La distribuzione non consensuale di materiale sessualmente esplicito

 Distribuzione non consensuale di materiale sessualmente esplicito. Una definizione

Per definire questo fenomeno, prendiamo come punto di partenza un fatto recentemente accaduto nel nostro Paese: nel 2018 il partner di una maestra d’asilo condivide, in una chat di WhatsApp, foto intime della compagna senza il consenso di quest’ultima. Tra le persone che ricevono i materiali c’è il padre di una bambina che frequenta l’asilo della maestra. Le foto vengono diffuse ad altri genitori e, in breve tempo, arrivano alla dirigente scolastica. Anche se il comportamento della donna all’interno dei materiali condivisi non ha infranto nessuna normativa, la maestra viene invitata a licenziarsi dalla struttura. L’assenza del consenso rappresenta l’aspetto chiave che rende la condivisione di materiale sessualmente esplicito una “violenza” (DeKeseredy et al., 2019; McGlynn & Rackley, 2017).  Con ‘distribuzione non consensuale di materiale sessualmente esplicito’ (NDS; vedi glossario), infatti, ci si riferisce alla diffusione di materiale sessualmente esplicito all’insaputa della vittima, o nonostante la vittima neghi il consenso alla loro diffusione. Non sempre la letteratura utilizza l’espressione ‘distribuzione non consensuale di materiale sessualmente esplicito’ per riferirsi a questo fenomeno. Uno dei modi più comuni, infatti, per parlare di NDS è quello di utilizzare il termine ‘revenge porn’ (vedi glossario). Tuttavia, tale espressione cattura solo una parte della complessità del fenomeno della NDS (Powell et al., 2022). Inoltre, secondo una parte della letteratura scientifica, l’espressione ‘revenge porn’ conterrebbe al suo interno una forma di sessismo (Abbatecola, 2021). Il termine ‘revenge’, ovvero ‘vendetta’, infatti, è solo una delle possibili ‘motivazioni’ alla base della violenza perpetrata e, altresì, sosterrebbe l’idea che la vittima ‘se la sia cercata’, alimentandone quindi la colpevolizzazione e giustificando il comportamento di chi ha diffuso quel materiale. In aggiunta, l’utilizzo del termine ‘vendetta’ fa presupporre che l’intento del perpetratore della violenza sia quello di vendicarsi, quando, invece le ragioni che sottostanno alla NDS sono molteplici. Dall’altro lato, anche l’aggettivo “porn” – pornografica – rimanda all’idea che, almeno all’interno del modello culturale occidentale, la sessualità sia di per sé pornografia, qualcosa di volgare e non adatto a una “donna per bene”. In linea con questo ragionamento, nel presente articolo non adotteremo il termine “revenge porn” e utilizzeremo, invece, l’espressione NDS.

