Darwin non fa rima con verde: Evoluzione, strategie di selezione sessuale ed ecologia

Ogni giorno dobbiamo scegliere centinaia di volte (più o meno consciamente) tra comportamenti ecologici e non-ecologici. Svegliarsi con una sveglia meccanica o elettrica? Fare la doccia o il bagno? Con un bagnoschiuma ecologico o non-ecologico? Bere il caffè classico o biologico? Chiudere l’acqua mentre ci laviamo i denti o lasciarla aperta? Guidare fino al lavoro o utilizzare i trasporti pubblici… Nonostante le crescenti evidenze dei danni ambientali, nonostante i continui richiami a prendersi cura dell’ambiente, gli esseri umani sono riluttanti a comportarsi ecologicamente. Inoltre, gli studi empirici hanno ripetutamente provato che ciò è particolarmente vero nel caso dei maschi (ad es., Kopelman, Weber, & Messick, 2002; Mohai, 1992; Zelezny, Chua, & Aldrich, 2000). Molti fattori possono spiegare questa riluttanza. Per alcuni anni, i ricercatori nelle scienze sociali hanno cercato di scoprire quali ne siano le cause. In questo articolo, ci focalizzeremo su un approccio evoluzionistico a questa riluttanza, che sembra suggerire che semplicemente gli esseri umani non sono equipaggiati per comportarsi in modo ecologico… soprattutto i maschi. 

Per introdurre l’approccio evoluzionistico, innanzitutto descriveremo sinteticamente alcuni punti centrali della psicologia evoluzionistica1. Quindi, vedremo come alcuni principi degli ecologisti siano in conflitto con le radici evoluzionistiche degli esseri umani. 

L’evoluzione ha modellato affetti, cognizioni e comportamenti

L’idea centrale dell’approccio evoluzionistico è che l’evoluzione abbia modellato tanto il corpo quanto gli affetti, le cognizioni ed i comportamenti. Edward O. Wilson (1975), il fondatore di questo approccio, definiva un adattamento come “ogni struttura, processo fisiologico, o pattern comportamentale che rende un organismo più idoneo a sopravvivere e riprodursi rispetto ad altri membri della stessa specie” (p. 577). In altre parole, affetti, cognizioni e comportamenti che hanno permesso ai loro “proprietari” di sopravvivere e trasmettere i loro geni ad altri, quindi adattivi, hanno più probabilità di apparire nelle generazioni future e diventare parte della natura umana. Ad esempio, l’attrazione sessuale di un maschio per donne anziane non lo aiuterà certo a riprodursi e di conseguenza questa attrazione non sarà trasmessa geneticamente alle generazioni future, diversamente dall’attrazione per donne giovani e fertili, che invece è adattiva (e, come vedremo, si riscontra universalmente). 

Ci siamo adattati ad un ambiente di cacciatori-raccoglitori

Essendo un processo molto lento, l’evoluzione non ha avuto luogo in tempi recenti ma ha modellato l’umanità nel Pleistocene, un ambiente di cacciatori e raccoglitori2, in cui l’umanità ha passato circa il 99.5% della propria esistenza3. Oggigiorno, alcuni affetti, cognizioni e comportamenti non sono più adattivi o sono addirittura pericolosi nell’ambiente moderno, ma non sono facili da modificare: l’evoluzione li ha “impressi” nei nostri cervelli, proprio per il valore adattivo che hanno avuto nell’ambiente dove l’evoluzione ha avuto luogo (Crawford, 1998). 

Selezione naturale e sessuale

L’evoluzione procede attraverso due tipi di selezione: la selezione naturale, che favorisce la sopravvivenza del più idoneo, e la selezione sessuale, che favorisce la trasmissione dei geni4 selezionando, tra le altre cose, le strategie di accoppiamento che ne favoriscano la trasmissione. La selezione sessuale è alla base delle diverse strategie di accoppiamento degli esseri viventi, strategie che variano a seconda delle particolarità di una specie. Ad esempio, alcune specie sono monogame altre poligame. Le strategie di accoppiamento variano anche all’interno di una stessa specie, tra maschi e femmine, quando vi sono differenze di genere nella quantità minima di energia necessaria alla riproduzione5 (Bateman, 1948; Trivers, 1972). Questo è vero nel caso degli esseri umani: la riproduzione “costa” un rapporto sessuale ed uno spermatozoo (tra un’infinità di) ai maschi versus un rapporto sessuale, più un ovulo (tra pochi disponibili) e nove mesi di gravidanza alle femmine. Di conseguenza, maschi e femmine hanno sviluppato differenti strategie6 per selezionare ed attrarre i partner, che meglio rispondano ai propri bisogni per massimizzare la trasmissione dei geni. 

Le migliori strategie di accoppiamento per maschi e femmine

Entrambi i generi hanno interesse ad offrire cibo, protezione e cure alla propria prole al fine di aumentarne le possibilità di sopravvivenza (Hill & Hurtado, 1996) e la successiva riproduzione (Geary, 2005). Ciò è particolarmente vero per le femmine, il cui investimento parentale minimo è superiore a quello dei maschi. Di conseguenza, le donne sono più esigenti nella scelta di un compagno. A loro volta, i maschi sono il genere che compete di più per ottenere una partner (Bateman, 1948). 

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