Il doppio compito dal laboratorio alla clinica…

I programmi di training

Esistono strategie per “allenare le funzioni mentali” dell’anziano?

Numerosi strumenti consentono agli anziani di mantenere il più a lungo possibile la propria autonomia contrastando gli effetti dell’invecchiamento. Borella e colleghi (2010) e Carretti e colleghi (2012) hanno validato programmi di potenziamento della memoria di lavoro. Tale abilità consente di mantenere in memoria le informazioni e al tempo stesso “manipolarle”, ossia utilizzarle per l’esecuzione di differenti compiti cognitivi come la comprensione, l’apprendimento e il ragionamento. I risultati del training, adattato alla performance individuale e basato sul richiamo di una lista di parole precedentemente presentata, hanno mostrato effetti positivi che si mantengono per almeno 6/8 mesi e si estendono a diverse capacità cognitive (come la capacità di ragionamento, la comprensione del linguaggio e la velocità di elaborazione delle informazioni). In ambito motorio, la ricerca sostiene l’efficacia di training basati sulla tecnica del doppio compito nel promuovere le prestazioni motorie degli anziani, anche in situazioni che simulano la complessità delle azioni quotidiane. Lo studio di Brustio e colleghi (2018) mostra che 16 settimane di training in cui esercizi di equilibrio e deambulazione vengono uniti all’esecuzione di compiti motori aggiuntivi tipici della quotidianità (ad esempio, abbottonarsi e sbottonarsi la camicia, chiudere una cerniera o legare un filo), migliorano le prestazioni motorie degli anziani anche in condizioni complesse di doppio compito. Nel loro insieme questi risultati suggeriscono come sia possibile intervenire in molteplici modi per potenziare i meccanismi cognitivi e motori che tendono a perdere di efficienza con l’avanzare dell’età.

Take-home messages

Con l’avanzare dell’età è più probabile avere difficoltà nel gestire le situazioni di “multitasking” quotidiano. Questi contesti complessi utilizzano infatti buona parte delle risorse attentive disponibili, che pertanto verranno a mancare per l’esecuzione di altre attività svolte contemporaneamente. Nella vita di tutti i giorni queste difficoltà possono determinare diversi rischi come quello di incorrere in incidenti stradali o in cadute accidentali. L’applicazione di test basati sul metodo del doppio compito (SWWT, UFOV) può fornire dati precoci circa i possibili indicatori di rischio e può aiutare gli anziani a migliorare le proprie capacità cognitive tramite programmi di formazione, aiutandoli, ad esempio, a mantenere più a lungo la propria patente di guida. L’utilizzo del doppio compito si è inoltre rivelato utile come strumento diagnostico per evidenziare deficit del processamento visuospaziale in seguito a cerebrolesione. Le implicazioni cliniche di tutti questi test vanno oltre la maggior sensibilità, e riguardano la corrispondenza/analogia tra i setting sperimentali simulati con questo metodo e i contesti complessi della vita quotidiana dove spesso i pazienti, inconsapevoli delle loro difficoltà, non riescono a compensare il loro deficit incorrendo in possibili incidenti.

 

Glossario

Multitasking. Il termine proprio del linguaggio informatico significa letteralmente “molti compiti” e indica la capacità di un software di eseguire più programmi contemporaneamente. In psicologia indica il contesto/l’abilità di svolgere contemporaneamente più attività.

Doppio compito. Fa riferimento alla procedura sperimentale usata in psicologia cognitiva e in neuropsicologia per studiare l’abilità di svolgere due compiti simultaneamente. Se la prestazione ai due compiti è inferiore a quella che si otterrebbe svolgendo uno solo di essi, significa che i due compiti interferiscono tra loro, e questo implica che essi "competono" per le stesse risorse all'interno del sistema cognitivo.

Funzioni esecutive. Sono definite come una serie di meccanismi di controllo che coordinano il comportamento e i pensieri, regolandone appropriatezza ed espressione.

Eminegligenza spaziale unilaterale (chiamata neglect, dal nome inglese della patologia). Deficit della consapevolezza spaziale, secondario a un danno cerebrale (solitamente a carico dell’emisfero destro). I sintomi comportano una specifica difficoltà a processare tutte le informazioni provenienti dal lato spaziale opposto a quello dell’emisfero danneggiato.

 

Ringraziamenti

Il presente lavoro rientra negli scopi del progetto di ricerca “use-inspired” finanziato dal MIUR nell’ambito dei “progetti di Eccellenza” di cui il Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università degli studi di Padova è risultato vincitore. Il prof Bonato è finanziato da un grant STARS dell’Università degli Studi di Padova. 

 

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