È difficile perdonarti... eppure ne vale la pena!

Le conseguenze del perdono

Se è davvero tale, il perdono comporta ripercussioni generalmente positive sia sulla salute psico-fisica della vittima sia sul benessere delle relazioni in cui è coinvolta. Sono innumerevoli le testimonianze di persone che, dopo aver accordato il perdono, si dicono rinate. Eva Kor, sopravvissuta insieme alla sorella gemella ad Auschwitz (dove perse numerosi famigliari tra cui i genitori) e vittima degli atroci esperimenti medici realizzati dal dottor Josef Mengele, riconosce che il perdono, concesso allo stesso Mengele a quasi cinquant’anni dalle torture patite, è un dono fatto innanzitutto a se stessa, una terapia che le ha permesso di guarire dalla sofferenza e riconquistare il controllo della propria vita (per la sua testimonianza e quella di molte altre vittime di crimini efferati si veda http://theforgivenessproject.com/stories/).

Perché e quando perdonare fa bene? Numerose evidenze sperimentali e longitudinali, raccolte nella popolazione comune così come in campioni clinici esposti alle offese più disparate (uomini le cui compagne hanno deciso di abortire a loro insaputa, donne vittime di incesto, ex-coniugi, figli di alcolizzati, veterani di guerra), attestano che, come conseguenza del superamento dello stress generato dall’offesa, la concessione del perdono determina nella vittima condizioni psico-fisiche solitamente migliori di quelle ricorrenti in chi non perdona. Comporta, ad esempio, una pressione cardiaca più bassa, un sistema immunitario ed endocrino più forte, una sintomatologia fisica più contenuta; stili di vita più salutari (un minor ricorso a farmaci, alcool e fumo); minori livelli di stanchezza, rabbia, odio, ansia, tristezza, solitudine e depressione; un umore più positivo, maggiore ottimismo e una più intensa soddisfazione di sé e della vita in generale (Bono, McCullough, & Root, 2008; Harris & Thoresen, 2005; Lawler et al., 2005; Witvliet & McCullough, 2007). 

Poiché la sua vita psichica cessa di essere monopolizzata dai vissuti legati all’offesa e dalla sofferenza che ne è conseguita, la vittima che perdona è inoltre facilitata nel decentrarsi cognitivamente, nello spostare la propria attenzione da sé agli altri, nell’essere maggiormente sollecita ai loro bisogni e necessità, a beneficio delle relazioni sociali in cui è coinvolta. Attraverso alcuni studi sperimentali Karremans, Van Lange e Holland (2005) dimostrano ad esempio che, quando le persone vengono indotte a soffermarsi sulle offese che hanno perdonato, anziché su quelle che non hanno perdonato, sono significativamente più inclini a pensare in termini di “noi” invece che di “io” o di “tu”, a fare del volontariato e a donare del denaro a favore di un’associazione umanitaria. 

Il perdono tende poi ad avere effetti positivi anche sul rapporto con l’offensore. Preludendo in molti casi alla riconciliazione, di cui è una componente essenziale, il perdono fa infatti in modo che i legami interpersonali, così come accaduto al rapporto tra Alvin ed il fratello, non siano irrimediabilmente compromessi dai torti che inevitabilmente vi occorrono. Diversi studi longitudinali dimostrano che, quando la vittima è legata all’offensore da un rapporto stretto (di coppia, familiare o amicale), il perdono contribuisce a far sì che tale rapporto torni ad essere altrettanto intimo, soddisfacente e coinvolgente di quanto lo fosse prima del verificarsi dell’offesa (Fincham & Beach, 2007; Paleari, Regalia, & Fincham, 2005; Tsang, McCullough, & Fincham, 2006). Favorendo la continuità di relazioni che sono fondamentali per il benessere psico-fisico dell’individuo, non sorprende che il perdono risulti per la vittima ancor più salutare proprio quando concesso all’interno di tali relazioni (Karremans, Van Lange, Ouwerkerk, & Kluwer , 2003). Ad una condizione però: analogamente alla vittima, anche colui che l’ha ferita deve dar prova di tenere al rapporto, mostrandosi pentito, accondiscendente, e desistendo dal reiterare le proprie offese. Se, al contrario, questi lo recepisce come una sorta di legittimazione a ferire nuovamente, il perdono concesso in una relazione intima può rivelarsi per la vittima controproducente, portandola, come si evince da ricerche longitudinali condotte su coppie sposate o convinventi, ad essere più insoddisfatta della relazione e ad avere minor rispetto di sé (Luchies, Finkel, McNulty, & Kumashiro , 2010; McNulty, 2011). 

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