Dita di dama di Chiara Ingrao
Vorrei aprire le nostre conversazioni del nuovo anno con un libro non recente, che forse sarà più facile reperire in biblioteca che in libreria, un libro non particolarmente conosciuto, che però mi ha colpito e che vorrei segnalare per la sua capacità di parlare di noi donne, di come siamo state e di come siamo, e soprattutto dei rapporti di amicizia che ci legano. Un libro uscito due anni prima del celeberrimo L’amica geniale di Elena Ferrante, di cui anticipa alcuni temi. Il titolo è Dita di dama, l’autrice Chiara Ingrao (2009).
Dita di dama è un romanzo intenso, che si legge tutto d’un fiato e si rilegge poi, con calma, per ritrovare i passi che hanno fatto riaffiorare un momento, una sensazione, un profumo.
Sappiamo che la memoria collettiva funziona a cicli, che ci vogliono più di trenta o quarant’anni perché il vissuto di un periodo torni a impregnare il presente, plasmandone immaginario e pensiero. E’ quello che è successo e sta succedendo con gli anni Settanta e il libro di Chiara Ingrao contribuisce in modo originale a restituirci l’incredibile vitalità di quel periodo. Il racconto narra l’amicizia tra due ragazze, cresciute nello stesso cortile, destinate a intraprendere una la via dello studio, l’altra quella della fabbrica. E proprio la fabbrica è al centro del libro. Una grande fabbrica della periferia romana, nella quale l’eco delle lotte dell’autunno caldo muove le operaie a prendere coscienza della loro condizione e a non accettare più di delegare a sindacalisti uomini diritti e rivendicazioni.
Nelle pagine del romanzo, nelle voci e nelle vicende delle protagoniste vengono messe in scena le trasformazioni di un decennio straordinario. Nei vari capitoli, suggestivamente titolati da versi tratti dalla Divina Commedia, si vede come la qualità della vita quotidiana muti in parallelo con i cambiamenti legislativi, che – vale la pena di ricordarlo - tra il 1970 e il 1978, riguardarono l’ambito politico (1970, istituzione delle regioni), l’ambito lavorativo (1970, statuto dei lavoratori; 1971, tutela delle lavoratrici madri; 1973, tutela del lavoro a domicilio), l’ambito familiare (1970, divorzio; 1971, asili nido; 1975, diritto di famiglia, istituzione dei consultori; 1977, parità uomo/donna; 1978, legge sull’interruzione di gravidanza), la società tutta (1972, legge sull’obiezione di coscienza; 1974, decreti delegati sulla scuola; 1976, legge sulla tutela delle acque; 1978, riforma sanitaria; legge 180 sulla chiusura dei manicomi; equo canone). Non a caso l’elenco si chiude con il 1978, anno dell’assassinio di Aldo Moro e dei componenti della sua scorta, che segnò la fine di un periodo eccezionalmente fecondo.
Con un linguaggio evocativo, basato su un sapiente impasto di italiano e romanesco, Chiara Ingrao ci restituisce il clima di quei giorni, gli slanci, l’entusiasmo, l’orgoglio dei protagonisti, l’alleanza tra componenti diverse della società, fino al ripiegamento della seconda parte del decennio, segnata dal terrorismo. La scrittrice ha il merito di non appiattire la storia di quegli anni su quest’ultimo fenomeno, come fanno troppi libri e i film che ricostruiscono l’epoca in una prospettiva revisionista e che, equiparando utopia a morte, regalano ai terroristi il centro del palcoscenico. In Dita di dama il terrorismo resta invece sullo sfondo, anche se finirà per chiudere per sempre una stagione straordinaria: “Hanno sparato anche sui nostri ricordi, le mitragliette skorpio”. Dita di dama non comunica però una sensazione di sconfitta, ma di speranza. Ninanana, ‘Aroscetta, Maria, Paolona, Mammassunta sembrano dirci che, se negli anni Settanta sono state possibili trasformazioni importanti ed esaltanti, altre lo saranno, oggi o domani, nei modi imprevedibili che Madama Storia sa inventare.
La bellezza del libro risiede soprattutto nel racconto delle relazioni e dei sentimenti tra donne. L’amicizia, prima di tutto, una relazione forte, che cresce mano a mano che le protagoniste prendono coscienza di sé, cominciano a rispettarsi e a riconoscersi il diritto di vivere in modo libero e consapevole la più libera delle relazioni, l’amicizia appunto, fatta di accoglienza, rispetto, solidarietà, gentilezza. Chiara Ingrao descrive un mondo di sentimenti forti, di alleanze profonde, di emozioni positive, facendoci riflettere sul fatto che un’epoca si misura anche – soprattutto? – dall’intreccio di relazioni che produce e suggerendoci che la qualità dei rapporti interpersonali dovrebbe costituire un importante metro di giudizio nella riflessione storico-politica. Anni fa, con Alberta Contarello abbiamo analizzato la relazione di amicizia in alcuni capolavori di mano femminile della letteratura francese - i Lais di Maria di Francia scritti nel XII secolo, l’Heptaméron di Margherita di Navarra del 1558, La Principessa di Clèves di Madame de La Fayette del 1678, Indiana di George Sand del 1832, I Mandarini di Simone de Beauvoir del 1954 - allo scopo di esplorare gli aspetti caratteristici che la relazione amicale assume in diversi momenti storici, ma anche di comprenderne i caratteri peculiari che la distinguono dalle altre relazioni interpersonali nel corso dei secoli. L’intimità, il rispetto, l’aiuto reciproco, la condivisione di idee ed eventi, la disponibilità al confronto sono risultati essere gli elementi fondamentali e stabili nel tempo. Per quanto riguarda, invece, gli aspetti peculiari dell’amicizia nelle diverse epoche, le analisi hanno permesso di sottolineare che le amicizie femminili, al contrario di quelle maschili, sono poco descritte nelle opere indagate: nei primi due testi, in ordine cronologico, non sono menzionate, mentre nei testi più recenti sono sottorappresentate. La spiegazione sta nel fatto che l’amicizia può esprimersi pienamente solo in condizioni di libertà, autonomia, consapevolezza, condizioni preziose che le donne hanno cominciato a sperimentare solo nei secoli a noi più vicini (Contarello & Volpato, 1991).
Bibliografia
Contarello, A., e Volpato, C. (1991). Images of friendship: Literary depictions throught the ages. Journal of Social and Personal Relationships, 8(1), 49-75.
Ingrao, C. (2009). Dita di dama. Milano: La Tartaruga.
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