Una violenza di genere all’interno delle relazioni di coppia

Una recente ricerca condotta negli Stati Uniti su un campione di più di 3.000 partecipanti ha riportato che l’8% degli individui è stato vittima di NDS (Eaton et al., 2017). Inoltre, la ricerca ha mostrato come le vittime principali di questo genere di violenza siano le donne (e.g., Dardis & Richard, 2022), in particolar modo nella fascia di età tra i 18 e i 25 anni (Ruvalcaba & Eaton, 2020). Secondo le statistiche, i perpetratori di tale violenza, invece, sono per la maggior parte uomini (Dardis & Gidycz, 2017; Eaton et al., 2017; Powell et al., 2019, 2020), principalmente partner (31.15%) o ex partner (39.75%) della vittima (Dardis & Richard, 2022; Ruvalcaba & Eaton, 2020). Non a caso, una parte della letteratura considera la NDS come una forma di violenza di genere contro le donne (e.g., Henry et al., 2019) che spesso avviene in concomitanza con altre forme di violenza come quelle di natura fisica e psicologica (Dardis & Richard, 2022) all’interno delle relazioni romantiche (i.e., Marganski & Melander, 2018; McGlynn et al., 2017; Walker & Sleath, 2017; Woodlock, 2017). Secondo altre autrici e altri autori, la NDS è una forma di ‘intimate partner violence’ (IPV), ovvero una forma di violenza esercitata dal partner intimo. In linea con le teorie femministe la violenza verso la partner è il risultato di una disparità di potere tra i generi, che si declina nell’espressione dell’esercizio di potere e coercizione dell’uomo verso la (ex)partner. Eaton e McGlynn (2020), per esempio, includono la NDS all’interno della Teoria della ruota del potere e del controllo (Pence et al., 1993), che comprende una serie di comportamenti, tra cui intimidazioni, minacce, abusi emotivi e fisici. Questa prospettiva include diverse forme di violenza che sono indipendenti le une dalle altre, ma che possono avvenire contemporaneamente e hanno come matrice comune il controllo della vittima. Dragiewicz e colleghe/i (2018), invece, basandosi sulla Teoria del controllo coercitivo (Dutton & Goodman, 2005; Stark, 2013), che descrive una serie di comportamenti violenti con lo scopo di limitare la libertà della vittima, sostengono come i mass media abbiano portato a nuovi strumenti di controllo della partner. In particolare, a differenza di altri strumenti offline, i materiali digitali a contenuto sessuale possono essere conservati, condivisi più volte e su diverse piattaforme generando un potenziale e costante controllo della partner. Cosa spinge a condividere materiali a contenuto sessuale della propria partner senza il suo consenso? Come riportato in precedenza, in quanto forma di violenza di genere, spesso i motivi che sottostanno alla condivisione di materiale privato della (ex)partner sono legati a ragioni di potere e di controllo. La letteratura suggerisce, inoltre, che la NDS avviene principalmente nel momento di rottura della relazione (e.g., Bloom, 2014; Dawkins, 2014; Tungate, 2014), o quando il partner ‘ferito’, per vendetta, condivide con altri, conosciuti o sconosciuti, materiale originariamente destinato ad essere privato (Scheller, 2014). Hall e Hearn (2019) hanno osservato come uomini che avevano postato all’interno di un sito internet immagini con contenuti sessuali espliciti delle loro ex partner avevano giustificato tale comportamento come reazione all’infedeltà della compagna, alla sottrazione di denaro, o a ragioni legate ai figli. Tuttavia, come riportano Walker e Sleath (2017) c’è ancora molto da fare in questo ambito e poco ancora si conosce circa i processi psicologici e sociali che portano gli uomini a diffondere materiale intimo senza il consenso della (ex)partner. Ad esempio, la percezione della donna come oggetto sessuale potrebbe spingere l’uomo a condividere ‘goliardicamente’ le immagini e/o i video della partner, percepiti come di sua proprietà (Nussbaum, 1995)

E se è la donna stessa a condividere il materiale al (ex)partner? Il ruolo del sexting nell’attribuzione di responsabilità della vittima

