"Se l'è cercata": il victim blaming nei confronti delle vittime di violenza di genere
La tendenza a considerarsi colpevoli per quanto accaduto a sua volta è in grado di impattare negativamente la salute delle vittime, con la possibilità di manifestare disturbi come sintomi depressivi, ansia generalizzata, disturbo post traumatico da stress e bassa autostima (Janoff-Bulman, 1979; Sigurvinsdottir & Ullman, 2015).
Conclusioni
L’obiettivo del presente contributo è stato quello di prendere in rassegna la letteratura psicosociale sul fenomeno del victim blaming, cercando di fare luce sulle sue caratteristiche, sulle sue funzioni e sui suoi effetti. Le ricerche hanno chiaramente mostrato come il victim blaming sia un fenomeno molto complesso, ben radicato a livello sociale grazie alle false credenze e ai pregiudizi che permeano la percezione della violenza di genere. Alla luce della capacità del victim blaming di insinuarsi, spesso subdolamente, nei giudizi formali e informali dei casi di violenza di genere, è necessario contrastare il fenomeno attraverso dei programmi di sensibilizzazione che mirino, in modo ampio a prevenire la violenza di genere e in modo più mirato a creare nelle persone la consapevolezza di come false credenze e pregiudizi possano permeare, anche e soprattutto a un livello inconsapevole, i giudizi delle persone innescando meccanismi di svalutazione e stigmatizzazione delle vittime di violenza di genere. Il percorso di costruzione di tale consapevolezza, per esser davvero efficace, dovrebbe svilupparsi su più livelli. Un livello cruciale sul quale lavorare è sicuramente quello dei media e del modo in cui parlano di violenza di genere. Nel caso specifico del victim blaming, ad esempio, le narrazioni che indugiano e sottolineano caratteristiche, comportamenti passati o presenti o eventi di vita delle vittime, non fanno altro che alimentare la tendenza a collegare erroneamente quegli elementi all’idea che la vittima possa aver compartecipato all’episodio. Un altro livello di fondamentale importanza riguarda la formazione di professionisti/e che entrano in contatto con le vittime, come ad esempio personale medico, avvocati/e, giudici, forze dell’ordine. Una maggior consapevolezza da parte di queste figure professionali, è fondamentale per interrompere un circuito vizioso di continuo rinforzo e legittimazione del victim blaming e per permette alle vittime stesse di essere riconosciute come tali e ricevere il supporto necessario privo di stigmatizzazione e attribuzione di colpa. Infine, non di minore importanza sono gli interventi rivolti alla popolazione in generale. In tal senso, è indispensabile agire sia a partire dall’infanzia per ostacolare precocemente l’interiorizzazione di credenze stereotipiche sulla violenza, sia mettere a punto interventi rivolti a una popolazione adulta per cercare di disinnescare i meccanismi del victim blaming.
Glossario
Oggettivazione sessuale. Processo psicologico per cui una persona viene considerata solo in funzione del suo corpo, il quale viene ridotto a un oggetto, disponibile per soddisfare il desiderio sessuale altrui. Si tratta di un fenomeno discriminatorio, una forma di negazione dell’umanità di chi ne è bersaglio, in quanto l’attenzione sulla gradevolezza del corpo avviene a discapito della personalità e umanità. Le ricerche, infatti, hanno dimostrato come un aspetto fisico e un abbigliamento sessualmente allusivo possano attivare una percezione oggettivante che porta a percepire le donne come meno umane (ad esempio, meno competenti e morali) dotate in misura minore di status morale e della capacità di soffrire.
Bibliografia
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