Lo stigma sul peso corporeo. Cause, conseguenze e possibili interventi

Per la comunità. Alcuni ricercatori hanno studiato l’effetto degli interventi normativi nella riduzione dei comportamenti discriminatori (Pearl, 2018). I risultati sono contrastanti: in Michigan, ad esempio, l’introduzione di diritti civili a favore delle persone con obesità ha diminuito le discriminazioni solo verso le donne (Roehling, Roehling, & Wagstaff, 2013) mentre le norme anti-bullismo a scuola non hanno avuto successo, risultato che gli autori attribuiscono alla mancanza di specifiche norme anti-bullismo sul peso (Hatzenbuehler et al., 2017). Nonostante questi limiti, le norme a tutela delle persone con obesità sono raccomandate dagli esperti (Falati et al., 2018) e richieste dalle persone con obesità che sembrano giovarne anche in termini di riduzione dello stigma interiorizzato (Pearl, Puhl, & Dovidio, 2017). Altrettanto importante è aumentare la consapevolezza sulle cause dell’obesità (es. Rubino et al. 2020): chiarire che l’obesità non dipende esclusivamente dallo stile di vita individuale può contribuire a ridurre lo stigma sul peso nella popolazione (Hoyt et al., 2017). Oltre all’azione a livello di comunità, i ricercatori hanno sperimentato strategie di tipo interpersonale. Dunaev, Brochu e Markey (2018) hanno testato l’effetto di un contatto inter-gruppi immaginato, constatando che immaginare una persona con obesità in modo contro-stereotipico (es. sicura e attraente), piuttosto che stereotipico (es. insicura e non attraente), diminuisce gli atteggiamenti negativi sul peso corporeo. Anche lo storytelling, ovvero ascoltare storie di persone con obesità, contribuisce ad aumentare l’empatia e a diminuire gli stereotipi sul peso (Bumeister et al., 2016; Poustchi, Saks, Piaseck, Hahn, & Ferrante, 2013), seppur i cambiamenti appaiano limitati agli atteggiamenti espliciti e a un periodo di tempo circoscritto (Matharu et al., 2014; Swift et al., 2013). Tuttavia, la presenza di modelli positivi può diminuire anche gli atteggiamenti impliciti (Phelan et al., 2015): la riduzione di atteggiamenti sull’obesità negli studenti di medicina è favorita dalla collaborazione con docenti e colleghi che trattano con rispetto i pazienti con obesità.

Per le persone con obesità. Nell’attesa che gli interventi precedentemente descritti ottengano dei primi risultati, le persone con obesità/sovrappeso possono salvaguardare il proprio benessere sia adottando strategie di coping orientate alla rivalutazione della propria situazione piuttosto che all’evitamento (es. “Provo a pensare alle cose buone che mi caratterizzano” vs. “Non mi guardo allo specchio per non pensare al mio peso”; Hayward, Vartanian, & Pinkus, 2017) sia intraprendendo percorsi psicoterapeutici: ad esempio, l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT) è un approccio efficace sia nella riduzione dell’interiorizzazione dello stigma sia nel miglioramento delle condizioni di salute (Pearl & Puhl, 2018).

Conclusioni

Chi è il personaggio goffo e pigro della TV? Chi vedi come il nuovo manager di successo? Se avete pensato a una persona con obesità per la prima domanda e a una con peso nella norma per la seconda, conosciamo oramai il motivo. Gli atteggiamenti sul peso emergono precocemente, risentono delle influenze del contesto e incidono significativamente sulla vita delle persone con obesità/sovrappeso. Intervenire in modo sinergico è necessario (Falati et al., 2018) e, secondo la World Health Organization (2016), doveroso: a istituzioni, professionisti e cittadini l’invito a collaborare nella riduzione dello stigma sull’obesità. 

Glossario

Stigma. La parola deriva dal latino e significa letteralmente «marchio, macchia, punto, puntura» o dal greco «pungere, marcare». In psicologia sociale è il “marchio” attribuito ad una persona o ad un gruppo sociale che si caratterizza per connotazioni negative che riguardano la reputazione e la condizione sociale.

Stereotipo. Lo stereotipo è l’insieme delle caratteristiche attribuite ad un gruppo sociale che ne disegnano l’identità in modo rigido e inflessibile. Essi non si formano dall’esperienza diretta e oggettiva, ma dal senso comune. Sono pertanto poco accurati, ma difficili da confutare perché ancorati al contesto culturale di appartenenza.

Atteggiamento. Secondo il modello della social cognition, l’atteggiamento è una struttura cognitiva che si crea dall’associazione fra la rappresentazione dell’oggetto/gruppo sociale (gli stereotipi) e la sua valutazione (positiva o negativa). Si caratterizza per la disponibilità (la presenza dell’associazione) e per l’accessibilità (la velocità di recupero dell’associazione). Gli atteggiamenti possono essere rilevati in modo esplicito o implicito. Nel primo caso, il rispondente dichiara il proprio grado di accordo ad una serie di affermazioni relative ad un gruppo sociale. Nel secondo caso, si misura la reazione emotiva alle affermazioni riguardanti un gruppo sociale (con strumenti di rilevazione fisiologica) o la velocità di associazione tra le caratteristiche del gruppo sociale e la loro valutazione (con prove al computer).

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