La sfida dell’essere genitori: affrontare le pressioni sociali mantenendo uno stile educativo funzionale

Di fronte a questi cambiamenti, è quindi fondamentale che i genitori adottino strategie flessibili e coerenti con le esigenze in continua evoluzione dei loro figli adolescenti.  Alcune di queste strategie possono essere, ad esempio, incentivare e mantenere una comunicazione aperta e basata sull’ascolto attivo e il reciproco rispetto; supportare l’adolescente anche nei momenti di difficoltà e fallimento; seguire il percorso di crescita del figlio senza invadere i suoi spazi ma offrendo supporto quando necessario.

È importante sottolineare che il coinvolgimento dei genitori, soprattutto durante l'adolescenza, non dovrebbe trasformarsi in intrusività o in una protezione eccessiva. Il concetto di iperprotezione si configura come un atteggiamento genitoriale eccessivamente protettivo e poco coerente con i bisogni e il livello di sviluppo del figlio (Holmbeck et al., 2002). L’iperprotezione può infatti manifestarsi in diverse forme, ad esempio sostituendosi al figlio nelle sue difficoltà, impedendogli una gestione autonoma delle situazioni, manifestando un’eccessiva immotivata ansia e conseguentemente trasmettendo al figlio insicurezza, e monitorando il figlio in modo costante invadendo la sua sfera personale (Chevrier et al., 2023; Hawk et al., 2009). Pertanto, soprattutto durante l’adolescenza, l’iperprotezione può rappresentare un ostacolo significativo a quello che viene definito processo di differenziazione ovvero il percorso di crescita che porta l’adolescente a sentire la necessità di conciliare il bisogno di vicinanza ai genitori con il desiderio di indipendenza (Scabini, 2000). 
Alcuni studi (e.g., Van Petegem et al., 2022) hanno indicato infatti che l'eccessiva protezione da parte dei genitori può ostacolare lo sviluppo della resilienza e delle capacità di coping, determinando negli adolescenti difficoltà ad affrontare avversità e momenti di stress. L'iperprotezione sembra poi associarsi a un incremento di sintomi depressivi, ansia e disturbi alimentari negli adolescenti (Parker, 1983; Zimmer-Gembeck & Skinner, 2016). Infine, un comportamento genitoriale iperprotettivo potrebbe comportare difficoltà scolastiche nei figli determinando un rendimento inferiore rispetto agli altri coetanei (Schiffrin & Liss, 2017). Inoltre, l’iperprotezione può avere un impatto negativo sull’intero nucleo familiare. L’eccessiva protezione può portare a conflitti tra genitori e figli, minando la comunicazione e la fiducia reciproca e diffondendo un clima di tensione e preoccupazione che può influenzare negativamente il benessere di tutti i membri (Leung, 2021). Sebbene l’iperprotezione determini conseguenze spesso poco positive, non sempre viene adottata dai genitori con il consapevole intento di danneggiare il figlio. Il più delle volte un atteggiamento iperprotettivo sembra essere adottato dai genitori con il più sincero intento di proteggere e difendere il figlio da avversità e situazioni difficili. È fondamentale quindi che i genitori sappiano riconoscere i segnali di iperprotezione e sappiano adottare un approccio educativo più flessibile e supportivo, accompagnando i loro figli nel percorso di crescita, aiutandoli a diventare adulti autonomi, responsabili e capaci di affrontare le sfide della vita.
 

Le pressioni socioeconomiche: l'impatto sulle pratiche genitoriali

L’iperprotezione definisce una serie di comportamenti genitoriali per lo più inappropriati dal punto di vista dello sviluppo dei figli e, per tale ragione, è stata studiata in relazione al periodo adolescenziale, momento in cui gli adolescenti sentono il bisogno di imparare a gestire i doveri e affrontare gli ostacoli in modo più autonomo. È rilevante capire meglio le possibili ragioni che spingono i genitori a mettere in atto questo tipo di condotta, poiché le ricerche passate hanno mostrato esiti negativi di questo comportamento genitoriale in relazione al periodo adolescenziale. L'ambiente sociale e alcune esperienze vissute dai genitori stessi contribuiscono a determinare l’adozione di specifiche strategie genitoriali (Costa et al., 2020; Grolnick, 2003). I genitori appaiono spesso inclini ad adottare una maggiore protezione o controllo nei confronti dei figli, soprattutto se percepiscono delle possibili fonti di pericolo o difficoltà (Wang et al., 2023). Da questo punto di vista, elementi legati alla sfera sociale o economica possono divenire fattori di rischio per l’attuazione di una genitorialità maggiormente protettiva. La società spesso, attraverso pubblicità, social o comuni mass media, detta gli standard di una genitorialità ideale, basata sulla priorità assoluta dei bisogni dei figli e su un impegno di tempo significativo nella loro educazione (Nomaguchi & Milkie, 2017). La letteratura mostra che le società occidentali hanno standard molto elevati per la buona genitorialità. I genitori possono rispondere in modo diverso a questi standard sociali e questa variabilità può avere un impatto sulle modalità in cui gestiscono i propri figli, determinando pratiche genitoriali diverse da cultura a cultura (Lamprianidou et al., 2025). Questi standard quando percepiti come elevati, possono creare nei genitori il timore di non essere adeguati e la sensazione di dover soddisfare aspettative elevate. Questa dinamica che prende il nome di “perfezionismo genitoriale” può portare a comportamenti eccessivamente protettivi e a difficoltà nel bilanciare un adeguato coinvolgimento genitoriale con l'autonomia necessaria ai figli, soprattutto durante l'adolescenza (Kawamoto & Furutani, 2018; Lee et al., 2024).

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