Intorno al #MeToo: Uno sguardo psico-sociale sul movimento contro la violenza e le molestie sessuali

Nonostante la ricerca di Kunst e colleghi (2019) abbia evidenziato come le donne sembrino considerare il #MeToo in modo più favorevole rispetto agli uomini, contro il movimento #MeToo si sono levate anche molte voci femminili. Per esempio, la lettera al quotidiano francese Le Monde firmata da un collettivo di più di 100 donne, incluse attrici, giornaliste, docenti universitarie, ha accusato il movimento di rendere difficoltose le relazioni tra uomini e donne, reclamando il diritto di “difendere la libertà di infastidire, che è essenziale per la libertà sessuale” (“Nous défendons une liberté d’importuner”, 2018).

Risulta dunque interessante cercare di comprendere perché molte donne siano scettiche circa le capacità del movimento di soddisfare i propri obiettivi, e mostrino posizioni critiche se non denigratorie verso coloro che, attraverso il movimento, hanno denunciato le molestie subite. Per rispondere a tali interrogativi, in una ricerca da noi condotta (Moscatelli, Golfieri, Tomasetto & Bigler, 2019) abbiamo chiesto ad un campione di studentesse universitarie di esprimersi circa il caso Weinstein ed altri scandali del mondo cinematografico ad esso connessi, indicando quanto, a loro avviso, la responsabilità delle molestie e degli stupri denunciati fosse imputabile alle attrici e showgirls coinvolte piuttosto che agli uomini accusati di aver perpetrato tali abusi approfittando della propria posizione di potere. Poiché, in relazione a casi come questi, una questione molto dibattuta riguarda l’opportunità di effettuare denunce dopo molto tempo dall’accaduto, e la possibilità che tali denunce abbiano in realtà motivazioni diverse (per esempio, aumentare la notorietà delle donne coinvolte), abbiamo chiesto alle rispondenti di esprimersi su tali questioni. Abbiamo inoltre esaminato gli atteggiamenti relativi all’utilità del movimento #MeToo.

Per comprendere le radici degli atteggiamenti verso gli scandali sessuali seguiti al caso Weinstein e verso il movimento #MeToo, abbiamo focalizzato l’attenzione sul ruolo della sessualizzazione interiorizzata, definita come il grado in cui le donne hanno fatto propria l’idea che essere sessualmente attraenti per gli uomini sia un aspetto fondamentale della propria identità (McKenney & Bigler, 2016a). Poichè le donne con un minore livello di sessualizzazione interiorizzata vestono in modo meno sexy e spendono meno tempo ed energie nel tentativo di apparire seducenti rispetto alle loro pari (McKenney & Bigler, 2016b), si potrebbe pensare che esse considerino attrici e showgirls che hanno denunciato abusi sessuali nel caso Weinstein in modo più negativo, colpevolizzandole per aver attirato, con atteggiamenti e nabbigliamento provocanti, le attenzioni sessuali degli uomini accusati di abusi. Questo possibile punto di vista “ingenuo”, tuttavia, non è sostenuto dai risultati degli studi psico-sociali relativi alla sessualizzazione ed all’oggettivazione delle donne, che evidenziano come sposare una visione sessualizzata di sé e delle donne implichi in realtà un maggiore sostegno per una visione tradizionale dei ruoli di donne e uomini nella società (Bernard, Ledrand, & Klein, 2016; Milburn, Mather, & Conrad, 2000; Read, Lynch, & Matthews, 2018; Stermer & Burkley, 2015). Per questo motivo, nello studio condotto (Moscatelli et al., 2019) ci aspettavamo che ad una più forte sessualizzazione interiorizzata corrispondesse una più accentuata tendenza ad accettare miti dello stupro e delle molestie sessuali che implicano l’attribuzione di responsabilità alla vittima.

In effetti, i risultati osservati sono coerenti con quest’ultima ipotesi: le donne che riportano livelli più alti di sessualizzazione interiorizzata hanno atteggiamenti più sessisti verso le donne stesse, mostrano una maggiore accettazione di credenze stereotipate circa le molestie sessuali e attribuiscono maggiore responsabilità alle donne coinvolte nelle denunce relative al caso Weinstein, esprimendo maggiore scetticismo circa le “reali” motivazioni sottostanti le denunce. Infine, le donne con livelli di sessualizzazione più elevata hanno riportato atteggiamenti più negativi verso il movimento #MeToo (Moscatelli et al., 2019). Dunque, tra gli effetti negativi della sessualizzazione e delle rappresentazioni delle donne come oggetto sessuale diffuse nella società contemporanea (Galdi, Maass, & Cadinu, 2014; Pacilli et al., 2017) vi è anche quello di alimentare l’ostilità delle donne verso le altre donne, facendo sì che esse sposino ideologie ed atteggiamenti sessisti e addirittura osteggino iniziative miranti ad aiutare le donne stesse.

Infine, uno studio di Maes, Schreurs, van Oosten e Vandenbosch (2019) con un campione rappresentativo di adolescenti fiamminghi ha evidenziato che l’esposizione a contenuti sessualmente espliciti è associata ad atteggiamenti negativi verso movimento #MeToo. Nello specifico, adolescenti di entrambi i generi che hanno dichiarato di guardare più frequentemente filmati dall’esplicito contenuto sessuale (per esempio, immagini contenenti genitali) su Internet hanno mostrato una maggiore tendenza a considerare le donne come oggetti sessuali ed espresso atteggiamenti più negativi verso le donne che hanno condiviso la propria storia di molestie attraverso il movimento #MeToo.

 

Autore/i dell'articolo

Newsletter

Keep me updated about new In-Mind articles, blog entries and more.

Facebook