La mente viscerale. Come cuore e stomaco contribuiscono ai processi cerebrali

Per investigare l’effetto dell’informazione cardiaca sulla percezione visiva, dei ricercatori dell’Università di Londra e di Sussex, nel Regno Unito, hanno chiesto a dei partecipanti di identificare se gli individui, caucasici o di colore, nelle foto presentate sullo schermo, impugnassero un’arma o un utensile (Azevedo, Garfinkel, Critchley, & Tsakiris, 2017). Presentando le fotografie o durante la contrazione dei ventricoli (sistole) o durante il loro rilassamento (diastole), i ricercatori hanno scoperto che i partecipanti scambiavano più frequentemente un utensile con un’arma durante la sistole, cioè quando si ipotizza che il cervello riceva l’informazione cardiaca. Sorprendentemente, questo errore si verificava specificamente per le fotografie di individui di colore. Secondo gli autori, l’informazione cardiaca funzionerebbe come un segnale di allerta che induce il cervello a interpretare erroneamente stimoli neutri (degli utensili) come minacciosi (delle armi) e ad associarli con individui di colore, pregiudizievolmente considerati come più pericolosi. 

 

L’informazione cardiaca e la coscienza corporea

Altri ricercatori hanno invece ipotizzato che le informazioni cardiache contribuiscono alla coscienza del nostro corpo, cioè all’identificazione di ciò che appartiene al nostro corpo (Park & Blanke, 2019). In condizioni normali, le informazioni visive riguardanti il nostro corpo (per esempio la lieve pulsazione delle vene) corrispondono all’informazione cardiaca ricevuta dal cervello attraverso i canali enterocettivi, ossia l’insieme di percorsi neurali che portano le informazioni viscerali al cervello. Manipolando questa corrispondenza naturale, i ricercatori hanno mostrato che presentare delle immagini di parti di corpo (virtuali o di altri individui) che pulsano (cioè che si illuminano ritmicamente) al ritmo del loro battito cardiaco, spinga le persone a identificarle come appartenenti al loro corpo. Vari gruppi di ricerca hanno dimostrato che queste illusioni sono presenti per diverse parti del corpo: mani virtuali (Suzuki et al., 2013), volti (Sel et al., 2017) o addirittura corpi virtuali (Aspell et al., 2013). Queste brillanti illusioni indicano come i segnali cardiaci costituiscano un’informazione importante per la rappresentazione cosciente del nostro corpo, tanto da influenzare ciò che consideriamo appartenerci.

 

I segnali cardiaci come sostrato delle rappresentazioni di sé

Recentemente, un gruppo di ricercatori dell’École Normale Supérieure di Parigi, ha ipotizzato che i segnali cardiaci siano utilizzati più generalmente in tutte le rappresentazioni di se stessi, anche quelle più astratte (Azzalini et al., 2019; Park & Tallon-Baudry, 2014).

Utilizzando la magneto-encefalografia (MEG), una tecnica di neuroimaging funzionale che permette di registrare l’attività elettrica dei neuroni della corteccia cerebrale, Babo-Rebelo e colleghi (2016) hanno scoperto che alcune aree cerebrali processano i segnali cardiaci più intensamente (i neuroni rispondono con più energia all’arrivo dei segnali cardiaci) quando pensiamo spontaneamente a noi stessi e quando ci è chiesto esplicitamente di immaginare noi stessi in situazioni mai esperite prima (per esempio, stringere la mano a Barack Obama). Al contrario, l’elaborazione cerebrale dei segnali cardiaci è più debole quando pensiamo o immaginiamo altre persone o semplicemente degli oggetti.

In linea con questi risultati, Azzalini e colleghi (2020) hanno scoperto che l’intensità con cui i neuroni di alcune aree cerebrali rispondono ai segnali cardiaci predice la stabilità delle nostre preferenze. Ciò suggerisce che i segnali cardiaci sono utilizzati dal cervello per creare una rappresentazione stabile dei nostri gusti, rendendo le nostre scelte meno soggette a influenze temporanee. 

Questi risultati mostrano come anche le rappresentazioni più astratte di noi stessi, come i nostri gusti e l’immagine mentale che abbiamo di noi stessi, si fondino sull’elaborazione cerebrale di un semplice segnale corporeo: il battere del nostro cuore. 

 

Il cuore si contrae ritmicamente (circa ogni 800 millisecondi, come visibile dal tracciato di elettrocardiografia in basso a sinistra) e ad ogni contrazione invia dei segnali al cervello. Raggiungendo il cervello, le informazioni cardiache contribuiscono a vari processi cognitivi: esse amplificano la percezione di stimoli minacciosi, contribuiscono alla percezione del nostro corpo (coscienza corporea), e forniscono una base biologica alle rappresentazioni più astratte di noi stessi. I ritmi gastrici, più lenti di quelli cardiaci (un ciclo ogni 20 secondi), strutturano l’interazione di diverse aree cerebrali influenzandone anche la loro attività spontanea. 

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