Lo spazio “vicino” al proprio e all’altrui corpo

I risultati mostrano l’estensione del Near Extrapersonal Space quando il movimento di camminata anticipava il giudizio di distanza, un effetto che era modulato dalla velocità di movimento (era maggiore l’estensione del  Near Extrapersonal Space con il movimento di corsa rispetto alla camminata normale) e abolito quando l’osservatore non inferiva l’intenzione di coprire la distanza perché il corpo non era orientato verso il target e la semantica dell’azione non era congruente con l’azione imminente di camminata.

É stato dunque dimostrato che l’estensione del Near Extrapersonal Space quando l’altrui corpo è adottato come riferimento è da ricondurre all’elaborazione implicita del potenziale motorio e dell’intenzione dell’altro di realizzare l’unica azione suscettibile di essere compiuta nello spazio extrapersonale in assenza di strumenti ausiliari: l’azione di camminata.

La corteccia premotoria è reclutata durante la percezione del Near Extrapersonal Space dell’altro

Infine, per verificare se il Near Extrapersonal Space, era effettivamente codificato in termini motori, abbiamo impiegato la tecnica di stimolazione cerebrale tDCS (si veda glossario) applicata sulla corteccia premotoria sinistra (PMC). Tale tecnica non invasiva consiste nella modulazione dell’attività cerebrale tramite la trasmissione di corrente direttamente sullo scalpo. La corteccia premotoria rappresenta un nodo cruciale del sistema motorio, reclutata durante la pianificazione e il controllo dell’azione e durante l’osservazione dell’altrui azione potenziale o attuata  (Matelli & Luppino, 2001; Di Pellegrino et al., 1992). Tutti i partecipanti sono stati sottoposti alle seguenti tre condizioni: (anodica, catodica e sham), si veda glossario) durante il compito di categorizzazione extrapersonale, usando l’altrui corpo umano e l’oggetto statico come riferimenti. Abbiamo dimostrato che la corteccia premotoria è reclutata durante la percezione dello spazio extrapersonale quando l’altrui corpo è riferimento nel giudizio di distanza. Incrementando l’attività della corteccia premotoria (tDCS anodica), l’estensione del Near Extrapersonal Space risulta essere più ampia con il corpo rispetto all’oggetto, invece inibendo l’attività della corteccia premotoria (tDCS catodica) l’effetto è opposto. Sembra dunque plausibile che la percezione del Near Extrapersonal Space, sia definita dalla simulazione motoria dell’azione di camminata.

Conclusioni

É stato mostrato che esiste una porzione di spazio extrapersonale, definito dalle proprie e altrui risorse motorie, affetto da fattori cognitivi di alto livello, che è stato definito “Near Extrapersonal Space”. Questo spazio è esteso quando il corpo umano è una mera presenza nell’ambiente o quando è adottato come riferimento durante un giudizio di distanza. L’influenza del corpo sul Near Extrapersonal Space sembra dovuta all’elaborazione implicita del corpo umano come agente biologico con il potenziale e l’intenzione di camminare verso il target e le opportunità motorie intrinsiche in un corpo sarebbero codificate nella corteccia premotoria.

Possiamo dunque affermare che il Near Extrapersonal Space, come lo spazio peripersonale, sembra essere una categoria di spazio definito dalle possibilità motorie proprie ed altrui ma invece che relative agli arti superiori, agli arti inferiori.

In futuro, sarebbe interessante studiare la relazione tra il sistema motorio e la percezione dello spazio, estraendo misure dirette dell’attività muscolare tibiale, fuori e dentro il Near Extrapersonal Space, in presenza o meno di altri corpi. Inoltre per caratterizzare la natura difensiva di questo spazio e la reattività motoria, alla stregua dello spazio peripersonale, potrebbero essere inseriti stimoli multisensoriali minacciosi, fuori e dentro la soglia Near Extrapersonal Space.

Al momento, i dati esposti potrebbero essere impiegati in strategie e training volti a indurre i pazienti con compromissione degli arti inferiori a percepire gli ambienti come meno espansi. Questi pazienti, per esempio, potrebbero rappresentare lo spazio circostante tenendo di conto delle altrui risorse motorie, ed essere in questa maniera maggiormente predisposti a percorrere le distanze e gli spazi.

Nell’ambito dello sport podistico, i nostri dati potrebbero offrire una valida base scientifica per creare applicazioni multimediali con un’interfaccia virtuale dell’ambiente e un “avatar-gemello” che riproduca i movimenti dell’atleta e lo aiuti a percepire il percorso come più agevole e meno faticoso, oltre che facilitare aggiustamenti e correzioni posturali.

Autore/i dell'articolo

Newsletter

Keep me updated about new In-Mind articles, blog entries and more.

Facebook