50 Sfumature di Oggettivazione: Donne e Violenza
In Europa, una donna su tre è vittima di violenza nel corso della sua vita. Nel 2014, circa 4,5% delle donne in Italia (quasi 800mila) hanno subito una violenza fisica o sessuale (Istat, 2015). Ma la violenza non si manifesta soltanto attraverso aggressioni fisiche: a volte sono sufficienti semplici parole o gesti per molestare o mettere a disagio una persona. È molto comune vedere qualcuno fischiare, commentare parti del corpo o rivolgere un’occhiata eloquente e maliziosa ad una donna che sta semplicemente camminando per strada. Chi mette in atto questi comportamenti li reputa spesso uno scherzo, un gioco, addirittura un complimento, non di certo una forma di violenza. Violenza e molestie possono però presentarsi sotto diversi aspetti, dai più espliciti e coatti, come l’abuso sessuale, ai più ordinari e sottili, come le attenzioni sessuali non volute, o psicologici, come il trattare la persona come un oggetto sessuale (oggettivazione). Il seguente articolo si propone di analizzare la relazione tra violenza e molestia con fenomeni che riguardano l’oggettivazione sessuale delle donne.
In un clima in cui la violenza sulle donne sembra essere all’ordine del giorno, in particolare quella subita da parte del partner (82% nel 2011; dati Swg, Comunicato stampa Telefono Rosa 2012), nel 2012 esce in Italia il primo libro della saga di “50 sfumature” (E. L. James, pseudonimo di Erika Leonard). Il romanzo viene classificato come romantico-erotico, e a prima vista sembrerebbe la classica storia d’amore tra due giovani, dove Anastasia, giovane ventenne, conosce casualmente Christian Grey, uomo d'affari di cui lei si innamora all'istante. Lui le si avvicina dapprima in modo cortese, premuroso, poi proponendole una relazione sessuale basata su un contratto in cui lui si definisce “dominatore” e definisce lei “sottomessa”. Pur non essendo convinta, lei lascia che lui la domini e controlli, e i due iniziano una relazione sessuale/amorosa. Il romanzo, divenuto best-seller, ha ricevuto numerose critiche e recensioni negative in quanto la relazione descritta ha tutte le caratteristiche di una relazione abusante, in cui le diverse sfumature della violenza e dell'oggettivazione sessuale sono esplicite (Barnett, 2001; Jackson, 2001; Towns, & Adams, 2000).
Sorprende quindi come una storia basata su dominazione in cui la donna diventa “oggetto”, superi 100 milioni di copie vendute nei primi tre anni dalla pubblicazione (Bosman, 2014) e la trasposizione cinematografica raccolga 19,6 milioni di euro solo in Italia nel primo mese (Zappoli, 2015). Il dominatore Christian Grey viene anche inserito dal Time tra i personaggi più influenti del 2015 (D’addario, 2015). Sembra quindi che questo modello di relazione e trattamento della donna come “oggetto sottomesso” sia in qualche modo accettato, se non apprezzato, perlomeno nei romanzi e nei film.
Finzione e realtà non sono tuttavia fenomeni troppo distanti. Nella vita quotidiana la rappresentazione della donna sottomessa e dell'uomo dominatore è costante: l’immagine della donna come oggetto sessuale viene promossa dai mass media, non solo attraverso film e libri, ma anche videogiochi, social networks, testi e video musicali, pubblicità e programmi televisivi (Karsay, Knoll, & Matthes, 2017) con conseguenze nelle relazioni di tutti i giorni. È quindi importante analizzare la relazione tra oggettivazione sessuale e violenza.
L’oggettivazione
Con “oggettivazione sessuale” ci si riferisce al modo in cui una persona viene considerata per il suo corpo, o parti del suo corpo, e come queste vengono ridotte a semplici attributi per soddisfare il piacere di qualcun altro: la persona diventa quindi “oggetto” del desiderio sessuale altrui (Fredrickson & Roberts, 1997). Ciò implica che l’individuo venga deumanizzato, ossia che gli vengano negate caratteristiche emotive o intellettive tipicamente umane (Loughnan, Haslam, Murnane, Vaes, Reynolds, & Suitner, 2010; Vaes, Loughnan, & Puvia, 2014). Questo fenomeno riguarda principalmente le donne, le quali non solo vengono iper-sessualizate dai mass media, ma sono spesso trattate come oggetti sessuali nella vita quotidiana (Fredrickson & Roberts, 1997; Hatton & Trautner, 2011).
Fra i fattori che influenzano l’oggettivazione sessuale c’è la frequente rappresentazione della donna nei mass media come “ornamento” in cui lei, o parti del suo corpo, sono presentate in pose ammiccanti o sessualizzate (Ward, 2016). Tutto ciò influenza l’opinione pubblica e rende l’oggettivazione femminile “normale”: conseguenza cognitiva di una esposizione quotidiana ad uno stimolo sessualizzato è la sua classificazione come “non estraneo” (Murphy, Monahan, & Zajonc 1995; Peter & Valkenburg, 2007; Ward & Friedman, 2006). Una persona sessualizzata è così processata a livello cognitivo come un vero e proprio oggetto e nei suoi confronti viene provata la stessa empatia che si prova verso un manichino (Bernard, Gervais, Allen, Delmée, & Klein, 2015; Bernard, Gervais, & Klein, 2018; Cogoni, Carnaghi, & Silani, 2015, 2017). Ciò accade persino a chi dovrebbe essere intimamente vicino alla donna: gli uomini che sono esposti maggiormente a mass media oggettivanti, e coloro che riportano bassi livelli di soddisfazione sessuale e relazionale, sono quelli che oggettivano e confrontano maggiormente le proprie compagne ad attrici e modelle (Zurbriggen, Ramsey, & Jaworski, 2011).
L’oggettivazione e i suoi effetti sulle donne
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