Razionalità: Variazioni sul tema

Coerenza: Essere liberi dalla contraddizione

Un altro criterio di razionalità è la coerenza. I giudizi razionali non devono violare gli assiomi delineati dalle teorie formali della decisione (cf. Hastie & Dawes, 2010). Ad esempio, le preferenze, per essere coerenti, devono essere transitive. Se si preferisce A rispetto a B e B rispetto a C, si deve anche preferire A rispetto a C. Le persone a volte violano la regola della transitività quando non riescono ad usare le stesse dimensioni, nel confronto tra le diverse alternative. Un altro esempio di errore logico riguarda l’affermazione del conseguente (o vero conseguente). La proposizione “Se A, allora B” non implica “Se B, allora A.” Le persone spesso si confondono con questo tipo di implicazioni, specialmente se sono formulate in modo astratto. Un terzo esempio è dato da una legge di probabilità, che afferma che la congiunzione di due eventi non può essere più probabile di ciascun evento preso singolarmente. Le persone tendono a cadere in errore quando uno degli eventi è presentato in modo da sembrare molto probabile (Hastie & Dawes, 2010). Dopo il disastro di Fukushima, ad esempio, la gente potrebbe erroneamente credere che è più probabile che si verifichi un disastro nucleare come conseguenza di un terremoto piuttosto che si verifichi un disastro nucleare a causa di qualsiasi ragione (terremoti inclusi).    

È possibile anche fare una distinzione tra preferenze contraddittorie  e contraddizioni tra preferenze e comportamento. L’effetto framing rappresenta un esempio di preferenze contraddittorie. Perché tra un guadagno certo (ricevere sicuramente 100 Euro) e uno incerto (50% di probabilità di vincere 200 Euro e 50% probabilità di non vincere nulla), dovremmo preferire il primo? E perché dovremmo preferire una perdita incerta (uguale probabilità di perdere 200 Euro o di non perdere niente, dopo aver ricevuto una ricompensa di 200 Euro) ad una certa (perdere di sicuro 100 Euro)? Eppure, molte persone mostrano questo tipo di avversione al rischio quando si prospettano dei guadagni, ma tollerano il rischio quando si prospettano delle perdite (Kahneman & Tversky, 1984). Anche se ciò potrebbe sembrare irrazionale e, quindi, “cattivo,” spesso si ignora che questa inversione di preferenza non ha alcun effetto sul benessere personale. I valori attesi di ciascun esito sono gli stessi (Krueger, 2011). 

Tuttavia, se c’è una contraddizione tra preferenza e comportamento, il benessere personale ne soffrirà. Le persone che agiscono in modo contrario alle proprie preferenze accettano una perdita. Fanno ciò che non vogliono e scelgono ciò che non desiderano. Considerate ad esempio l’effetto dei costi irrecuperabili (o effetto dei costi affondati) (Arkes & Blumer, 1985). Molte persone continuano a perseguire corsi d’azione che ritengono inutili. Gettano via denaro buono per cose cattive o sprecano la propria vita per guerre già perse. In questo momento, il salvataggio europeo della Grecia è un esempio del primo tipo di comportamento. I libri di storia sono pieni di esempi del secondo tipo di comportamento (ad es., il prolungato impegno degli Stati Uniti in Vietnam dopo l’offensiva del Tet; il rifiuto dei Tedeschi di arrendersi dopo la Normandia). Le persone (e le istituzioni) onorano i costi irrecuperabili in parte nel tentativo di apparire coerenti. Preferiscono la coerenza del comportamento nel corso del tempo alla coerenza tra comportamento e desideri.  

La psicologia sociale della compiacenza è uno tra i più prominenti e interessanti argomenti di questo campo. Indurre le persone ad essere compiacenti significa spingerle a fare ciò che tu vuoi e non ciò che loro vogliono; si tratta quindi di una seduzione all’irrazionalità (Cialdini, 2001). La teoria della dissonanza cognitiva ci offre un esempio particolarmente interessante. In un paradigma sperimentale, i partecipanti sono spinti a fare qualcosa che non vogliono fare, come dire una bugia senza ricevere un’appropriata ricompensa (Festinger & Carlsmith, 1959). Oltre ad essere immorale, questa bugia è irrazionale perché contraddice sia la preferenza per la verità che la preferenza per il fatto di essere almeno pagati per aver fatto qualcosa di immorale. Il risultato principale, tuttavia, riguarda il cambiamento delle credenze dopo la bugia. Nello studio di Festinger e Carlsmith, i partecipanti che non ricevevano una ricompensa adeguata arrivavano a credere di non aver affatto mentito. Questo cambiamento di atteggiamento, che costituisce una riduzione della dissonanza cognitiva, può anche essere visto come irrazionale. Al contrario, si potrebbe argomentare che ciò che è accaduto non è una “razionalizzazione” del proprio comportamento, ma un vero e proprio recupero di razionalità. Dopo tutto, il cambiamento di atteggiamento elimina la contraddizione tra atteggiamento e comportamento. 

La prospettiva che vede la razionalità come coerenza si fonda sull’assunto che vi sia un’agente o io unitario che si preoccupa di essere coerente. Una volta che questo assunto è indebolito, l’argomento della coerenza perde forza. L’idea di unità mentale è stata a lungo messa in dubbio. Da Eraclito a Montaigne a Whitman, grandi autori hanno proposto concezioni della mente senza assumerne l’unitarietà. La teoria del sé di William James (1890) è eraclitea nella misura in cui enfatizza la fluidità. Kurzban (2010) ha recentemente proposto una teoria modulare della mente che apre il terreno a sé multipli e quindi ad una minor necessità di coerenza. Ci si potrebbe chiedere se il tradizionale accento sulla coerenza non sia altro che un mezzo per alimentare l’illusione di un io indivisibile. 

Autore/i dell'articolo

Newsletter

Keep me updated about new In-Mind articles, blog entries and more.

Facebook