Cooperare sui grandi dilemmi sociali: la psicologia sociale può aiutarci a combattere il cambiamento climatico?

I gruppi con i quali ci identifichiamo

 

Enfatizzare le appartenenze di gruppo

La teoria dell’identità sociale (Tajfel & Turner, 1999) sostiene che noi non ci identifichiamo e non agiamo solo in quanto individui, ma anche come mebri di gruppi sociali (ingroup) – come le nostre comunità locali. Mettiamo in atto comportamenti che avvantaggiano i nostri ingroup e siamo motivati a ricevere approvazione dagli altri membri dei gruppi di cui facciamo parte (Faber, Savulescu, & Van Lange, 2016). Mettere l’accento su un’identità di gruppo condivisa può incrementare la cooperazione in situazioni di dilemmi sociali in laboratorio (Brewer & Kramer, 1986). L’identità condivisa può essere attivata rendendo saliente un “destino comune” condiviso con gli altri membri del gruppo: quanta parte di risorse comuni i partecipanti consumano (di solito denaro negli esperimenti di laboratorio) dipende da ciò che fanno gli altri, e quindi tutti i partecipanti sono interdipendenti tra loro. Obradovich e Guenther (2016) hanno riscontrato che enfatizzare la responsabilità collettiva anziché quella individuale aumentava del 50% le donazioni a favore del contrasto al cambiamento climatico nella popolazione generale. La stessa enfasi sui comportamenti collettivi dovrebbe essere presente in tutta la comunicazione pubblica sui temi ambientali.

Abbiamo identità in competizione tra loro

Tutti noi apparteniamo a molteplici gruppi, dal locale al globale: una famiglia, una città, una nazione, e il pianeta. Ma questi  gruppi possono avere obiettivi o valori in conflitto tra loro: ad esempio, il bisogno di procurare il sostentamento per la propria famiglia potrebbe impoverire una risorsa condivisa a livello locale, con un effetto negativo sulla comunità. La nostra identità locale (cioè l’identificazione con una comunità specifica) è poi subordinata a un’identità sovra-ordinata (l’identificazione con tutti coloro che vivono sul pianeta). I bisogni di tutti questi gruppi situati a livelli diversi (individuale, locale, nazionale, globale) crea una situazione molto complessa da gestire per gli amministratori pubblici. Tuttavia, possiamo mostrare diversi modi per sostenere molteplici livelli di identità con conseguenze positive per la cooperazione (Dovidio et al., 2012).

Le identità locali ci motivano

Van Vugt (2001) dimostrò che le persone molto identificate con la comunità locale non avevano bisogno di incentivi per essere persuase a consumare meno acqua. Altri studi dimostrano che noi crediamo che gli altri membri degli ingroup condividano con noi valori positivi come il senso di equità (Hogg & Reid, 2006), e questo ci spinge a comportarci a nostra volta in modo più equo (De Kwaadsteniet & Van Dijk, 2012). Per questo il governo e le imprese dovrebbero rafforzare l’identità locale come strategia della loro comunicazione con il pubblico, ad esempio supportando progetti e eventi nella comunità.

Enfatizzare la nostra identità globale sovra-ordinata

Tuttavia un’enfasi sull’appartenenza a gruppi locali, pur avendo i benefici descritti sopra, focalizza l’attenzione sulle differenze tra i gruppi, e questo può avere dei costi. Ad esempio perché nelle situazioni di dilemma sociale in laboratorio sviluppiamo più fiducia e siamo più cooperativi verso gli ingroup che verso gli outgroup (Brewer, 2008). Un’identità di livello superiore, globale, come cittadini del pianeta – nella misura in cui può essere realistico ottenerla – può invece essere necessaria per motivare le persone a includere le future generazioni e i cittadini di paesi diversi nella loor identità di gruppo (Van Vugt, 2009). Un’identità sovra-ordinata riduce i bias e migliora la disponibilità ad aiutare i membri di gruppi diversi inclusi all’interno di una categoria sovra-ordinata (Dovidio et al., 1997; Levine, Prosser, Evans, & Reicher, 2005).

Diversi studi dimostrano gli effetti positivi di un’identità sovra-ordinata e globale sull’ambiente. In studi di laboratorio Kramer e Brewer (1984) trovarono che un’identità sovra-ordinata favoriva la cooperazione quando una risorsa pubblica veniva consumata, mentre Buchan et al. (2011) dimostrarono che i partecipanti con una più forte identità globale contribuivano di più a un bene pubblico quando venivano informati che la loro decisione avrebbe avuto effetti su persone in altre parti del mondo. Coloro che avevano avevano un più forte senso di interconnessione globale provavano più empatia per gli outgroup, davano valore alla sostenibilità ambientale, e sentivano la responsabilità di dover rendere il mondo un posto migliore (Reysen & Katzarska-Miller, 2013). I docuemnti pubblici sull’ambiente dovrebbero evidenziare le nostre interconnessioni, atraverso immagini e parole (Corner et al., 2015).

Identificarsi con l’intero pianeta può essere difficile. Brewer e Kramer (1986) trovarono che la dimensione dei gruppi non aveva effetto sulla cooperazione, ma Kerr (1989) dimostrò invece che gruppi più ampi riducono l’auto-efficacia. Tuttavia, aumentare il nostro senso di interconnessione – come abbiamo raccomandato di fare – migliora il senso di auto-efficacia, che a sua volta facilita comportamenti socialmente responsabili (Cojuharenco, 2016). Per promuovere il senso di auto-efficacia, i governi locali dovrebbero comunicare quanto le azioni locali contribuiscono alle risorse globali.

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