La realtà virtuale come strumento di comprensione delle diverse identità di genere

La realtà virtuale come strumento di comprensione delle diverse identità di genere

Abstract in italiano

Negli ultimi anni, la realtà virtuale (VR) ha trasformato radicalmente le modalità di espressione dell’identità personale, offrendo ambienti digitali immersivi in cui gli individui possono esplorare sé stessi attraverso avatar personalizzati. Questo articolo approfondisce il potenziale della VR come strumento di comprensione, accettazione ed esplorazione dell’identità di genere. Grazie ai meccanismi cognitivi dell’embodiment, gli utenti percepiscono l’avatar come parte integrante del proprio Sé. Tale immedesimazione attiva processi psicologici profondi, tra cui il Proteus Effect (Yee & Bailenson, 2007), ovvero l’influenza dell’aspetto dell’avatar su comportamento, atteggiamenti e percezione di sé. L’incarnazione di avatar di genere diverso dal proprio corpo biologico può favorire consapevolezza identitaria, ridurre il disagio psicologico e promuovere empatia verso persone transgender e di genere non conforme. Inoltre, la VR si configura come potente strumento educativo per la riduzione dei pregiudizi, attraverso esperienze in prima persona che simulano le sfide vissute da individui discriminati (Peck et al., 2013; Banakou et al., 2016). Alla luce delle evidenze emergenti, si delineano nuove prospettive di ricerca e intervento psicosociale, in cui la VR non è solo una tecnologia immersiva, ma una leva per l’inclusione e la comprensione delle identità di genere.

Abstract in inglese

In recent years, virtual reality (VR) has significantly reshaped the ways in which personal identity can be expressed and explored, offering immersive digital environments where individuals engage with personalised avatars. This article examines the potential of VR as a tool for understanding, accepting, and exploring gender identity. Through the cognitive mechanism of embodiment, users come to perceive the avatar as part of their own body and self. This experience can trigger deep psychological processes, including the Proteus Effect (Yee & Bailenson, 2007), whereby the appearance of the avatar influences users’ behaviours, attitudes, and self-perception. Embodying avatars of a gender different from one’s assigned sex can enhance self-awareness, alleviate psychological distress, and foster empathy toward transgender and gender non-conforming individuals. Additionally, VR is emerging as a powerful educational tool for reducing prejudice, allowing first-person simulations of the challenges faced by those who experience discrimination (Peck et al., 2013; Banakou et al., 2016). In light of growing evidence, new perspectives are opening for psychosocial research and intervention, positioning VR not only as an immersive technology but as a valuable resource for promoting inclusion and understanding of diverse gender identities.

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La Realtà Virtuale Contro i Pregiudizi: Un Nuovo Approccio all’Inclusione

La Realtà Virtuale Contro i Pregiudizi: Un Nuovo Approccio all’Inclusione

Abstract in italiano 
 
Questo articolo esplora il potenziale della realtà virtuale (VR) nel ridurre i pregiudizi intergruppo, una questione sempre più rilevante nelle società contemporanee. Analizza come la VR possa offrire esperienze immersive che favoriscono l’empatia e la comprensione tra gruppi sociali. Attraverso un’analisi della letteratura, l’articolo mette in luce i vari metodi utilizzati negli interventi che in VR, tra cui l'embodiment (vivere un’esperienza dalla prospettiva di un altro gruppo) e le interazioni cooperative in spazi virtuali. I risultati mostrano che, sebbene la VR possa portare a cambiamenti positivi negli atteggiamenti, soprattutto quando è coinvolto il contatto cooperativo, l’impatto è complesso e dipendente dal contesto. L'articolo discute anche l'effetto del secondary transfer effect (STE) del contatto intergruppo in VR, secondo cui le interazioni positive con un gruppo possono ridurre i pregiudizi verso altri gruppi minoritari non direttamente coinvolti. Infine, l’articolo considera le sfide e le direzioni future della ricerca in VR, sottolineando la necessità di interventi progettati con cura per garantire una riduzione duratura e significativa dei pregiudizi.
Abstract in inglese

This article explores the potential of virtual reality (VR) in reducing intergroup prejudice, a pressing issue in contemporary societies. It examines how VR can provide immersive experiences that promote empathy and understanding between different social groups. Through a review of recent studies, the article highlights the different methods used in VR interventions, including embodiment (experiencing the world from another group’s perspective) and cooperative interactions in virtual spaces. The findings show that while VR can lead to positive attitude changes, particularly when cooperative contact is involved, the impact is complex and context dependent. The article also discusses the secondary transfer effect (STE) of VR-based intergroup contact, where positive interactions with one group can reduce prejudice towards other, non-contacted minority groups. Finally, the article considers the challenges and future directions in VR research, emphasizing the need for carefully designed interventions to ensure lasting and meaningful prejudice reduction.

 

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