La Negazione della Moralità nel Linguaggio degli Insulti
A conferma del maggior peso della moralità nel giudizio sociale, uno studio successivo di Rubini e Albarello (2012) ha evidenziato che gli insulti di tipo morale sono nel complesso percepiti come più severi, seguiti da quelli di competenza e infine di socievolezza. Anche in questo studio, è emersa una differenziazione di genere, dovuta tuttavia al target a cui sono indirizzati gli insulti: quando il target è un uomo, infatti, gli insulti di moralità sono percepiti come più gravi rispetto a quelli relativi alle altre due categorie, mentre i termini denotanti assenza di moralità e di competenza sono risultati ugualmente offensivi quando il target è femminile.In linea con la letteratura sul primato della moralità nel giudizio sociale (Ellemers et al., 2013), i risultati ottenuti da Rubini e Albarello (2011) mostrano come gli epiteti relativi alla mancanza di moralità siano in generale i più frequenti, seguiti da quelli concernenti le capacità intellettive, mentre gli insulti centrati sulla mancanza di socievolezza sono meno citati. E’ importante notare, inoltre, che gli insulti relativi alla mancanza di moralità risultano i più articolati, in quanto fanno riferimento a diversi tipi di comportamento attribuiti al target degli insulti stessi o a persone a lui vicine. Nello specifico, Rubini e Albarello (2011) hanno distinto tra insulti relativi alla moralità sessuale (“troia”), insulti che riflettono un’attribuzione di caratteristiche sessuali (“testa di cazzo”), epiteti che mettono in discussione la moralità delle persone vicine al target (“figlio di puttana”) e insulti che accusano il target di appartenere a un gruppo sociale valutato negativamente (“fascista”). Infine, un’ulteriore categoria riguarda la mancanza di moralità in ambito “pubblico” (“traditore”). Considerando queste sotto-dimensioni di moralità, i termini più frequenti sono quelli relativi alla moralità sessuale ed all’attribuzione di caratteristiche sessuali, seguiti dagli insulti centrati sulla moralità pubblica. Rubini e Albarello (2011) riportano inoltre alcune differenze di genere, dovute al maggiore uso di insulti di tipo morale e legati alla sessualità da parte dei maschi.
Nel complesso, gli studi di Rubini e Albarello (2011, 2012) dimostrano come il linguaggio costituisca un mezzo privilegiato per la trasmissione di giudizi sociali sulle tre dimensioni fondamentali individuate in letteratura – moralità, socievolezza e competenza (Leach et al., 2007; vedi anche Fiske et al., 2002) – evidenziando allo stesso tempo il ruolo primario della dimensione di moralità nella svalutazione dell’altro. Inoltre, questi studi mettono in luce l’importanza di adottare un approccio multidimensionale allo studio della moralità. Gli insulti che Rubini e Albarello (2011) hanno classificato come appartenenti alla categoria di moralità pubblica sembrano richiamare, nel contenuto, la concettualizzazione di moralità relativa alla relazione tra individuo e gruppo proposta da Leach et al. (2007). Tuttavia, l’analisi del linguaggio dispregiativo mostra chiaramente come attraverso gli insulti le persone tendano a ferire l’altro soprattutto chiamando in causa altre componenti di moralità, ed in particolare quella che Haidt e Graham ( 2007) definiscono “purezza” o “santità”. A questo proposito, è possibile affermare che i dati di Rubini e Albarello (2011) sono in linea con quanto riscontrato nella ricerca interculturale di van Oudenhoven et al. (2008) circa la pervasività e la connotazione di taboo proprie dei termini dispregiativi di tipo sessuale. Ulteriori ricerche focalizzate sui contesti di utilizzo di diversi tipi di insulti – attraverso la considerazione di fattori quali il genere del parlante e del target degli epiteti, la loro appartenenza di gruppo, ecc. – permetteranno da un lato di specificare ulteriormente le dimensioni di giudizio utilizzate nel linguaggio dispregiativo, dall’altro di approfondire le implicazioni psicologiche del linguaggio dispregiativo e la sua funzione nella regolazione dei rapporti tra le persone.
Glossario
Giudici indipendenti. Persone esperte sul tema oggetto di indagine e all’oscuro delle ipotesi di ricerca e delle condizioni sperimentali, la cui attività consiste nel codificare o valutare le risposte dei partecipanti ad un determinato compito.
Sviluppo cognitivo. Riguarda il modo in cui si sviluppano le capacità del bambino di pensare e comprendere il mondo fisico e sociale.
Sviluppo morale. Riguarda la nascita e lo sviluppo del concetto di moralità dall’infanzia all’età adulta.
Teoria dei Fondamenti Morali. Secondo questa teoria i valori morali si basano su fondamenti innati e universali, che però rivestono un’importanza diversa in culture diverse. La teoria riconosce cinque principali fondamenti che riguardano: Prendersi cura vs. Fare del male, Onestà vs. Disonestà; Lealtà vs. Tradimento; Autorità vs. Sovversione; Santità vs. Degradazione.
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