La rilevanza della ricerca in psicologia sociale: Un problema che ci stiamo lasciando alle spalle

Non estranea alla tematica delle componenti implicite ed esplicite degli atteggiamenti è quella delle basi neurali della cognizione sociale. Si tratta di un filone che analizza i modi in cui i sistemi nervoso, endocrino, immunitario sono coinvolti nei processi socioculturali, ipotizzando una relazione a due vie: Grazie a questa, le neuroscienze riconoscono l’importanza della comprensione dei processi neuronali, ormonali ed immunologici che non solo danno luogo, ma anche sono il risultato di processi o comportamenti psicosociali. In altre parole, le neuroscienze sociali trovano la loro giustificazione epistemologica proprio nella comprensione di due relazioni di influenza: quella che ci permette di capire come il cervello influenza i processi sociali, così come quella che ci fa capire come i processi sociali possono influenzare il cervello. 

Questi rapidi accenni all’impiego dei più sofisticati paradigmi sperimentali oramai a disposizione di tanti giovani e meno giovani ricercatori che si occupano di stereotipi, pregiudizio, discriminazione, parrebbero portarci a concludere che la nostra capacità di leggere i fenomeni psicosociali, per come sono interpretati dai sistemi di rappresentazione delle persone, è incredibilmente migliorata. 

Ma tutto questo può nascondere una sottile perversione. Coloro che si occupano di cognizione sociale, grazie all’impiego di queste nuove tecniche di rilevazione, tanto più sono soddisfatti del loro lavoro quanto più riescono a catturare le componenti più nascoste del giudizio e della valutazione dei partecipanti. Sembra quasi di partecipare ad un gioco: Grazie agli innovativi strumenti messi a punto siamo in grado di cogliere le espressioni meno dirette e più celate del pregiudizio che albergano in ciascuno di noi. La soddisfazione più vistosa si manifesta quando riusciamo a individuare lo stereotipo e il pregiudizio nella mente delle persone al di sopra di ogni sospetto, quelle che si dichiarano progressiste, che sono aperte al nuovo e all’anticonvenzionale, che pensano il peggio possibile dei tradizionalisti, degli autoritari, dei conservatori, e così via. 

Il problema di fondo è che gli psicologi sociali interessati a questi temi secondo la prospettiva teorica e metodologica della cognizione sociale si sentono appagati e considerano esaurito il loro compito se riescono a mettere a nudo le componenti di pregiudizio di queste insospettabili categorie di partecipanti. E qui si fermano. Il tema della riduzione del pregiudizio o dell’intervento nei confronti dei processi di categorizzazione estremamente semplificati è materia di poche frasi di circostanza alla chiusa dell’articolo.  

Quanto è difficile cambiare le credenze delle persone. Quanto sarebbe importante farlo

Più che in altri settori della psicologia, la difficoltà ad impegnarsi nella riduzione del fenomeno studiato sembra caratterizzare coloro che si occupano di cognizione sociale. Del resto anche per coloro che sono animati dalle migliori intenzioni il cambiamento sembra un’impresa disperata. Ho verificato in un recente volume una panoramica proposta da Stangor (2009) in merito ai possibili strumenti destinati a ridurre lo stereotipo e il pregiudizio: Possiamo individuare tre possibili percorsi da compiere. Il primo consiste semplicemente nel cambiare i sistemi di credenze che gli individui portatori di stereotipi possiedono: Ma si tratta, di fatto, di una strada senza uscita. Le aspettative a cui le persone sono ancorate tendono ad auto confermarsi con tutti i mezzi, per cui tentare di fornire delle credenze contrarie allo stereotipo posseduto non dà risultati apprezzabili, dato che le nuove informazioni sono ignorate (Trope e Thompson, 1997), distorte (Darley e Gross, 1983), dimenticate (Fyock e Stangor, 1994), attribuite ad altri (Hewstone, 1990), oppure, se mai hanno qualche influenza, questa ha una efficacia limitata nel tempo (Rothbart e John, 1992). Anche dei contatti intergruppo particolarmente felici possono cambiare i sistemi di credenze che sorreggono gli stereotipi e il pregiudizio: Ma questi sono estremamente rari e difficilmente riescono ad ampliarsi dalla percezione del singolo esemplare al giudizio riguardante l’intera categoria sociale.

Un secondo percorso per tentare di rendere inoffensivi gli stereotipi potrebbe mantenere inalterati i sistemi di credenze ma evitare di applicarli ai singoli individui. Anche in questo caso la battaglia è particolarmente difficile: Lo stereotipo è normalmente così ben appreso e praticato, così capace di manifestarsi anche al di fuori della consapevolezza del portatore (Bargh, 1999) da rendersi impermeabile a queste strategie di riduzione. Un terzo e forse più efficace percorso è quello basato sulla ridefinizione dei confini delle categorie sociali. Quando i membri di due gruppi sociali sono in grado di considerarsi membri di un gruppo comune, stereotipo e pregiudizio possono ridursi in maniera significativa (Gaertner e Dovidio, 2000). Ma si tratta di un percorso estremamente lungo e pieno di insidie. 

Autore/i dell'articolo

Newsletter

Keep me updated about new In-Mind articles, blog entries and more.

Facebook