Abbiamo visto come con NDS si riferisce alla condivisione di materiale con contenuti sessuali espliciti senza il consenso della persona (o delle persone) coinvolta/e. Ma quale è la fonte di questi materiali con contenuti sessuali espliciti? Tali materiali possono essere ottenuti dal carnefice senza il consenso della vittima, oppure possono essere stati forniti direttamente dalla vittima con o senza costrizione. In questo paragrafo ci concentreremo su quest’ultima opzione. Lo scambio di tali materiali viene definito ‘sexting’ (vedi glossario; Gómez & Ayala, 2014; Madigan et al., 2018). La condivisione di ‘sexts’ – così invece vengono chiamati i materiali con contenuti sessuali espliciti – può essere considerata un comportamento normale all’interno delle relazioni romantiche. Oggi il sexting è più diffuso rispetto al passato (Marganski, 2017), specialmente nelle fasce di età più giovani (e.g., Bianchi et al., 2017, 2019). Secondo una recente metanalisi (Mori et al., 2020), il 41.5% di giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 29 anni ha ricevuto dei sexts e il 38.3% li ha mandati almeno una volta nella vita. Quando consensuale e volontario, il sexting può assolvere ad una serie di funzioni positive, comprese l’espressione dei propri sentimenti e l’ottenimento di attenzioni da parte di potenziali o attuali partner (e.g., Englander, 2015; Bianchi et al., 2019). È interessante notare il fatto che il sexting è più comune tra le persone impegnate in una relazione sentimentale rispetto alle persone non impegnate (Dir et al., 2013; Samimi & Alderson, 2014). Questa differenza può essere dovuta ai numerosi effetti positivi del sexting all’interno dei rapporti di coppia, come il mantenere stimolante un rapporto o attiva una relazione a distanza (Yeung et al., 2014; Currin & Hubach, 2019). Tuttavia, accanto alle funzioni positive del sexting esistono anche dei rischi connessi a questa pratica (Dake et al., 2012). Per esempio, il sexting risulta essere associato a maggiore ansia e depressione (Gassó et al., 2021) e a comportamenti sessuali a rischio, online e offline (Benotsch et al., 2013; Klettke et al., 2014). Alcune ricerche suggeriscono inoltre l’esistenza di un’associazione tra la pratica del sexting e le esperienze di violenza sessuale. Ad esempio, una ricerca di Vanden Abeele e colleghe/i (2014) condotta su un campione di adolescenti ha mostrato come la quantità di sexts scambiati dalle/dai partecipanti era correlata a maggiori esperienze di violenza nella relazione. La diffusione della pratica del sexting spinge a domandarsi quando questa diventi un’antecedente della NDS. Va precisato che la letteratura non definisce il sexting come un antecedente diretto della NDS, ovvero non è la pratica del sexting a determinare di per sé la NDS. Entrano in gioco, infatti, diverse caratteristiche contestuali e relazionali. Il sexting potrebbe predire la NDS solo quando avviene all’interno della relazione con un partner violento. Potrebbe altresì rappresentare un precursore quando il partner oggettiva sessualmente la propria partner, per cui il materiale condiviso viene considerato dall’abusante, una sua proprietà. Ciò che sappiamo è che lo scambio di sexts può influenzare l’attribuzione di responsabilità dei soggetti coinvolti. Secondo Krieger (2017), il ‘victim blaming’ (vedi glossario), lo spostamento quindi della responsabilità dal carnefice alla vittima, è un processo comune nella NDS. Infatti, accade molto spesso che le vittime di NDS vengano colpevolizzate (Gavin & Scott, 2019) soprattutto per il fatto di aver contribuito alla diffusione dei materiali, condividendo le proprie immagini o video al (ex)partner (Arora & Scheiber, 2017). Riprendendo il caso della “maestra d’asilo”, uno degli accusati ha commentato l’episodio sostenendo che la donna aveva sbagliato a inviare quel tipo di contenuti, aggiungendo che: ‘quelle cose non si fanno’. In una recente ricerca condotta dalle autrici e dall’autore di questo articolo è stato dimostrato come lo specificare la fonte del materiale a contenuto sessuale condiviso all’insaputa della vittima influenzava le attribuzioni di responsabilità alla vittima e al carnefice. In questo studio, a seconda della condizione sperimentale, una parte dei partecipanti leggeva un articolo di cronaca fittizio in cui una donna aveva condiviso con l’uomo foto e video con contenuti sessuali espliciti (condizione Sexting). Un’altra parte dei partecipanti non riceveva alcuna informazione riguardo alla fonte dei materiali (condizione No Sexting). I risultati hanno mostrato come i partecipanti nella condizione Sexting tendevano ad attribuire maggiore responsabilità alla donna per la violenza subita e minore responsabilità all’uomo rispetto alla condizione No Sexting (Crapolicchio et al., manuscript in preparation).

Quali sono le conseguenze della NDS?

