Darwin non fa rima con verde: Evoluzione, strategie di selezione sessuale ed ecologia

La migliore strategia di trasmissione dei geni per un maschio (vedi, ad es., Buss, 1998) è di accoppiarsi con il maggior numero possibile di donne fertili (short-term mating – accoppiamento a breve termine) e di associarsi stabilmente (long-term mating – accoppiamento a lungo termine) con una donna la cui salute e fertilità siano superiori alla media e durevoli, al fine di allevare, proteggere e nutrire i figli (investimento parentale). La partner a lungo termine dovrebbe essere anche affidabile (gli uomini perderebbero molto ad investire nella prole di un altro uomo) ed avere qualità prosociali (come la generosità). Selezionare questa strategia non significa tradire costantemente la propria moglie; è, piuttosto, espressione di criteri universali e tuttora prevalenti, relativi a ciò che gli uomini considerano attraente in una donna e a ciò che le donne mettono in mostra per attrarre gli uomini. Questi criteri sono stati rilevati sistematicamente (Buss, 1998; Buss, 1989, uno studio celebre che valuta le preferenze nell’accoppiamento in 37 culture; Shackelford, Schmitt & Buss, 2005): i maschi prediligono nella donna salute e fertilità, traducibili in attrattività fisica. Ciò implica, ad esempio, una silhouette a clessidra (fianchi larghi e vita stretta), simmetria facciale, etc. I maschi sono più selettivi nella ricerca di una partner a lungo termine, preferendo una donna di lunga fertilità (donne più giovani) e con qualità morali e prosociali. A loro volta, le femmine in tutti i periodi storici ed in tutte le culture, hanno cercato di evidenziare le caratteristiche fisiche che le rendono più attraenti agli occhi dei maschi, a volte anche con trucchi, quali corsetti o, attualmente, chirurgia plastica (Singh & Singh, 2011). Sono anche più disponibili e premurose rispetto ai maschi, soprattutto in pubblico e quando sono interessate ad una relazione romantica (Griskevicius et al., 2007).

La migliore strategia di accoppiamento per una donna (Buss, 1998) è di trovare un partner che la aiuti a crescere e nutrire i figli (accoppiamento a lungo termine), e un partner che sia portatore di buoni geni. Se queste qualità non sono entrambe disponibili nello stesso maschio, la migliore strategia sarebbe quella di associarsi stabilmente con il primo partner ma copulare con il secondo. La selezione di questa strategia non significa che ogni donna cercherà un marito ricco ed un amante promettente (anzi, è stato dimostrato che in genere le donne cercano il maschio che presenti il miglior compromesso tra queste due qualità, Buss & Shackelford, 2008). Come nel caso degli uomini, questa strategia si traduce in una serie di criteri relativi a ciò che le donne considerano attraente negli uomini e a ciò che gli uomini mettono in mostra per essere attraenti agli occhi delle donne, criteri che sono stati ripetutamente riscontrati dai ricercatori (Buss, 1989, 1998; Shackelford et al., 2005). Nella ricerca di un partner a lungo termine, le femmine cercano indizi di propensione all’investimento parentale, cioè status e/o risorse possedute ma anche l’intenzione a condividere tali risorse con la famiglia. Nella ricerca di un partner a breve termine, invece, le femmine prediligono indici di qualità genetica (che saranno poi ereditati dai figli) ma anche indizi di status di cui possono beneficiare e che indicano che il maschio possiede qualità desiderabili da ereditare, quali l’intelligenza (caratteristica spesso richiesta per raggiungere uno status elevato). Manifestare queste qualità può avere conseguenze negative ma in termini evoluzionistici aumenta l’attrattività dei maschi7. Ad esempio, tra le varie conseguenze negative vi sono: consumismo vistoso (acquisto di prodotti costosi per evidenziare lo status, alle spese di una successiva sicurezza economica; Griskevicius et al., 2007; Krueger, 2008); attributi fisici tipicamente maschili (mento squadrato, mascelle forti, calvizie… ) legati ad alti livelli di testosterone che, se troppo alti, possono anche essere dannosi per la salute, ma segnalano buoni geni (Dabbs & Dabbs, 2000); la tendenza all’aggressività tra maschi e i comportamenti rischiosi, che indicano il bisogno dei maschi di competere per accoppiarsi (Dabbs & Dabbs, 2000). Come vedremo tra breve, soprattutto i maschi interessati all’accoppiamento a breve termine sono più inclini a mostrare questi segnali. 

È importante sottolineare che la preferenza per strategie a breve versus lungo termine e l’adozione dei comportamenti associati a tali strategie variano durante il corso di vita; ad esempio, i maschi più giovani sono più inclini alle relazioni a breve termine rispetto ai maschi più maturi (Buss, 1998).

Sulla base di questo background teorico/empirico, nella seguente sezione mostreremo come l’approccio evoluzionistico, che considera i processi di selezione, possa essere utile a capire la riluttanza ad adottare comportamenti ecologici. 

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