Lo spazio “vicino” al proprio e all’altrui corpo

É stato ottenuto che in media giudichiamo come “Vicino” (NES, Near extrapersonal space) una porzione di spazio entro i 16 metri.
Dal momento che, nell’ambiente 3D le distanze sono percepite come compresse del 50 % rispetto alla realtà ecologica (Creem-Regehr et al., 2005), il Near extrapersonal space sembrerebbe corrispondere allo spazio “Vicino-distante” di Grüsser (sotto gli 8 metri). In seguito, per meglio capire la natura del Near Extrapersonal space, in ambiente ecologico i partecipanti sono stati chiamati a giudicare nuovamente come “Vicino/Lontano” il target localizzato a 8 differenti distanze (2-16 m). É stata osservata una correlazione positiva tra il Near Extrapersonal Space virtuale ed ecologico (da 6 a 9 m).
Inoltre, i partecipanti con un livello intenso di training fisico, misurato con il Physical Activity Questionnaire (IPAQ), mostravano un Near Extrapersonal Space più ampio rispetto a coloro con un livello moderato di training fisico. In linea con i risultati di Proffitt e colleghi (Proffitt, 2006; Proffitt et al., 2003)il Near Extrapersonal Space era modulato dal potenziale fisiologico disponbile: migliori sono le risorse motorie, più ampio è lo spazio soggettivo definito come “Vicino” o accessibile.

Per avere anche una misura implicita del Near Extrapersonal Space, ai partecipanti è stato chiesto di camminare bendati (blindwalking, si veda glossario) verso targets precedentemente osservati disposti lungo una retta verticale (4, 6, 8, 10, 12m). In media si mostravano più accurati nel riprodurre distanze sotto i 10 metri, confermando le evidenze presenti in letteratura (Thomson, 1983; Witt et al., 2007).

Con questo primo studio, è stata identificata una porzione di spazio extrapersonale “Vicino”, chiamato Near Extrapersonal Space, che sembra essere soggettivo, codificato in termini motori e influenzato dallo stato fisiologico, inoltre abbiamo appurato che l’ambiente 3D rappresenta un valido setting da impiegare per investigarlo.

La connotazione sociale del Near Extrapersonal Space

Il Near Extrapersonal Space è definito dalla possibilità concreta di agire, alla stregua dello spazio peripersonale, il quale è anche modulato dalla presenza di altri individui: gli oggetti sono localizzati non solo in base alla nostra opportunità di prensione, ma anche in base a quella degli altri. Questa “codifica sociale” dello spazio, è particolarmente importante se pensiamo a quando dobbiamo organizzare le nostre azioni in funzione di quelle degli altri, prefiggersi degli obiettivi contando sulla collaborazione degli individui o eventualmente competere con i medesimi. La sensibilità alla presenza di altri corpi nello spazio potrebbe non essere prerogativa dello spazio di prensione, ma interessare anche lo spazio in cui ci muoviamo con tutto il corpo, ovvero il Near Extrapersonal Space.

Con l’obiettivo dunque di far luce sulla connotazione sociale del Near Extrapersonal Space, abbiamo chiesto ai partecipanti di esprimere nuovamente il giudizio di “Vicinanza/Lontananza” di un target rispetto a loro stessi, questa volta in presenza di un altro corpo umano reale oppure no, come un manichino di legno. Il target poteva essere localizzato a 27 differenti distanze, in un’arena estesa da 2 a 54 metri. É emerso che una mera sagoma umana (vivente e non) è in grado di estendere il Near Extrapersonal Space, ovvero di far percepire il target come più vicino (Fini et al., 2014). Come osservare qualcuno che usa uno strumento per raggiungere un target estende lo spazio peripersonale, allo stesso modo osservare un corpo potenzialmente in grado di coprire una distanza estende il Near Extrapersonal Space e come conseguenza riduce la percezione della distanza. Un altro corpo umano sembra essere perciò elaborato con possibilità d’azione intrinseche e coerenti con il contesto in cui è collocato, ovvero l’azione di prensione nello spazio peripersonale, di camminata in quello extrapersonale. Inoltre, anche una forma anatomica non vivente, come un manichino di legno, è capace di ridurre la distanza percepita, una struttura che presenti la stessa morfologia umana sarebbe dunque sufficiente per indurre l’effetto.

Il cervello estrarrebbe informazioni motorie anche da immagini statiche, come un manichino di legno, il quale sarebbe uno stimolo sufficiente per indurre la rappresentazione del movimento biologico (si veda glossario) di camminata che filtra la nostra percezione dello spazio extrapersonale.

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