Lo spazio “vicino” al proprio e all’altrui corpo

I due studi sopra menzionati riguardano la percezione dello spazio in relazione al nostro corpo. Tuttavia tutti i tipi di informazione spaziale possono essere codificati anche secondo elementi indipendenti dalla posizione dell’osservatore e dal suo punto di vista. Pensiamo infatti alla situazione in cui dobbiamo giudicare la distanza non rispetto al nostro corpo, ma rispetto al corpo di un altro individuo. Abbiamo perciò mostrato che considerando la distanza da un corpo umano diverso dal proprio con risorse motorie spendibili, il Near Extrapersonal Space è più esteso rispetto a quando adottiamo un oggetto statico, seppur con la medesima struttura anatomica umana, come un manichino di legno (Fini et al., 2015a).  Al contrario, durante un giudizio di distanza rispetto al proprio corpo, una struttura anatomica umana sembra sufficiente a indurre l’estensione del Near Extrapersonal Space. Tale dissociazione è da ricondurre al fatto che le rappresentazioni spaziali centrate sul proprio corpo sono codificate nel circuito fronto-parietale come rappresentazioni sensorimotorie (Andersen et al., 1997; Cohen & Andersen, 2000; Andersen et al., 2002), quelle invece centrate su elementi esterni al proprio corpo sono principalmente codificate nel circuito fronto-temporale come rappresentazioni percettive (Rolls, 1999; Georges-Francois et al., 1999; James et al., 2003). Quando giudichiamo la distanza considerando un elemento esterno al proprio corpo come riferimento vi sarebbe una più raffinata elaborazione delle sue caratteristiche e di conseguenza l’apparenza “biologica” della forma umana giocherebbe un ruolo cruciale per ottenere l’estensione del Near Extrapersonal Space.

Near Extrapersonal space è più ampio solo quando un corpo adottato come riferimento è “vivente”

In linea con l’ipotesi che percepiamo il target più vicino in ragione del fatto che l’individuo, adottato come riferimento esterno in un giudizio di distanza, è elaborato come agente intenzionale e capace di camminare verso il target, abbiamo condotto un altro studio, volto a dimostrare la necessità di attribuire al corpo umano uno “status biologico”. É stata manipolata la credenza astratta circa l’intenzionalità e la possibilità di agire del manichino di legno, mantenendo inalterata la sua apparenza percettiva. Ai partecipanti è stato richiesto di leggere la storia di “Pinocchio” e guardare il corrispondente frammento di video, in cui Pinocchio si comporta come un umano reale (Müller et al., 2011). Dopo, i partecipanti dovevano compiere la categorizzazione dello spazio extrapersonale usando come riferimento il manichino di legno oppure il corpo umano. Abbiamo misurato il grado di trasporto dei participanti nella storia, utilizzando un questionario ad hoc e abbiamo trovato che più i partecipanti erano “trasportati” nella storia (identificandosi anche con Pinocchio), minore era la differenza tra l’estensione del Near Extrapersonal Space con un corpo umano e il manichino di legno adottati come riferimenti nel giudizio di distanza.

I risultati indicano che le credenze astratte circa un agente non biologico, come un manichino di legno, inducono la stessa estensione del Near Extrapersonal Space che si evidenzia quando un corpo umano reale è adottato come riferimento (Fini et al., 2015b). Ciò è coerente con l’osservazione che la percezione dello spazio attorno a un altro corpo sembra contribuire (Soliman et al,. 2013) e rimanere influenzata da aspetti cognitivi di alto livello sociali e culturali (Schnall et al., 2008).

La semantica dell’azione e la velocità di camminata attribuita a un altro corpo modulano il suo  Near Extrapersonal space

Dopo aver appurato che l’altro durante la percezione dello spazio è percepito come agente biologico/intenzionale, ci siamo domandati se aspetti specifici come la velocità di camminata e la semantica dell’azione influenzano la percezione del Near Extrapersonal Space e se l’inferenza della specifica intenzione di camminare verso il target risulta cruciale per ottenere l’estensione del Near Extrapersonal Space. Per fare luce su questi quesiti, i soggetti sono stati chiamati a osservare un movimento biologico di camminata, che anticipava il giudizio di distanza. Il movimento biologico è composto di animazioni di punti di luce attaccati alle giunture del corpo in movimento, in modo da rappresentare l’informazione motoria isolatamente (Johansson, 1973). Quando sono in movimento, questi stimoli evocano la percezione vivida del corpo umano in azione (Grèzes & Decety, 2001).

Nel primo esperimento, durante il compito di categorizzazione dello spazio extrapersonale con l’altrui corpo o un oggetto adottati come riferimento, i partecipanti osservavano un movimento biologico di camminata oppure un movimento casuale “scrambled”, che precedevano l’espressione del giudizio “Vicino/Lontano”.

In un secondo esperimento, il giudizio “Vicino/Lontano” era preceduto da movimenti biologici di camminata a differenti velocità: corsa, camminata canonica, camminata lenta. Infine, in un terzo esperimento un movimento relativo al sedersi, o un movimento relativo all’alzarsi e camminare, anticipavano il giudizio di distanza e il corpo altrui adottato come riferimento poteva essere orientato o no verso il target.

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