Due papà, due mamme. Quali riflessioni per sfatare i pregiudizi verso le famiglie e le genitorialità omosessuali?
- garantire le funzioni di base (nutrimento, accudimento, protezione dai pericoli);
- assicurare presenza, condivisione, affettività, educazione, etc.;
- provvedere all’altro, di conoscerne l’aspetto e il funzionamento corporeo e mentale in cambiamento, di esplorarne via via le emozioni (Fava Vizziello, 2003);
- saper riconoscere i segnali di bisogno dell’altro (Bornestein, 2003);
- saper cogliere lo stato della mente dell’altro. A questo proposito Meinse e collaboratori (2002) introducono il concetto mind-mindedness, intesa come la capacità del caregiver di pensare il/la bambino/a come dotato/a di una mente fin dai suoi primissimi momenti di vita, trattandolo come soggetto dotato di una mente. Gli autori hanno offerto una definizione operazionale di tale costrutto, identificandolo soprattutto come la capacità del caregiver di commentare, interpretare e restituire gli stati emotivi del/della bambino/a, espressi o inferti durante le attività di gioco di quest’ultimo/a nei primi anni di vita (Meins et al., 2002);
- saper cogliere la soggettività dell'altro, come processo che contrasta il desiderio di vedere l'altro come parte o derivato di se stessi, in un processo attivo di intersoggettività che precisi quali sono i confini da rispettare, perché il problema del confine corporeo o psichico è importante in tutti rapporti, ma in modo particolare nella genitorialità (Fava Vizziello, 2003);
- garantire protezione, attraverso la costruzione di pattern interattivo-relazionali legati all’adeguatezza dell’accudimento emotivo-affettivo e centrati sulla risposta al bisogno di protezione fisica e sicurezza (Bowlby, 1976; 1978; 1982; 1983; 1989; Brazelton & Greenspan, 2001);
- entrare in risonanza e sintonizzazione affettiva con l'altro senza esserne inglobato, strutturando un mondo di affetti come dimensione emotivo-affettivo in cui l’altro è inserito (Stern, 1998, 2007);
- garantire regolazione, laddove per regolazione si intende la strutturazione di strategie che mettano l’altro nella condizione di "regolare" i propri stati emotivi e organizzare l'esperienza e le risposte comportamentali adeguate che ne conseguono (Beebe & Lachmann, 2003);
- dare dei limiti, una struttura di riferimento, un’impalcatura/format, una cornice che risponda a quel fondamentale bisogno soggettivo di vivere dentro una struttura di comportamenti coerenti (funzione normativa della genitorialità);
- prevedere il raggiungimento di tappe evolutive dell’altro (funzione predittiva della genitorialità); genitori adeguati sono coloro che sanno percepire in modo realistico gli stadi evolutivi dei bambini e sanno nel contempo intuire quei comportamenti che sviluppano e promuovono nuovi comportamenti (Manzano, Palacio-Espasa & Zolkh, 2001);
- consentire all’altro, sulla base di interazioni reali, la costruzione di schemi rappresentazionale relativi all’essere-con (Stern, 2007) (funzione rappresentativa della genitorialità);
- dare un contenuto pensabile e/o sognabile, in definitiva utilizzabile dall'apparato psichico (funzione significante della genitorialità); Bion (1962) parla di funzione alpha genitoriale come capacità di dare un contenuto utilizzabile dal sistema psichico alle sensazioni, alle percezioni del neonato, che sono ancora prive di spessore dinamico. La madre diviene in tal modo un contenitore dentro e attraverso il quale poter cominciare a strutturare la propria possibilità di pensare e pensarsi, in un complesso intreccio intersoggettivo fatto di reciproche proiezioni e identificazioni; n) garantire una funzione transgenerazionale, da intendersi come la capacità di immettere l’altro dentro una storia una narrazione (miti e racconti familiari) come contenitore simbolico di un continuum o generazionale (nel caso di figli generati) o inclusivamente simbolico (nel caso delle genitorialità non biologiche: adozioni, comunità, etc.).
Genitorialità ed orientamento sessuale: quale relazione?
Focalizzando l’attenzione sulle sotto-funzioni genitoriali appena descritte ed avendo come riferimento il discorso sulla genitorialità omosessuale, emergono i seguenti interrogativi: secondo quali presupposti teorici si può asserire che un soggetto omosessuale possa essere un individuo incapace di garantire protezione, affetto, cura e sicurezza? O meglio, quali sono le variabili in grado di chiarire in modo inequivocabile che un soggetto eterosessuale è per definizione in grado di agire in modo adeguato la protezione, l’affetto, la cura e la sicurezza, etc., sulla scorta di caratteristiche innate e naturali? Sulla base di quali principi è possibile affermare che un individuo eterosessuale sia inconfutabilmente capace di esercitare la funzione di format, di normatività, di garanzia di regolazione, di sostegno/supporto alla costruzione di schemi mentali ed emotivo-affettivi efficaci ed idonei per l’altro? Quali sono gli elementi che riescono ad esplicitare l’impossibilità dell’esercizio di tali funzioni da parte del soggetto omosessuale?
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