Hashtag d’ordine #recovery: Instagram e i disturbi del comportamento alimentare.

L’appetito vien postando, o forse non è così?

I pionieristici studi di McKenna e Bargh (1998) sulle dinamiche delle relazioni interpersonali online mostrano come gli ambienti online consentono di interagire con altre persone rimanendo nell’anonimato. La formazione di gruppi online diventa così un’opportunità, per coloro che vivono uno stigma, di rifugiarsi all’interno di un ambiente sicuro per l’espressione del sé. L'appartenenza a questi gruppi virtuali diventa così una parte importante dell'identità (McKenna & Bargh, 1998).

Partendo da questa considerazione, LaMarre e Rice (2017) hanno analizzato 1056 immagini relative al percorso di guarigione dai DCA pubblicate su Instagram e accompagnate dagli hashtag #EDrecovery, #eatingdisordersrecovery, #anorexiarecovery. #bulimiarecovery e #recoverywarrior per cercare di approfondire le rappresentazioni dei DCA sulla rete. La maggior parte delle immagini analizzate riguardavano il cibo. Questo aspetto potrebbe essere dovuto semplicemente ad un incremento generalizzato delle rappresentazioni di cibo sui siti di social media (Holmberg, Chaplin, Hillman, & Berg, 2016). Tuttavia, da una analisi più accurata, è emerso che le fotografie pubblicate sottolineavano soprattutto gli aspetti della fase di guarigione (LaMarre & Rice, 2017) suddivise in quattro differenti categorie semantiche: 1) “uno spettacolo per gli occhi”, ovvero insegnamenti su “come mangiare in modo sano” 2) “corpo del reato”, ovvero fotografie del cambiamento corporeo durante il periodo di guarigione 3) “citazioni”, ovvero citazioni che invitano alla cura della propria salute e 4) “Im(perfezione)”, ovvero fotografie in cui gli utenti analizzano la normalità nei loro schemi alimentari e stili di vita. LaMarre e Rice (2017) suggeriscono che documentare il processo di guarigione attraverso l’attività di posting frequente possa essere un modo di monitorare i propri progressi e interagire con altre persone che condividono i propri sforzi e sfide.

Similmente, McNamara e Parsons (2016) hanno analizzato le conversazioni di un gruppo di supporto online per indagare i processi di identificazione che si verificano in questi ambienti virtuali. Va sottolineato come il processo di guarigione richieda una rivalutazione di credenze e valori, l’abbandono dei comportamenti alimentari disfunzionali (Abbate-Daga, Amianto, Delsedime, De-Bacco, & Fassino, 2013; Bowlby, Anderson, Hall, & Willingham, 2015) e l’interiorizzazione di un’identità orientata alla guarigione (Best, Beckwith, Haslam, Haslam, Jetten, Mawson, & Lubman, 2016). Secondo gli autori, l'identità condivisa durante il percorso di guarigione, veicolata attraverso il senso di appartenenza a gruppi virtuali online può favorire il processo di guarigione e di ripresa.

Nonostante queste prime evidenze incoraggianti, gli effetti positivi dell’appartenenza ad una comunità virtuale di sostegno ai disturbi del comportamento alimentare sono stati spesso messi in discussione. Da una ricerca condotta da Mabe, Forney e Keel (2014) è emerso che le persone che trascorrevano più tempo su Facebook tendevano anche a riportare maggiori sintomi legati ai DCA. In diverse ricerche (Fardouly & Vartanian, 2015; Tiggemann & Miller, 2010; Tiggemann & Slater, 2013, 2014; Vandenbosch & Eggermont, 2012) viene evidenziato come spendere molto tempo sui social network sia associato a un aumento nella vigilanza del proprio corpo, una maggiore interiorizzazione degli ideali di magrezza, maggiori confronti del proprio aspetto fisico e un decremento della soddisfazione per il proprio peso. Tuttavia, altri studi (Cohen, Newton-John, & Slater, 2017; McLean, Paxton, & Wertheim, 2015; Meier & Gray, 2014) suggeriscono che non sia tanto la quantità di tempo spesa sui social ad incentivare maggiori preoccupazioni per la propria immagine corporea, quanto invece sia la specificità delle attività che si svolgono online a determinarne l’aumento. Condivisione e pubblicazione di fotografie legate al corpo, seguire account che si concentrano sull’aspetto fisico, selezionare e modificare i propri selfie prima della pubblicazione, sono tutte attività associate ad una maggiore preoccupazione per la propria immagine corporea nelle giovani donne (Cohen et al., 2017, 2018; McLean et al., 2015; Meier & Gray, 2014).

Per approfondire la relazione fra utilizzo dei social media e i comportamenti alimentari Eikey e Booth (2017) hanno condotto una ricerca qualitativa attraverso interviste semi-strutturate, per analizzare l’utilizzo da parte di alcune ragazze di diverse piattaforme online, tra cui Instagram. I risultati sono tuttavia ambivalenti. Infatti, traspare come questo particolare social media favorisca una maggiore consapevolezza degli utenti riguardo il proprio disturbo, diminuendo la minaccia dello stigma sociale ad esso associato. Allo stesso tempo però la medesima piattaforma social veniva descritta dalle partecipanti come uno strumento nocivo, in grado di innescare continui confronti che contribuivano ad un maggiore senso di inadeguatezza e di immobilità di fronte al percorso di guarigione.

 

Autore/i dell'articolo

Newsletter

Keep me updated about new In-Mind articles, blog entries and more.

Facebook