Gender danger? Perché la cultura scientifica può fare la differenza
La consapevolezza del proprio orientamento sessuale è un fenomeno complesso, che subisce le influenze del contesto socio-culturale di riferimento (Figura 3).
Il processo di costruzione della consapevolezza è più complesso per l’orientamento omosessuale, in quanto deviante dalla maggioranza numerica e sociale, e in quanto ancora stigmatizzato. Studi recenti hanno cercato di definire l’età in cui la consapevolezza dell’orientamento omosessuale inizi a delinearsi, indicando che intorno agli 8-9 anni vengono esperite le prime sensazioni di attrazione nei confronti di persone dello stesso sesso, ma possono passare almeno 10 anni (cioè verso i 18 anni) prima che queste attrazioni si delineino in una chiara definizione del proprio orientamento sessuale (Savin-Williams & Diamond, 2000). È importante notare che la maggior parte degli studi si sono focalizzati sull’omosessualità maschile, e alcuni studi più recenti mettono in dubbio che l’omosessualità femminile abbia caratteristiche speculari.
7) L’omosessualità è una patologia?
No. Non è una patologia, e quindi non va curata. Nel passato si riteneva lo fosse, ma la comunità scientifica dal 1974 ha eliminato l’omosessualità dal manuale diagnostico per i disturbi mentali e non compare nella sua versione più attuale (DSM-V, 2013), riconosciuto a livello internazionale per la classificazione delle malattie mentali. Inoltre le associazioni di psicologi sia internazionali (American Psychological Association, 2009) sia nazionali (Associazione Italiana Psicologi e Ordine degli Psicologi) hanno coralmente bandito le terapie riparative o di conversione (Lingiardi, 2012).
8) Che differenza c’è tra omosessuali ed eterosessuali in termini di competenze genitoriali?
Nel 2004, l’American Psychological Association ha adottato una mozione su “Orientamento sessuale, genitori e bambini” in cui partendo dalla premessa che l’omosessualità non è un disordine psicologico, stabilisce sulla base delle evidenze empiriche fino ad allora prodotte che l’orientamento sessuale dei genitori non influisce sulle competenze genitoriali degli stessi (APA, 2004). In realtà va rilevato che dalle ricerche condotte in questo ambito emerge che, se una differenza c’è, questa è relativa al fatto che genitori gay e lesbiche tendono a comunicare più efficacemente, a gestire i problemi familiari e a dividersi i ruoli all’interno della famiglia in modo più equo, a mostrare maggiore disponibilità e rispetto nei confronti dell’autonomia dei figli (per una rassegna vedasi Biblartz & Stacey, 2010). Anche nel contesto italiano, recentemente Baiocco e colleghi (2015) hanno mostrato che genitori omosessuali rispetto a quelli eterosessuali presentavano livelli più alti di flessibilità, capacità di comunicazione e soddisfazione di coppia (per una disamina esaustiva e aggiornata delle ricerche sull’argomento vedasi Taurino, 2016). A questa domanda si può trovare risposta anche grazie alle due domande che seguono.
9) L’esposizione a modelli familiari non tradizionali influenza l’identità di genere e l’orientamento sessuale?
Si ritiene comunemente che crescere con genitori omosessuali possa compromettere lo sviluppo dei figli in termini di identità di genere e orientamento sessuale. Studi singoli e metanalisi condotti in questo senso indicano invece, che non ci sono differenze attribuibili al tipo di famiglia di appartenenza rispetto all’identità di genere e all’orientamento sessuale (Allen & Burrell, 1996, 2002; Bos & Sandfort 2010; Patterson, 2000). Va anzi evidenziato che i bambini di coppie lesbiche, rispetto ai bambini di coppie eterosessuali, percepiscono meno pressioni rispetto all'adesione a prescrizioni comportamentali fortemente ancorate agli stereotipi di genere (Bos e Sandfort, 2010).
Non ci sono dunque aspetti disfunzionali rispetto alla strutturazione dell'identità di genere nei figli cresciuti da genitori omosessuali, né si registra nei figli di genitori omosessuali rispetto ai figli di genitori eterosessuali una maggiore probabilità di diventare omosessuali da adulti. Bisogna precisare però, rispetto a quest’ultimo punto, che è importante non cadere nella credenza stereotipica che l’omosessualità sia una malattia (vedasi domanda 7), un “problema” rispetto al quale è necessario accertarsi che i figli che crescono in nuclei omogenitoriali non siano esposti per non esserne “contagiati”.
10) Crescere in una famiglia con genitori dello stesso sesso provoca influenze negative sul percorso evolutivo dei figli?
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