La NDS può avere numerosi effetti psicologici negativi e incidere sulla salute mentale delle vittime. Le donne che hanno subito NDS devono confrontarsi con sensazioni di imbarazzo, rabbia, paranoia, perdita di potere e umiliazione, assieme a problemi di autostima, sicurezza, e rispetto di sé (Walker & Sleath, 2017). Ansia, attacchi di panico, disturbi mentali, depressione, anoressia, tentativi di suicidio e suicidi sono solo alcune delle conseguenze psicologiche che si possono verificare nelle vittime (e.g., Bates, 2017; Kamal & Newman, 2016; McGlynn & Rackley, 2017). Le ripercussioni riguardano anche la sfera professionale e, conseguentemente, economica. La presenza di materiale a contenuto sessuale condiviso online impatta sulla reputazione professionale (e personale) della vittima, che rischia di perdere il lavoro o di non riuscire a trovarne uno (Bloom, 2014; Citron & Franks, 2014). La maestra d’asilo vittima di NDS, ad esempio, riporta come è stato complicato per lei reinserirsi nel mercato del lavoro, a causa del “marchio” che la vedeva colpevole di aver condiviso quelle immagini. Inoltre, a causa dello stigma e della vergogna legati alla propria nudità resa pubblica, le vittime tendono a non ricercare aiuto o supporto all’esterno (e.g., Ruvalcaba & Eaton, 2020; Thomas, 2018). Infine, similmente a quanto avviene con altre forme di IPV, le vittime possono interiorizzare la colpa che la società attribuisce loro per la violenza subita, attivando meccanismi di auto-colpevolizzazione (Bates, 2017). Questo inibisce ulteriormente la ricerca di aiuto e sostegno esterno, o il tentativo di uscire da una relazione violenta.

Conclusioni

La diffusione NDS può essere considerata un’ulteriore forma di violenza di genere che si esprime in misura maggiore all’interno delle relazioni di coppia. Diversi elementi legano la NDS alle altre forme di IPV, ad esempio, la compresenza di altre forme di violenza, l’esercizio del potere e del controllo da parte del (ex)partner, la diffusione non consensuale in momenti particolari della vita di coppia e, altresì, la percezione sociale altamente stigmatizzante verso la vittima. In questa direzione, una riflessione a parte merita il sexting. Pur non essendo il diretto antecedente di esperienze di NDS, il sexting può aumentare la vulnerabilità delle donne verso episodi di violenza e, soprattutto, aumentarne il victim blaming. In questa direzione, le ricerche future dovranno esaminare i fattori che possono portare il sexting a degenerare in NDS. Ad esempio, sostenere stereotipi di genere o avere una visione della donna come un oggetto sessuale potrebbero facilitare le persone a diffondere materiali privati senza il consenso della vittima. Per concludere, in una società dove la comunicazione digitale diventa sempre più centrale nella vita degli individui, fornire strategie per contrastare fenomeni come la NDS dovrebbe rappresentare una priorità al fine di promuovere il benessere delle persone e, in particolare, delle donne.

Glossario

Distribuzione non consensuale di materiale sessualmente esplicito. Con questo termine si fa riferimento all’uso illecito di materiale (video, immagini, testi) intimo e sessuale della partner o ex partner che viene trasmesso a terzi senza il consenso della vittima.

Sexting. Le definizioni e le concettualizzazioni del sexting differiscono ampiamente nella letteratura scientifica. In questo articolo il termine è utilizzato per indicare le forme di scambio (ricezione e invio) di contenuti mediali (immagini, video, testi) a contenuto sessuale o intimo tra (ex)partner o persone che hanno/avevano una relazione intima e/o sentimentale.

Revenge porn. Termine comunemente utilizzato per indicare la pubblicazione di immagini, video o altro materiale sessualmente esplicito senza il consenso della persona – o delle persone – in essi raffigurata e per scopi vendicativi o di minaccia.

Victim blaming. Si verifica quando le vittime di un crimine sono giudicate responsabili del crimine che hanno subito. La tendenza ad incolpare le vittime riguarda soprattutto le donne vittime di reati sessuali.

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