Le famiglie adottive e la “lunga” pandemia: quali risorse e vulnerabilità?

Sono emerse differenze significative in quanto le madri adottive manifestano livelli più bassi di soddisfazione nella relazione con i/le figli/e rispetto alle madri di figli/e biologici/che.

Le ricerche convergono nell’evidenziare che i minori adottati manifestano con maggiore probabilità problemi di tipo emotivo e/o comportamentale legati a esperienze negative precoci (in primis l’abbandono e spesso una prolungata esperienza di istituzionalizzazione), rendendo dunque le interazioni familiari quotidiane maggiormente faticose e riducendo i livelli di soddisfazione da parte dei genitori (ad es., Van IJzendoorn & Juffer, 2006). È come se esistesse uno scarto tra le numerose risorse familiari a disposizione dei genitori e la loro incisività sul piano della relazione con i figli e le figlie, per le sfide aggiuntive che si trovano ad affrontare riconducibili anche al passato spesso traumatico che il figlio o la figlia ha vissuto prima dell’adozione e che ha lasciato non pochi “segni” nel presente. Da nostre ulteriori analisi, però, sono emersi altri dati degni di attenzione. Abbiamo chiesto alle madri anche di riportare in termini retrospettivi la percezione di quanto prima della pandemia si sentissero soddisfatte per la relazione con il/la figlio/a. Confrontando la percezione pre- e post-pandemia, nel gruppo delle madri adottive si registra un incremento della soddisfazione per la relazione con i/le figli/e, mentre per le madri che hanno figli/e non adottivi/e il livello di soddisfazione rimane per lo più stabile, anche se risulta superiore rispetto a quello delle madri adottive. Potremmo allora concludere che se è vero che le famiglie adottive devono affrontare più difficoltà nella relazione con il/la figlio/a è anche plausibile che in generale hanno potuto trarre maggiore beneficio da questo tempo “sospeso”, alleggerito da incombenze extradomestiche, che ha consentito loro di concentrare l’attenzione e le energie sul/la figlio/a, benché rimangano comunque nodi problematici. In particolare, le madri adottive rispetto alle madri con figli/e biologici/che sembrano essere meno esposte al rischio di mostrare elevati livelli di stress per la situazione pandemica e possedere numerose risorse per farvi fronte, sul piano individuale, relazionale e sociale, e al tempo stesso di essere maggiormente provate sull’asse genitoriale. Questo implica anche un ripensamento del concetto stesso di vulnerabilità applicato alle famiglie adottive, sostenendo uno sguardo salutogenico, ossia di attenzione alle risorse e non solo ai fattori di rischio maturati nella storia familiare. Le famiglie che hanno vissuto esperienze stressanti potrebbero sorprendentemente trovarsi più preparate nel gestire nuovi stressor rispetto a famiglie che potrebbero attraversare per la prima volta eventi così stressanti come la pandemia, la cui portata sarebbe quindi probabilmente vissuta come più traumatica. D’altra parte, l’adozione rappresenta una sfida aggiuntiva per la famiglia e i genitori potrebbero necessitare di un supporto specialistico che li aiuti a sfruttare al massimo le competenze e le abilità di cui, come è emerso, dispongono e a rafforzare la qualità delle relazioni per gestire e superare con maggiore consapevolezza ed efficacia gli eventi critici che incontrano lungo il loro ciclo di vita, sostenendo i/e figli/e nel percorso di elaborazione dei vissuti traumatici. Non da ultimo i risultati degli studi da noi condotti suggeriscono la necessità di un’attenzione alle famiglie che superi visioni statiche e stereotipate e si muova nella direzione di una conoscenza dinamica e articolata dell’universo “famiglia”.
 
[1] Data la presenza di poche coppie separate all'interno del gruppo delle famiglie adottive, le stesse non sono state considerate nelle successive analisi.
[2] In accordo con gli obiettivi dello studio, non sono state prese in considerazione le risposte dei padri.
 

Glossario

Cluster analysis: tecnica statistica di tipo esplorativo che consente di classificare le risposte dei soggetti in gruppi o profili, in modo tale che la somiglianza fra le risposte sia massima nel caso in cui le risposte appartengano allo stesso profilo e minima nel caso in cui appartengano a profili diversi.
 
Pile-up: accumulo di fonti di stress che possono condurre alla percezione di esaurimento delle energie e di inefficacia personale.
 
Salutogenesi: introdotta dal sociologo Antonovsky nel 1979, la teoria salutogenica è volta all’individuazione dei fattori che promuovono e supportano la salute fisica e mentale delle persone e dei loro gruppi di appartenenza (es., famiglia).
 
Senso di coerenza: disposizione individuale a vedere la realtà come comprensibile, gestibile e dotata di senso.
 
Stressor: agente stressante o fonte di stress. Distress psicologico: espressione soggettiva di malessere caratterizzata da uno squilibrio tra le richieste dell’ambiente e le risorse a disposizione dell’individuo.
 

Bibliografia

Antonovsky, A. (1979). Health, stress and coping. San Francisco: Jossey-Bass.
 
Antonovsky A. (1987). Unraveling the mistery of health: How people manage stress and stay well.

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