Quando amare fa male: la pervasività dello stigma verso la non-monogamia consensuale

Ricerche in psicologia mostrano che le persone CNM sono ugualmente impegnate nelle relazioni quanto lo sono le persone in relazioni monogame e che queste relazioni non differiscono in termini di qualità (Conley et al., 2013). In altre parole, i partner CNM sono tanto soddisfatti quanto i monogami, le relazioni tendono ad avere la stessa durata e non sono state trovate differenze nei livelli di benessere psicologico dei partner (Rubel & Bogaert, 2015). Inoltre, i partner CNM riportano alti livelli di felicità, vicinanza emotiva, onestà nella coppia, ottima comunicazione e bassi livelli di gelosia (Barker, 2005; Bonello & Cross, 2010; Klesse, 2006; Visser & McDonald, 2007). In sostanza, ciò che la letteratura scientifica evidenzia è che la non-monogamia consensuale può funzionare almeno tanto quanto la monogamia, apportando gli stessi benefici di ogni altra relazione amorosa. Ma, se chi vive relazioni CNM è tanto soddisfatto quanto coloro che sono in relazioni monogame, perché avere questo tipo di relazioni può rivelarsi problematico? Secondo gli studi finora condotti, la risposta non sarebbe da cercarsi in un disagio psicologico che vive il gruppo CNM, bensì nella reazione della società di fronte all’incontro con la non-monogamia (Conley et al., 2013).

 

Stigma verso la non monogamia consensuale: dai falsi miti alla discriminazione

Negli ultimi decenni, media e social network hanno iniziato a parlare di non-monogamia consensuale (Salmansohn, 2009). Nonostante l’argomento abbia ricevuto attenzioni positive sia da alcune fonti di stampa popolari (Haag, 2011a, b sulla CNN; Oppenheimer, 2011 sul New York Times) che da alcuni attivisti LGBTQ+ (Lehmiller, 2017; Savage, 2019), il pensiero dominante è che sia infantile, egoista e psicologicamente dannosa (Salmansohn, 2009; Slick, 2010). Alcuni studiosi sostengono inoltre che avere rapporti sessuali al di fuori di una relazione primaria sia un segno che la relazione è disturbata (Charny, 1992; Perel, 2007). Più in generale, nelle nostre società è diffusa l’idea che per essere felici bisogna impegnarsi in relazioni monogame a lungo termine, essendo questo l’unico modo, sano e normale, di sperimentare l’amore (Carl, 1990).

Davamo retta a tutte quelle persone che ci dicevano che negli anni saremmo cambiati, che la nostra era una fase di ribellione giovanile. E mi creda, erano tante! Paradossalmente, chiamarci infantili era quanto di più carino ci dicevano i nostri amici, poi si sfociava nell’offesa, nel definirci o vederci come dei malati mentali, pedofili. Dare certe spiegazioni per qualcosa che non comprendi è piuttosto tipico, ho capito con il tempo.

Anna, in relazione aperta con Simone, 35 anni

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Come suggeriscono le parole di Anna, le relazioni CNM sono fortemente stigmatizzate (Cohen & Wilson, 2017). Effettivamente, le persone sembrano valutare coppie dichiaratamente non-monogame in maniera più negativa rispetto a quelle monogame (Conley et al., 2012).

Un primo aspetto oggetto di stigma riguarda la salute sessuale. In molti sostengono che la non-monogamia consensuale aumenti il rischio di infezione da HIV (Crossley, 2004) mentre la monogamia, al contrario, riduca drasticamente la possibilità di contagio (Shelton et al., 2004). Sebbene a prima vista ragionevole, ciò non è supportato da un'attenta analisi delle pratiche di monogamia (Conley et al., 2015). Al contrario, le persone in relazioni CNM hanno mostrato pratiche sessuali più sane, almeno rispetto alle persone monogame che avevano tradito il loro partner dall’inizio della loro relazione (e che rappresentavano più di un quarto del campione monogamo; Conley et al., 2012).

Lo stigma associato agli individui CNM non si limita a pensarli portatori di infezioni sessualmente trasmissibili, ma influenza globalmente il modo in cui vengono percepiti. In un illuminante studio, i ricercatori hanno presentato ai partecipanti delle storie di persone e manipolato sperimentalmente il tipo di relazione di cui la storia parlava, che poteva essere monogama o CNM (Conley et al., 2012). Dopo che i partecipanti avevano letto una o l’altra delle due versioni, venivano sottoposti a una serie di domande. Alcune di queste riguardavano aspetti intrinseci alla relazione, ad esempio quanto i due partner si fidassero l’uno dell’altro, quanto si rispettassero o se fossero gelosi, mentre altre riguardavano caratteristiche esterne, ad esempio quanto fossero affidabili nel portare fuori il cane o nell’assumere la loro dose giornaliera di vitamine. I risultati? Non solo le persone CNM erano percepite in maniera più negativa in tutti i tratti rilevanti per la relazione, ma anche rispetto alle dimensioni non collegate. La percezione negativa delle persone non monogame, generata proprio dal tipo di relazioni intrattenute, si estende quindi ad altri domini: in altre parole, le persone CNM non sarebbero affidabili nemmeno per portare a spasso un cane!

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