Don’t judge a person by its cover: Human Library un intervento efficace per ridurre i pregiudizi?

Dalla teoria alla pratica: l’ipotesi del contatto e la Human Library

L’intervento della HL sembra essere in linea con le quattro condizioni illustrate da Allport (1954) come necessarie affinché il contatto intergruppi sia efficace nel miglioramento delle relazioni sociali nei contesti intergruppi. Secondo l’ipotesi del contatto intergruppi (Allport, 1954), infatti, è possibile ridurre il pregiudizio tra persone appartenenti a gruppi differenti (ad esempio, le persone eterosessuali e LGBTQ+, o le persone immigrate e native) favorendo le possibilità di un contatto reciproco di tipo non casuale tra esse. In particolare, il contatto dovrebbe: (a) essere frequente, o possibile nel futuro, (b) avvenire all’interno di un quadro di sostegno sociale e istituzionale, e (c) verificarsi tra persone appartenenti a gruppi differenti ma con uno status paritetico e con uno scopo comune, almeno durante l’incontro. Se queste quattro condizioni vengono soddisfatte è più probabile che si giunga a una significativa riduzione del pregiudizio tra le persone coinvolte. Studi successivi hanno dimostrato che anche in mancanza di alcune di queste condizioni cosiddette ottimali, il contatto intergruppi possa ugualmente favorire relazioni sociali armoniche e comportamenti intergruppi positivi (Pettigrew & Tropp, 2006). A partire dal lavoro di Allport, sono stati condotti numerosi studi sul contatto intergruppi che hanno permesso l’individuazione di elementi di efficacia del contatto, suggerendo che la riduzione del pregiudizio attraverso il contatto è più probabile se le persone che si trovano a interagire hanno un contatto volontario (Pettigrew et al., 2011), dispongono della concreta possibilità di disconfermare gli stereotipi durante l’interazione (Dixon & Rosenbaum, 2004), non possiedono livelli eccessivamente elevati di pregiudizio e/o non hanno numerose esperienze di contatto negativo con componenti dell’altro gruppo (McKeown & Dixon, 2017). Questi elementi, in particolare, sottolineano il ruolo della HL come un intervento sul campo che richiama ed estende l’efficacia del contatto intergruppi. Al riguardo, la letteratura scientifica sottolinea l’urgente necessità di strutturare interventi sul campo volti a comprendere le modalità più efficaci di applicazione dell’ipotesi del contatto per contrastare il fenomeno della discriminazione nei confronti di vari gruppi e in diversi contesti (Paluck et al., 2019). Dunque l’intervento di HL può essere considerato una delle diverse specifiche applicazioni dell’ipotesi del contatto intergruppi. Una metanalisi di Lemmer e Wagner (2015) su altri interventi “fuori dal laboratorio” basati sul contatto diretto ne conferma l’efficacia nell’aumentare la conoscenza reciproca tra gruppi e nel ridurre pregiudizi e atteggiamenti negativi nei confronti di gruppi sociali stigmatizzati. Infatti, dalla letteratura più recente sappiamo che il contatto faccia-a-faccia tra gruppi risulta valido in diversi contesti, con popolazioni e target di pregiudizio vari. Ad esempio, vi sono recenti studi nazionali (e.g., Matera et al., 2021; Vezzali et al., 2015) e internazionali (e.g., Mousa, 2020; Petrick & Popper, 2020), condotti all’interno di contesti formativi con minori , che hanno dimostrato come il contatto diretto risulti efficace nel ridurre il pregiudizio nei confronti di persone con disabilità fisica, minoranze religiose ed etniche. Questi studi, così come avvenuto per altre forme di contatto diretto come il cooperative learning (Van Ryzin & Roseth, 2019), hanno messo in evidenza che il contatto intergruppi diretto e strutturato può in maniera precoce, anche attraverso un’aumentata empatia, attenuare l’utilizzo delle categorie sociali (Noi e Loro) che costituiscono la base del pregiudizio. Un interessante filone di studi si è focalizzato sul contatto diretto come possibile strategia per ridurre i conflitti interculturali radicati come quello in Israele tra la minoranza Araba e la maggioranza ebraica. Da questi studi (e.g., Halabi & Sonnenschein, 2004; Maoz, 2011) è emerso che le occasioni di contatto interpersonale (altamente strutturate), che propongono una comunicazione simmetrica e giusta, sono efficaci nel ridurre atteggiamenti negativi e pregiudizi nei confronti della minoranza. Inoltre, sempre nel contesto israeliano, è stato dimostrato che le occasioni di contatto migliorano le intenzioni future di contatto e aumentano l'empatia anche in gruppi caratterizzati da un’intensa storia conflittuale (ebrei e palestinesi) (Shani & Boehnke, 2017). Questi studi ci suggeriscono che il contatto diretto può promuovere il miglioramento delle relazioni anche tra gruppi sociali con un passato storico e attuale conflittuale. Analizzando le modalità di svolgimento di un evento HL, sono riscontrabili i prerequisiti citati da Allport (1954). Il contatto che ha luogo in queste occasioni è infatti supportato e organizzato da associazioni e istituzioni autorevoli per la cittadinanza. L’interazione ha una durata di 30 minuti e garantisce un approfondimento della conoscenza dell’altro e la costruzione di una relazione tra le persone. L’interazione è simmetrica, infatti i due individui coinvolti hanno solitamente status paritario e durante l’esperienza di contatto hanno pari responsabilità nel raggiungimento di uno scopo comune. Quest’ultimo, seppure con ‘responsabilità’ differenti per il Lettore/Lettrice e il Libro-Persona, consiste nella condivisione di un’esperienza personale per la cui realizzazione sono necessarie la partecipazione di ciascuna persona coinvolta nell’interazione e la percezione che i propri vissuti siano parte della comune esperienza umana.

Autore/i dell'articolo

Newsletter

Keep me updated about new In-Mind articles, blog entries and more.

Facebook