Gender danger? Perché la cultura scientifica può fare la differenza
L’identità di genere si sviluppa prima ancora dell’ingresso alla scuola primaria. A due anni i bambini iniziano già a definirsi bambino e bambina (Kohlberg & Ullian, 1974). A 5 anni i bambini hanno appreso molto bene l’aspetto prescrittivo dell’appartenenza di genere, sapendo dire chiaramente come si dovrebbe comportare un bambino e come si dovrebbe comportare una bambina (Martin & Ruble, 2004) e con quali giochi la gente si aspetta che giochi un bambino (trattori e costruzioni) e con quali una bambina (bambole e cucinette) (Raag & Rackliff, 1998). Alcuni studi mostrano tali capacità di discriminazione già a partire dai 3 anni e che tale categorizzazione è presente nei bambini anche qualora i genitori non credano nei ruoli di genere stereotipati (Freeman, 2007). Questa rigidità dei figli nonostante la flessibilità dei genitori può essere spiegata come una rigidità cognitiva tipica di quella fase dello sviluppo in cui di solito i bambini sono molto severi nell’applicazione delle regole che imparano, ma mostra anche che la regola sociale è stata appresa, suggerendo quindi un ruolo chiave del contesto extra-familiare nell’acquisizione delle norme di genere.
2) I ruoli di genere sono influenzati dalla cultura?
La risposta a questa domanda è affermativa. L’aspetto prescrittivo delle norme di genere è cambiato negli anni, ma solo per le donne che ora hanno caratteristiche più stereotipicamente maschili. Invece per gli uomini la situazione è rimasta più statica (Twenge, 1997). Questo si riproduce anche nelle evoluzioni delle carriere professionali: mentre per le donne è aumentato nel corso del tempo l’accesso ai ruoli professionali tradizionalmente maschili, non è vero il contrario per gli uomini che assumono ancora poco i ruoli tradizionalmente femminili (Croft et al., 2015).
Probabilmente uno dei miti pseudoscientifici più resistenti nel corso del tempo riguarda le differenze psicologiche fra uomini e donne. Basti pensare al testo di John Gray “Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere” in cui l’entità delle differenze fra uomini e donne era descritta in termini così drammatici da essere equiparata a quella di persone che provengono da pianeti diversi. Questo testo ha venduto più di 30 milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in 40 lingue (Hyde, 2005). Il successo di questo libro ci dice dunque che le differenze di genere vendono. Ma quali sono le evidenze scientifiche a riguardo? Una studiosa americana, Janet Hyde, nel 2005 ha preso in rassegna ben 46 meta-analisi (per un totale di 7044 studi), mostrando che rispetto a variabili cognitive (es. abilità matematiche, abilità spaziali, di ragionamento astratto etc.), variabili relative alla comunicazione verbale e non verbale, variabili sociali o di personalità (ad es. aggressività, stile di leadership, atteggiamenti e comportamenti sessuali), variabili relative al benessere psicologico (ad es. soddisfazione di vita, autostima), variabili relative a comportamenti motori (velocità di lancio, distanza di lancio, capacità di salto), le differenze fra uomini e donne erano di entità minima e riguardavano esclusivamente gli atteggiamenti rispetto a comportamenti sessuali e variabili relative a comportamenti motori. Interessante, fra l’altro un recente studio condotto presso l’Università di Tel Aviv da Daphna Joel e colleghi (2015) dal suggestivo titolo “il sesso oltre i genitali: il mosaico del cervello umano” in cui dall’analisi di circa 1.400 cervelli di uomini e donne si evince che non è possibile parlare di cervelli maschili e di cervelli femminili ma che i cervelli delle persone sono comparabili a dei mosaici dove la variabilità individuale è molto più alta di quella di genere.
3) I Ruoli di Genere Tradizionali Sono Vantaggiosi o Svantaggiosi per gli Individui?
La risposta è svantaggiosi. Tutti gli studi che hanno indagato il ruolo degli stereotipi di genere e la loro attivazione hanno tipicamente riportato degli svantaggi per gli individui, come per esempio una performance peggiore in compiti scolastici e scelte di vita più limitate. Un filone di studi sulla “minaccia dello stereotipo” mostra che attivare lo stereotipo di genere fa peggiorare la performance in matematica delle donne (Ambady, Shih, Kim, & Pittinsky, 2001; Muzzatti & Agnoli, 2007; Spencer, Steele, & Quinn, 1999; Walsh, Hickey, & Duffy, 1999). L’aspetto interessante di questi studi è che lo stereotipo può essere attivato anche in ambiti apparentemente irrilevanti per il compito. Per esempio, Davies, Spencer, Quinn e Gerhardstein (2002) hanno mostrato ad alcuni studenti una pubblicità di un detersivo. Per metà degli studenti la pubblicità includeva solo il fustino di detersivo. Per l’altra metà nella pubblicità si vedeva una donna che offriva a suo marito le camicie lavate e stirate, in linea con i ruoli di genere secondo cui la donna si occupa delle faccende di casa. I ragazzi sono stati assegnati in modo causale alle due pubblicità e, dopo aver osservato il messaggio promozionale, hanno svolto un test con domande che misuravano le abilità verbali e quelle matematiche. Per i ragazzi maschi non è emersa alcuna differenza legata al tipo di pubblicità. Invece le ragazze hanno evitato le domande di matematica dopo aver visto le pubblicità stereotipiche. In uno studio successivo, le ragazze hanno dichiarato minore interesse e aspirazione a intraprendere in futuro professioni di carattere scientifico dopo aver visto le pubblicità stereotipiche.
4) Quali sono le conseguenze dell’essere esposti in ambito scolastico a progetti che discutono i ruoli di genere?
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