence-based in TV attraverso un’attenta preparazione degli intervistati fondata su letteratura scientifica internazionale peer-reviewed; (2) un’accurata formazione scientifica dei/lle giornalisti/e, in particolare in termini di epidemiologia e salute pubblica; (3) l’incremento delle conoscenze scientifiche dei cittadini e delle cittadine; (4) l’enfasi sul ruolo degli/lle esperti/e in epidemiologia e salute pubblica a livello di popolazione, oltre il modello biomedico e virologico focalizzati sulla cura del singolo individuo.
Bibliografia
[1] Communication, collaboration and cooperation can stop the 2019 coronavirus. Nat Med 26, 151 (2020). https://doi.org/10.1038/s41591-020-0775-x
[2] De Coninck, D., Frissen, T., Matthijs, K., d'Haenens, L., Lits, G., Champagne-Poirier, O., Carignan, M. E., David, M. D., Pignard-Cheynel, N., Salerno, S., & Généreux, M. (2021). Beliefs in Conspiracy Theories and Misinformation About COVID-19: Comparative Perspectives on the Role of Anxiety, Depression and Exposure to and Trust in Information Sources. Frontiers in psychology, 12, 646394. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2021.646394
[3] Tam, L.T., Ho, H.X., Nguyen, D.P. et al. (2021). Receptivity of Governmental Communication and Its Effectiveness During COVID-19 Pandemic Emergency in Vietnam: A Qualitative Study. Glob J Flex Syst Manag 22, 45–64.
[4] McGuire, D., Cunningham, J. E. A., Reynolds, K., & Matthews-Smith, G. (2020). Beating the virus: an examination of the crisis communication approach taken by New Zealand Prime Minister Jacinda Ardern during the Covid-19 pandemic. Human Resource Development International, 23(4), 361-379. https://doi.org/10.1080/13678868.2020.1779543
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