La Realtà Virtuale Contro i Pregiudizi: Un Nuovo Approccio all’Inclusione

Tra le principali direzioni future rientrano l'adattamento personalizzato degli scenari VR, in modo da tener conto dei bias e delle caratteristiche individuali dei partecipanti, come il livello di empatia o la sensibilità al disagio, per massimizzare l’efficacia degli interventi. È inoltre cruciale approfondire gli effetti a lungo termine, così da comprendere se e come l'esperienza fatta in VR influenzi stabilmente atteggiamenti e comportamenti nel tempo. Infine, l’integrazione di strumenti di autovalutazione, come i questionari, e misure oggettive, come ad esempio battito cardiaco o distanza interpersonale mantenuta nel contesto virtuale, potrebbe essere cruciale per offrire un quadro più completo e robusto dell’impatto di queste esperienze immersive. Sebbene le potenzialità della VR siano immense, non mancano le sfide. Una delle più grandi è garantire che gli interventi non abbiano ripercussioni negative. Se progettati male, gli scenari VR potrebbero rafforzare involontariamente gli stereotipi o aumentare i bias. Ricercatori e community leader devono considerare con attenzione le dinamiche emotive e sociali dei loro scenari per evitare conseguenze indesiderate. Un’altra sfida è l’accessibilità. La tecnologia VR di alta qualità è ancora costosa, limitandone la diffusione in scuole, organizzazioni e tra individui. Con l’avanzare della tecnologia e la riduzione dei costi, la possibilità di usare la VR per combattere il pregiudizio crescerà. In definitiva, la realtà virtuale rappresenta un laboratorio straordinario per comprendere e affrontare i pregiudizi. Studi basati sull’embodiment e sul contatto intergruppi dimostrano come esperienze immersive ben progettate possano attivare empatia, migliorare gli atteggiamenti e promuovere relazioni più inclusive, anche verso gruppi non direttamente coinvolti. Tuttavia, l'efficacia di questi interventi dipende dalla qualità dell’esperienza, dal coinvolgimento emotivo e dal contesto in cui vengono proposti. È quindi fondamentale continuare a studiare, testare e perfezionare gli interventi basati sulla VR per garantire che abbiano un impatto positivo, sostenibile e accessibile. L'importanza degli studi in questo campo è ulteriormente rafforzata dalla crescente diffusione della VR: nel 2020, infatti, sono stati venduti circa 6,4 milioni di visori VR nel mondo, numero salito a oltre 34 milioni nel 2024 (Statista Search Department, 2024a). In Italia, circa 1,57 milioni di persone possiedono un visore VR, evidenziando l’interesse crescente e la sempre maggiore integrazione della realtà virtuale nella vita quotidiana (Statista Search Department, 2024b). Si prevede che entro il 2030 il mercato globale raggiungerà i 45 milioni di dispositivi attivamente utilizzati, sottolineando ulteriormente il ruolo centrale della VR nelle interazioni sociali. Chi lavora in ambito educativo, formativo o sociale può iniziare esplorando le applicazioni VR esistenti per promuovere l’empatia e la diversità, oppure avviare collaborazioni con il mondo della ricerca per progettare nuovi scenari di intervento. Per i lettori interessati ad approfondire, suggeriamo di consultare studi recenti pubblicati su riviste di psicologia sociale, tecnologie immersive e neuroscienze, oppure di partecipare a progetti immersivi nei musei o nei centri di formazione.

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