Gender danger? Perché la cultura scientifica può fare la differenza

Come ci ricordano O’Flaherty e Fisher (2008), le riserve sul fatto che l’educazione scolastica parli di ruoli di genere o di omosessualità ricorrono nel corso della storia. Questo è successo per esempio in Polonia nel 2007, in UK nel 1988 (Local Government Act e nel resto del paese nel 2003), in Scozia nel 2000, e naturalmente è del tutto attuale nel dibattito Italiano e nelle legislature di molti paesi nel mondo, in cui l’omosessualità è definita illegale o addirittura un atto criminale, e in quanto tale punita, in alcuni stati persino con la pena di morte.

L’educazione sessuale è un fondamento cruciale in un paese democratico, in cui vogliamo che i giovani possano essere liberi di scegliere se, quando e con chi avere rapporti sessuali, e se, quando, e con chi avere dei figli. La libertà in queste scelte è strettamente vincolata alla consapevolezza, un obiettivo di crescita il cui raggiungimento può essere facilitato dall’educazione. Uno dei principi base dei diritti umani (previsto anche nella nostra costituzione), è la condanna alla discriminazione in base al sesso o all’orientamento sessuale. Prevedere un’educazione sessuale rivolta solo a ragazzi/e eterosessuali sarebbe estremamente discriminatorio ma anche dannoso per la società. Soprattutto date le statistiche secondo cui le persone omosessuali sono più a rischio di subire violenza sessuale (Herek, 2009).

Gli studi sulle conseguenze dell’educazione sessuale per ora sono scarsi. Abbiamo invece evidenza sul fatto che dare informazioni che mettono in dubbio i ruoli e gli stereotipi di genere possa avere dei risvolti positivi. Per esempio spiegare agli studenti che non ci sono differenze tra maschi e femmine nelle abilità matematiche, può eliminare gli effetti negativi che questi stereotipi hanno per esempio sulla performance delle ragazze in matematica (Johns, Schmader, & Martens, 2005).

Good, Aronson, e Harder (2008) hanno svolto uno studio sul campo, indagando la performance in un compito in corsi avanzati di matematica (i cui studenti spesso poi intraprendono carriere in matematica e scienze).  Il compito misurava le abilità matematiche ed era presentato come tale. A metà degli studenti veniva offerta una specificazione ulteriore, cioè che in compiti di questo tipo non ci sono differenze di genere. In linea con gli studi precedenti, definire il compito come diagnostico delle abilità matematiche è stato sufficiente per attivare la minaccia dello stereotipo e creare le differenze di genere: le studentesse infatti ebbero un punteggio più basso rispetto ai loro compagni maschi. Quanto però alla definizione che attiva la minaccia dello stereotipo si aggiungeva la specificazione che lo nega (“è un compito di matematica e in compiti di questo tipo non ci sono differenze di genere”), il punteggio delle ragazze non differiva da quello dei ragazzi. Questo studio mostra con chiarezza che se a scuola si stesse più attenti non solo a non rinforzare gli stereotipi di genere, ma a negarli esplicitamente, alcune differenze di genere legate alla performance scolastica scomparirebbero, con vantaggio per il gruppo stereotipicamente discriminato (le studentesse), e senza svantaggio per il gruppo stereotipicamente avvantaggiato (gli studenti).

5) Quali sono i contributi biologici e quelli ambientali all’orientamento sessuale?

Una domanda molto frequente è se gay si nasce o si diventa. Alcuni studi sui gemelli hanno indagato in modo scientifico questo quesito, a cui la scienza sembra però non essere ancora in grado di dare una risposta definitiva. Mustanski, Chivers, e Bailey (2002) hanno analizzato gli studi prodotti tra il 1992 e il 2002 e hanno concluso che la teoria che sembra predire con più accuratezza l’orientamento sessuale (soprattutto degli uomini) sia quella neuro-ormonale secondo la quale entrano in gioco fattori quali la psiconeuroendocrinologia, lo stress prenatale, le asimmetrie cerebrali, la neuro-anatomia, le emissioni oto-acustiche e l’antropo-metrica, mentre il ruolo genetico e quello ambientale sarebbero trascurabili. Un crescente numero di studi sta indagando l’ipotesi che il numero di fratelli maggiori maschi sia un possibile fattore che aumenta la probabilità di avere un orientamento omosessuale nei successivi figli maschi. Confrontando i risultati di 14 studi, per un totale di 10,143 partecipanti maschi, lo studio meta-analitico di Blanchard (2004) conclude che in effetti il numero di fratelli (e non sorelle) maggiori (e non minori) sembra essere un predittore dell’omosessualità. Perché? Ancora gli studi non riescono a fornire un’interpretazione certa, un’ipotesi al momento dibattuta è che il sistema immunitario della madre sviluppi una progressiva immunizzazione agli antigeni maschili, e che questa immunizzazione abbia degli effetti sullo sviluppo del feto. Quindi secondo questo approccio, l’orientamento sessuale si definirebbe già in fase fetale (Rahaman, 2005). In realtà, è opportuno sottolineare come la scienza oggi non ha ancora una risposta definitiva e chiara a questa domanda e ogni orientamento sessuale è talmente complesso che individuare un solo fattore che può esserne completamente responsabile è del tutto improbabile (Lingiardi, 2015).

6) Quando si sviluppa l’orientamento sessuale?

Autore/i dell'articolo

Newsletter

Keep me updated about new In-Mind articles, blog entries and more.

Facebook