Darwin non fa rima con verde: Evoluzione, strategie di selezione sessuale ed ecologia
Alcuni cavalli di battaglia degli ecologisti vanno contro la lezione evoluzionistica
“Sii ecologista per il bene delle generazioni future” versus ignora il futuro
Uno degli argomenti degli ambientalisti è che dovremmo comportarci in modo ecologico proprio ora per il bene delle generazioni future. È una bellissima idea ma gioca contro ciò che gli evoluzionisti chiamano “ignorare il futuro,” ossia il fatto che gli esseri umani preferiscano un beneficio anche modesto ma immediato piuttosto che uno ingente ma dilazionato nel tempo. Infatti, quando vivevano nell’ambiente di cacciatori-raccoglitori, gli esseri umani erano esposti a situazioni continuamente mutevoli e a continui rischi per la propria vita. Non avevano quindi interesse ad aspettare troppo a lungo per un beneficio, anche maggiore, perché la situazione in futuro avrebbe potuto essere così differente da far sfumare l’eventuale ricompensa. Ciò era particolarmente vero per i maschi, i cui compiti di caccia e le strategie di selezione sessuale sono più rischiose che per le femmine. E tra i maschi, ciò è ancora più vero per quelli interessati ad accoppiamenti a breve termine, quindi esposti a maggiore competizione intra-gruppo (Wilson & Daly, 2004).
Il fenomeno dell’ignorare il futuro è stato studiato in numerose situazioni differenti. I ricercatori l’hanno evidenziato sia nei maschi che nelle femmine (Wilson, Daly, Gordon, & Pratt, 1996). Sebbene, come previsto dall’approccio evoluzionistico, questo fenomeno sia stato riscontrato maggiormente nei maschi che nelle femmine (Kirby & Marakovic, 1996; Wilson et al., 1996). Inoltre, è stato trovato che il fenomeno di ignorare il futuro era molto maggiore nei maschi (ma non nelle femmine) che erano stati stimolati sessualmente attraverso una manipolazione sperimentale (esposizione a concetti associati all’accoppiamento a breve termine; Wilson & Daly, 2004).
Questi risultati e le teorie che corroborano non sono facilmente riconciliabili con i moniti ad impegnarsi (cambiare i nostri comportamenti) per risultati che sorpassano le nostre aspettative di vita, specialmente per quanto riguarda i maschi (soprattutto quelli interessati a numerose conquiste).
“Sii ecologista per il bene delle generazioni future, soprattutto dei paesi sotto-sviluppati” versus altruismo
Oltre ad ignorare il futuro, un altro fattore può ridurre la propensione ad agire per il bene delle generazioni future, soprattutto quelle che vivono in paesi distanti. Poiché la selezione naturale promuove comportamenti che massimizzano la trasmissione dei geni, gli esseri umani hanno la tendenza a comportarsi altruisticamente (adottare comportamenti costosi per il singolo ma vantaggiosi per altri) maggiormente con le persone geneticamente vicine che con le persone con cui hanno meno probabilità di condividere un alto tasso genetico: ad esempio, aiutare i parenti aumenta la probabilità di trasmettere geni condivisi; più stretto il grado di parentela, più saranno i geni condivisi. Di conseguenza, la probabilità di aiutare qualcuno decresce in funzione della distanza genetica (Hamilton, 19648). In alcuni casi, è invece vantaggioso per il singolo aiutare persone non imparentate, quando alcune condizioni sono soddisfatte, come la possibilità che le persone aiutate possano poi restituire l’aiuto9 (Trivers, 1971). Questi modelli teorici sono sostenuti da numerosi studi. Ad esempio, Pollet (2007) ha trovato che i figli degli stessi genitori investono di più nella loro relazione rispetto a fratelli con un genitore diverso, pur vivendo in condizioni comparabili. Stewart-Williams (2007) ha studiato i comportamenti di aiuto tra fratelli, cugini, amici e conoscenti, ed ha trovato che, tra i membri di una stessa famiglia, una maggiore vicinanza genetica era associata a più alti livelli di aiuto. Inoltre, gli amici ricevevano lo stesso livello di aiuto solo nel caso di comportamenti di aiuto di entità trascurabile: l’aiuto vero, costoso, è riservato solo ai fratelli.
Quindi, chiedere alle persone di fare sacrifici per persone geneticamente lontane o non-imparentate, che forse non vedranno mai e che sicuramente non restituiranno il favore, è contrario alle condizioni fondamentali richieste per attuare comportamenti di aiuto, che l’evoluzione ha programmato negli esseri umani (Heinen & Low, 1992/2007).
“Compra prodotti verdi” versus consumismo vistoso
Come abbiamo visto precedentemente, le donne apprezzano segnali che indicano possesso di risorse materiali e status, inclusa la tendenza dei maschi ad ostentare il consumismo, soprattutto nel caso di accoppiamenti a breve termine (Krueger, 2008; Sundie et al., 2011).
I prodotti ecologici generalmente non sono associati ad uno status alto. Sono contrapposti a prodotti alternativi di lusso e costosi, non-verdi. Quindi, il richiamo ad utilizzare prodotti verdi, soprattutto per i maschi, è difficile da conciliare con il bisogno di un consumismo vistoso. Questo punto in parte spiega le differenze di genere che si riscontrano nei comportamenti ecologici: i maschi hanno buone ragioni per preferire prodotti di lusso rispetto a prodotti verdi. Una seconda spiegazione risiede nell’interesse dei maschi nei confronti dei valori prosociali ostentati dalle femmine: quest’ultime hanno interesse a comperare prodotti verdi per evidenziare quanto siano premurose. Griskevicius e colleghi (2007) hanno confermato l’attrazione delle donne nei confronti di prodotti che indicano generosità.
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