Metaverso e mondi virtuali, quali prospettive di ricerca e di intervento in ambito psicosociale?
Metaverso: un nuovo spazio per il contatto e la riduzione del pregiudizio?
Le potenzialità del metaverso possono essere sfruttate dalla psicologia sociale, tanto più se si considerano grandi cambiamenti che stanno interessando la popolazione mondiale, legati alla globalizzazione e a flussi migratori crescenti, che inevitabilmente danno luogo a occasioni di contatto, spesso non voluto o addirittura forzato, tra membri di gruppi diversi. Nell’ambito delle relazioni intergruppi, il contatto tra membri appartenenti a gruppi distinti può portare a una riduzione del pregiudizio e ad atteggiamenti più favorevoli nei confronti dell’outgroup (Brown & Hewston, 2005; Pettigrew & Tropp, 2006). Si tratta dell’idea alla base della Contact hypothesis (Allport et al., 1954), che identifica quattro condizioni ottimali che rendono il contatto intergruppi massimamente efficace, ovvero la presenza di un sostegno istituzionale, uno status uguale, la cooperazione, e un obiettivo comune. Ricerche successive hanno mostrato che il contatto può avere esiti positivi anche se queste non sono presenti. Tuttavia, condizioni di contatto negative, caratterizzate da minaccia percepita o ostilità, conducono a un peggioramento delle relazioni intergruppi, tanto che alcuni autori hanno sostenuto che gli effetti dannosi del contatto negativo siano più forti dei benefici che derivano dal contatto positivo (Barlow et al., 2012). L’ innovazione tecnologica avvenuta negli ultimi anni e, in particolare, la diffusione dei social media, hanno aperto a nuove possibilità di intervento ispirate all’ipotesi del contatto, tra le quali, il contatto online: una modalità di contatto che avviene con un esponente dell’outgroup all’interno di un ambiente digitale (White et al., 2015). Una particolare modalità di contatto è rappresentata dal paradigma dell’E-contact (White & Abu-Rayya, 2012; White et al., 2020), che permette un profondo coinvolgimento del sé nella relazione con persone appartenenti ad altri gruppi, sfruttando ambienti digitali cooperativi e orientati a uno scopo comune. La ricerca mostra che interventi di E-contact favoriscono atteggiamenti, emozioni e comportamenti positivi verso l’outgroup che superano gli effetti del contatto offline (Amichhai-Hamburger & McKenna, 2006), consentendo di stabilire relazioni armoniose e soddisfacenti tra i gruppi. Partendo da queste evidenze empiriche, è possibile ipotizzare che il metaverso favorisca l’implementazione di interventi finalizzati alla riduzione del pregiudizio che potrebbero superare i benefici già offerti dall’E-contact. La maggior parte degli studi condotti fino ad ora (si veda Tassinari et al., 2022 per una metanalisi), suggerisce che impersonare il corpo di un membro dell’outgroup attraverso un avatar, sfruttando i meccanismi cognitivi legati al processo di embodiment, riduca significativamente gli atteggiamenti negativi verso i membri di quel gruppo (Peck et al., 2013; Tong et al., 2017; Salmanowitz, 2018; Christofi et al., 2020; Chen et al., 2021; Chowdhury et al., 2021; Zhang et al., 2021). Risulta interessante verificare se la salienza dell’appartenenza ad un gruppo nel metaverso possa portare ad esiti simili a quelli del Proteus Effect (Yee & Bailenson, 2007) e, persino, estenderli alla qualità delle interazioni sociali nel mondo reale. Di conseguenza, è rilevante approfondire come l’intreccio di questi effetti possa avere conseguenze nel mondo offline, non soltanto a livello del sé individuale, ma anche ad un livello più ampio, quello sociale, estendendo in tal modo l’effetto Proteus anche alla sfera delle relazioni intergruppi. Infatti, è plausibile immaginare che, così come le caratteristiche dell’avatar possono essere trasferite al sé individuale nel mondo reale, la qualità delle interazioni sociali nel metaverso possa influenzare stabilmente anche le relazioni intergruppi nel mondo offline. La verifica di tale ipotesi porterebbe, quindi, ad un ampliamento della cornice del Proteus Effect da un livello strettamente individuale a un livello sociale, conducendo ad un modello teorico più completo, quello dell’Intergroup Proteus Effect. Gli universi digitali possono infrangere le barriere tra gruppi diversi nel mondo fisico e favorire il contatto tra individui di etnie, religioni e orientamenti sessuali differenti (Taylor et al., 2020; Peña et al., 2021). Inoltre, possono permettere di esplorare identità sociali multiple e intrecciare relazioni intergruppi più complesse rispetto al mondo offline. È importante capire gli effetti di questa complessità a livello individuale, interindividuale e intergruppi sia nel mondo digitale che in quello fisico. Se il contatto con outgroup virtuali può ridurre il pregiudizio anche nei confronti di outgroup reali, la realtà virtuale e il metaverso possono migliorare le relazioni intergruppi nel mondo offline attraverso le interazioni virtuali. Per rendere l’esperienza nel metaverso positiva, è imperativo non soltanto tenere conto degli effetti psicologici che derivano dal suo utilizzo, ma anche supportare attivamente la creazione di uno spazio digitale tridimensionale diversificato e inclusivo, nel rispetto dei diritti umani (Henz, 2022).
Glossario
Metaverso. Questo termine fa riferimento a un universo virtuale avanzato e immersivo, che si basa sulla realtà virtuale o aumentata. Si tratta di uno spazio virtuale tridimensionale in cui gli utenti possono non solo interagire con il mondo virtuale, ma anche con altri utenti presenti nello stesso ambiente.
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