Leggo i tuoi pensieri, anche se non dovrei: la teoria della mente implicita

ToM implicita ed esplicita a confronto

In uno studio recente, pubblicato sulla rivista Social Cognitive and Affective Neuroscience (Bardi et al., 2016) abbiamo cercato di rispondere a questa domanda utilizzando il neuroimaging per confrontare direttamente l'attività cerebrale mentre i partecipanti svolgevano un compito di ToM implicita ed esplicita. Per fare questo abbiamo chiesto agli stessi partecipanti di svolgere entrambi i tipi di compito. Abbiamo modificato il compito di Kovács e collaboratori (2010) in cui i partecipanti osservavano brevi video che rappresentano un oggetto che si muove sulla scena e un avatar che acquisisce una credenza falsa o vera riguardo la posizione dell'oggetto alla fine del video (belief formation phase) (Kovács et al., 2010; Nijhof et al., 2016).
I partecipanti erano istruiti a premere un tasto alla presenza dell'oggetto nella fase finale di ciascun video (outcome phase). Il complito implicito ed esplicito erano identici per quanto riguarda le immagini presentate. L'unico aspetto che differenziava i due compiti era che, solamente nel compito esplicito, ai partecipanti era richiesto di riflettere sulle credenze (vere o false) del personaggio della scena. Grazie a questa procedura, abbiamo potuto confrontare l'attività cerebrale evocata durante lo svolgimento del compito mentre i soggetti elaboravano esplicitamente o meno le credenze del personaggio della scena. 

Abbiamo confrontato l'attività cerebrale evocata durante le prove di falsa credenza con l'attività evocata durante le prove di vera credenza. Guardando all'attività cerebrale durante la presentazione dei video (belief formation phase), questo confronto ha mostrato attività nella corteccia parietale inferiore, in corrispondenza della TPJ dell'emisfero destro.
 Inoltre, abbiamo analizzato separatamente l'ultima fase del video (output phase) concentrandoci sulla violazione dell'aspettativa. Abbiamo analizzato le condizioni in cui l'aspettativa del partecipante veniva violata (la palla era presente dietro lo schermo, quando il partecipante credeva che la palla si trovasse fuori dalla scena) e le condizioni in cui l'aspettativa di Buzz veniva violata (la palla era presente ma Buzz credeva che la palla si trovasse fuori dalla scena). In entrambi i casi, la violazione dell'aspettativa evocava attività nella aMPFC. Questo risultato suggerisce che le credenze proprie e altrui vengono rappresentate in modo simile. Il risultato più importante però è che questi effetti non variavano al variare del tipo di compito. In altri termini, il compito implicito che il compito esplicito evocavano l'attività di TPJ e aMPFC in egual misura.

 

Conclusioni

Studi recenti hanno mostrato che, durante le nostre interazioni sociali, elaboriamo in maniera automatica, e senza consapevolezza, la prospettiva delle persone con cui ci troviamo a interagire. Come gli altri vedono le cose, le loro opinioni e l'anticipazione delle loro azioni, influenza le nostre scelte e il nostro comportamento in generale. I risultati del nostro studio supportano l'idea chetale forma di ToM implicita si basa sugli stessi meccanismi neurali che sono coinvolti nella ToM esplicita, ovvero TPJ and aMPFC. Inoltre, un risultato interessante è che queste due aree del circuito della ToM potrebbero svolgere ruoli diversi la TPJ sarebbe maggiormente coinvolta nella rappresentazione delle false credenze, mentre la aMPFC sarebbe maggiormente coinvolta nella valutazione dell'"outcome". E' importante notare comunque che molti studi saranno necessari in futuro per confermare questo risultato ed esplorare le aree di sovrapposizione e le possibili differenze tra ToM implicita ed esplicita, soprattutto nell'ambito dello sviluppo. L'acquisizione di tali conoscenze potrebbe avere un impatto importante nello studio delle condizioni dei pazienti con difficoltà nella cognizione sociale, come l'autismo. Per esempio, molti studi hanno mostrato che i compiti classici di teoria della mente (compiti espliciti), sono troppo facili per i soggetti adulti con autismo ad alto funzionamento, ovvero quei soggetti che possono presentare problemi di interazione sociale pur non presentando gravi difficoltà in altri aspetti dello sviluppo cognitivo e linguistico. Per questo motivo, questi soggetti, pur presentando difficoltà d'interazione sociale, possono avere una prestazione perfetta nei compito di ToM esplicita. Al contrario, alcuni studi preliminari (e.g., Deschrijver et al., 2016) hanno mostrato che i compiti impliciti potrebbero essere più sensibili e quindi più adatti a rilevare difficoltà della sfera sociale negli adulti con autismo ad alto funzionamento.

           

Bibliografia

Apperly, I. A., & Butterfill, S. A. (2009). Do humans have two systems to track beliefs and belief-like states? Psychological Review, 116, 953–970.

Baron-Cohen, S., Leslie, A. M., & Frith, U. (1985). Does the autistic child have a “theory of mind” ? Cognition 21, 37–46.

Carruthers, P. (2016). Two systems for mindreading? Review in Philosophy and Psychology, 7, 141-162.

Deschrijver, E., Bardi, L., Wiersema, J. R., & Brass, M. (2016). Spontaneous theory of mind in adults with autism spectrum disorder: Autistic traits predict lesser belief attribution to others. Cognitive Neuroscience, 7, 192-202.

Autore/i dell'articolo

Newsletter

Keep me updated about new In-Mind articles, blog entries and more.

Facebook