La Dialettica della Creatività
Dialettica 2: tra Caso e Intenzionalità
Da dove nascono i pensieri e i comportamenti spontanei? La maggior parte degli psicologi cognitivi sostiene che gli eventi mentali possono essere ricondotti a stimoli esterni i cui effetti si propagano attraverso la rete di associazioni della nostra mente. Non così Campbell (1960), secondo il quale le idee fluiscono da un generatore di idee inconscio che sforna in modo casuale delle mutazioni di idee precedenti. L’analogia con le mutazioni genetiche e l’evoluzionismo di Darwin è deliberata. Dato un copioso flusso di idee sempre in mutazione, occasionalmente qualcuna si adatta bene a un compito psicologico in atto. In quel momento diventa conscia e dà luogo a un fenomeno di insight (aha!). Secondo Campbell, l’insight è il risultato di un processo di variazione casuale e ritenzione selettiva, e non un concetto esplicativo. La proposta di Campbell è in contrasto dialettico con l’ipotesi che il problem solving creativo sia frutto di ricerca sistematica e guidata dall’impegno, nella quale la soluzione viene gradualmente avvicinata e alla fine raggiunta attraverso l’attenta eliminazione, passo passo, di opzioni alternative. Questa visione era fatta propria soprattutto dagli psicologi della Gestalt (Wertheimer, 1959), ed è ben illustrata dall'analisi del problema della candela e della scatola di fiammiferi di Duncker (1945). La visione dialettica della creatività suggerisce che né il caso (Campbell) né l’intenzionalità (Duncker) possono arrivare al successo da soli. La mutazione casuale ha bisogno di un criterio per avere successo, e la ricerca sistematica necessita di un sistema per generare opzioni. La proposta di Guilford (1950) che la creatività implichi un’intelligenza diversa cattura questa dialettica. Guilford distinse tra pensiero convergente, che riduce le opzioni fino a quando una singola risposta corretta viene individuata, e pensiero divergente, che genera molteplici alternative (ad esempio, una lista di modi in cui potrebbero essere utilizzati i fiammiferi). Il processo primario genera alternative, ma lo fa nei limiti definiti dal criterio di utilità.
Dialettica 3: oltre le Convenzioni e l’Expertise
Se un processo creativo primario può manifestarsi solo all’interno dei limiti imposti da un processo secondario di controllo, occorre chiarire meglio quale sia la natura di questi limiti. In una prospettiva non dialettica il limite è definito sia in positivo (obiettivo) sia negativo (inibizioni). Maslow (1968) vedeva i limiti sociali, le aspettative normative e la pressione dei pari come barriere all’espressione creativa. Una persona il cui comportamento è prodotto dall’abitudine e limitato dalla paura non può essere creativa. L’expertise professionale permette a un individuo di padroneggiare abilità, tecniche e modi di pensare (Fleck, 1935). L’expertise definisce il recinto all’interno del quale le persone pensano e agiscono efficacemente. La prospettiva dialettica suggerisce che questo recinto è necessario per l’esplorazione e l’innovazione al di là del recinto. Gutenberg padroneggiava la tecnologia del suo tempo (Figura 1a e 1b). Comprendeva l’ingegneria del torchio per fare il vino e conosceva i caratteri mobili. Il suo contributo creativo fu quello di non pensare né come un vignaiolo né come uno scriba. Combinando la meccanica del torchio con il potenziale combinatorio delle lettere, Gutenberg rivoluzionò la comunicazione.
Mednick (1962) propose una teoria cognitive su come le idée sono organizzate nella mente, e come questa organizzazione dipenda dal grado di expertise. In individui con una gerarchia associativa ripida, la conoscenza è strettamente interconnessa. Lo spazio mentale di un ingegnere è densamente popolato di concetti, ciascuno dei quali attiva rapidamente altri concetti nello stesso spazio. Concetti che stanno al di fuori di questo spazio definito dall’ambito professionale sono difficilmente raggiungibili. Individui con una gerarchia associativa più piatta hanno accesso più rapidamente a associazioni remote. Questa è un’idea dialettica. L’expertise è importante, ma quando è troppo diventa un limite. Mednick sviluppò il noto “Remote Associates Test” per quantificare il gradiente di associazione. Se, ad esempio, vengono mostrate le parole “sedia”, “legno”, e “biliardo”, una persona con una gerarchia associativa piatta sarà più rapida a indicare la parola “tavolo” come elemento comune (e quindi remoto) rispetto a una persona con gerarchia associativa ripida o priva di gerarchia. Il pensiero di Mednick è speculare a quello di Guilford. Guilford chiederebbe alle persone di elencare parole legate a “tavolo”, ma non l’una con l’altra.
Autore/i dell'articolo
Parole chiave dell'articolo
Newsletter
Keep me updated about new In-Mind articles, blog entries and more.